Mercoledì 24 Aprile 2024

Schiavi, eroi e anche attori: vita da gladiatori

La mostra al Mann di Napoli esplora il mondo degli antichi combattenti. Uomini indebitati e avventurieri fra i “divi dell’arena“

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di Nino Femiani

Chi erano i gladiatori, chi erano questi muscolosi combattenti che per il mondo antico erano un po’ eroi e un po’ merce?

Sessanta anni fa Stanley Kubrick ne fece un grande affresco per il cinema, Spartacus con Kirk Douglas e Laurence Oliver. Dieci anni fa il canale Starz trasmise sul piccolo schermo una miniserie intitolata Spartacus: Gods of the arena (Sangue e arena), gli dei dell’arena. Entrambi, tuttavia, si fermarono ad un’idea superficiale, toccando solo il tasto epico.

La mostra che si apre a Napoli, nella sala della Meridiana del museo Mann di Napoli, fino a 6 gennaio 2022, invece, scava molto più a fondo. E descrive i gladiatori per quelli che sono. Ovvero combattenti con la spada (il gladius, appunto): schiavi o condannati a morte, ma talvolta anche uomini liberi, magari oberati di debiti, oppure attratti dalle ricompense e dalla gloria.

Una figura dall’umanità variegata: alcuni di loro diventavano vere e proprie star e idoli delle folle, altri diventavano semplici "intrattenitori". Succedeva un po’ la stessa cosa nella Legione Straniera, istituita in Francia nel 1831, dove confluivano ricercati, disperati e gente in cerca di fortuna. Centosessanta reperti in mostra al Mann, molti dei quali inediti, sparsi in sei sezioni diverse: Dal funerale degli eroi al duello per i defunti; Le armi dei gladiatori; Dalla caccia mitica alle venationes (ovvero i divertimenti); Vita da gladiatori; Gli anfiteatri della Campania; I gladiatori “da per tutto“.

Parte integrante dell’itinerario è la settima sezione tecnologica che, intitolata significativamente Gladiatorimania, nel braccio nuovo del Museo, costituisce un vero e proprio strumento didattico e divulgativo per rendere accessibili a tutti, i diversi temi della mostra.

Fiori all’occhiello dell’esposizione sono tuttavia le armi (elmi, armature e spade) ritrovate a Pompei, più lo splendido mosaico appena restaurato (6 metri per 9) ed esposto per la prima volta in Italia, proveniente dagli scavi nella colonia di Augusta Raurica in Svizzera.

È stato offerto in prestito dall’Antikenmuseum di Basilea. Si tratta del Mosaico pavimentale, esposto per la prima volta al di fuori del territorio elvetico dopo il restyling integrale.

L’opera, che risale alla fine del II sec. d.C. e proviene dall’insula 30 del sito romano di Augusta Raurica, rappresenta scene di combattimento su una superficie di eccezionale estensione. Molte scene ritraggono momenti di lotta negli anfiteatri. E a proposito di anfiteatri, una sezione a parte è dedicata alle arene in tutta la Campania, da Pompei a Pozzuoli, fino al maestoso Anfiteatro Campano di Santa Maria Capua Vetere. Grande contaminazione tra archeologia e high-tech con ricostruzioni in 3D, proiezioni virtuali e modellini in scala (splendido quello del Colosseo, interamente di mattoncini Lego).

L’esposizione, attualmente chiusa al pubblico per le disposizioni anticovid, sarà distillata, di giorno in giorno sui canali social del museo (pagine Facebook e Instagram del Mann), in attesa della riapertura ai visitatori. I primi post saranno celebrativi e dedicati al funerale degli eroi ed allo splendido cratere con le esequie di Patroclo (il vaso in terracotta, alto circa un metro e mezzo, proviene da Canosa e risale al 340-320 a.C.).

Tra le opere esposte, per ora virtualmente, vi sarà anche la spada con fodero del I sec. d.C., realizzata in ferro, osso, legno e bronzo e ritrovata nel Portico dei Teatri di Pompei nel gennaio del 1768. Una delle peculiarità dell’allestimento sarà l’attenzione rivolta alla dimensione quotidiana nella vita dei gladiatori: tra i reperti presentati online vi sarà il coperchio della cassetta medicale in bronzo ed argento ageminato (I sec. d.C.), proveniente da Ercolano e custodito nelle collezioni del Mann.

I gladiatori vivevano e lavoravano tutti insieme, avevano anche organizzato sindacati chiamati collegia per pagare le sepolture e prendersi cura delle famiglie dei compagni caduti. Contrariamente alla credenza popolare, non hanno sempre combattuto fino alla morte. In effetti, le stime suggeriscono che solo un combattimento di gladiatori su otto si è concluso con un guerriero ucciso. Motivo? Era addestrati a ferire e non a uccidere.

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