Giovedì 18 Aprile 2024

Serena “Beata“ d’essere mamma "E dire che all’inizio non volevo"

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di Beatrice Bertuccioli

Essere o non essere madre, questo è il dilemma. Marta, single, regista teatrale impegnata nella messa in scena di Amleto, ha appena compiuto quarant’anni. Torna a casa dopo la festa e trova niente meno che l’arcangelo Gabriele, un tipo anche gentile e simpatico, ma molto assillante, e determinato a portare a termine la sua missione, ovvero convincere Marta a fare un figlio.

Beata te è una commedia divertente, ambientata in una Roma di grande bellezza, da domenica su Sky e in streaming su Now. Tratta dallo spettacolo teatrale Farsi fuori di Luisa Merloni, è un’impresa tutta al femminile: dalla produttrice Olivia Musini alle sceneggiatrici Lisa Nur Sultan e Carlotta Corradi, dalla regista Paola Randi alla stupenda protagonista, Serena Rossi. Ad affiancarla, come spassoso arcangelo, Fabio Balsamo.

Serena, lei ha un figlio, Diego di sei anni, ma ha mai vissuto il dilemma del suo personaggio?

"Da ragazza dicevo, sarò sempre figlia, non sarò mai mamma perché quando diventi mamma la tua vita finisce. Ne ero convinta perché pensavo che non mi sarei più potuta occupare di me stessa, sarebbe cambiato il centro della mia vita. Evidentemente non ero pronta, non lo volevo fare e affermavo categoricamente: io non lo farò mai".

Poi cosa le ha fatto cambiare idea?

"Ho conosciuto Davide, un grande amore, una relazione stabile, inoltre alle mie spalle avevo una coppia solida come quella dei miei genitori, e è venuto naturale. Sono diventata madre a trent’anni, quindi relativamente giovane per questi tempi, come mi ha rassicurata il mio ginecologo. Ora, che ne ho 37, continuano a dirmi, e il secondo? Senza chiedersi se lo voglio oppure no. Quello della maternità, dell’avere o non avere figli, è un argomento delicato. Io sono sempre molto attenta nel parlarne, nel fare domande. Per le donne che lavorano poi, è complicato. A me veniva fortemente sconsigliato di fare un figlio".

Perché?

"In particolare una persona mi ha detto, secondo me tu lo vuoi, ma dovresti lasciar perdere perché altrimenti non possiamo realizzare il nostro progetto, esci dal giro. Ma io non lo sono stata a sentire perché non volevo mettere il lavoro davanti alla vita di coppia, alla famiglia. E, al contrario, da quando è nato mio figlio, la mia carriera è decollata. Ma certo, non tutte le donne sono fortunate come lo sono stata io".

Marta, il suo personaggio, non prende per il ruolo di Ofelia un’attrice, anche se è la più brava, perché mamma di un bimbo.

"Come realmente a volte succede. Mi ha raccontato una ragazza di essere stata licenziata dopo avere riferito di essere incinta. E come a lei, capita anche a tante altre. Ci sono ancora molte cose che non vanno, che penalizzano le donne".

Qual è il messaggio del film? "Che non è la maternità a definire una donna. Marta, qualunque cosa deciderà di fare, è una donna risolta, con i suoi difetti, come tutti, ma completa, una brava regista. E, nella cornice di una fiaba a tratti esilarante, il film parla della libertà della donna. Mentre in Afghanistan viene vietato alle donne di frequentare l’università, e in Iran vengono ammazzate se tolgono il velo, ci mostra una donna libera. Libera di scegliere, di decidere della sua vita. Farò vedere questo film a mio figlio perché voglio che impari ad amare le donne con le loro imperfezioni e nel loro essere persone libere".

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