Mercoledì 24 Aprile 2024

Selfie e psicanalisi, Freud ottant'anni dopo

Di Gregorio: la nevrosi di oggi è uniformarsi alla massa

Sigmund Freud

Sigmund Freud

Roma, 23 settembre - Libertà sessuale, società dei selfie, disturbi dell’alimentazione. Come avrebbe reagito Sigmund Freud? E come avrebbe studiato le patologie del Nuovo Millennio? Oggi, a 80 anni dalla sua morte se lo chiede Luciano Di Gregorio, psicologo e gruppoanalista che lavora tra Siena e Firenze, nel suo libro per Alpes Alle origini della psicoanalisi. Il giovane Freud. La teoria delle nevrosi e il metodo di cura.

Freud studiò per molto tempo il fenomeno dell’isteria. Oggi quali sarebbero le patologie da esplorare e curare? "Credo che partirebbe proprio da quello che lui definiva il disagio della civiltà, l’impossibilità dell’uomo a manifestarsi. L’isteria è praticamente scomparsa, ma al suo posto ci sono problemi di identità, anoressia, bulimia, forti depressioni".

La depressione, però, c’era anche allora. Ne ha sofferto anche il padre della psicoanalisi... "Sì, ma oggi è determinata da una società sempre più competitiva più che da un senso di colpa inconscio; oggi non si può più essere quello che si è veramente, ma c’è la necessità di conformarsi a degli ideali che diventano spesso persecutori. Potremmo essere molto più liberi, ma sacrifichiamo la nostra libertà per uniformarci alla massa, per omologarci alle aspettative sociali".

Freud che venne isolato per le sue idee rivoluzionarie ma scandalose per l’epoca sui traumi sessuali infantili come origine delle nevrosi, come reagirebbe nel vedere la nostra società? "Sarebbe sorpreso dalla libertà sessuale di questi anni in confronto al mondo bigotto della società viennese di fine Ottocento. E allo stesso tempo si stupirebbe del fatto che prima le nevrosi si determinavano a causa dell’inibizione sessuale, oggi per un eccesso di sessualità, con il sesso ormai visto come consumo".

Almeno, però, ci siamo liberati del senso di colpa? "Non direi liberazione. Freud raccontava nevrosi che scaturivano da fantasie sessuali che facevano sentire in colpa soprattutto le donne. Oggi il senso di colpa è stato sostituito dall’angoscia esistenziale, dal fatto che decidiamo di sacrificare la nostra libertà per seguire la tendenza dominante e tentare di essere vincenti a tutti i costi. Per essere come gli altri e non essere diversi tralasciamo la nostra autenticità e diventiamo solo prestazione. E ci viene l’ansia".

Il diverso fa ancora paura? "Eccome. Basti pensare a tutto il tema dell’identità e orientamento sessuale, ad esempio. In certi casi, gay e trans sono ancora perseguitati, giudicati, proprio perché rappresentano la differenza dalla norma sociale. Ma questo approccio di chi vuole imporsi sull’altro si rivela anche nei legami amorosi. In coppia si pretende che l’altro sia come noi, si conformi al nostro modo di essere, di pensare. E così i legami si spezzano ed è sempre più difficile rimanere assieme".

I condizionamenti sociali, l’ambiente, la morale, le istanze giudicanti c’erano anche ai tempi di Freud, però... "Ovviamente. Lui le chiamava le “anime collettive”. La differenza è che, rispetto a ieri, le andiamo perfino a cercare, pensiamo al fenomeno dei selfie o dei social".

Nel suo libro - scritto in prima persona, come se fosse l’inventore della psicoanalisi a parlare - racconta il Freud umano: isolato dai colleghi, sofferente per la morte del padre, a tratti depresso. Insomma, era uno di noi? "Era un uomo che ha dovuto sopportare tre lutti in un breve arco di tempo: la morte del padre nel 1896; il crollo di tutto l’impianto teorico sulla teoria del trauma nel 1897; il mondo accademico dell’epoca che l’aveva emarginato per via della sua teoria sulla sessualità infantile che destò scandalo".

Come riuscì a superare queste difficoltà? "Pensò di abbandonare tutto, ma per fortuna nostra non lo fece. E, nel corso degli anni, dopo gli studi neurologici per costruire una fisiologia psicologica del cervello, passò allo studio della personalità, all’interpretazione dei sogni, fino a perfezionare la psicoanalisi come metodo di cura basato solo sulle parole. In pratica, da medico divenne un esploratore dell’anima".

Che cosa ci lascia in eredità? "Tantissimo. Gli studi sull’inconscio, sulla sessualità, sui traumi infantili causa di ansia e angoscia. Ma, al di là delle diverse applicazioni della sua teoria, ci ha portato a studiare il mondo nascosto interiore dei nostri desideri inconfessabili che va ben oltre l’Io razionale che, per citare Freud appunto, “non è nemmeno padrone a casa propria”.

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