Mercoledì 24 Aprile 2024

Trovate le giare delle nozze di Cana: scavi miracolosi in Galilea

In Israele trovati i resti di un antico centro di produzione di anfore. In quell’epoca e in quei luoghi Gesù trasformò l’acqua in vino

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Tornano alla luce le giare delle nozze di Cana e il primo miracolo di Gesù riceve un’importante evidenza storica. Un’eccezionale scoperta archeologica illumina le antiche parabole evangeliche e in particolare il racconto del Vangelo di Giovanni (Gv: 2, 1-11) riguardante la famosa trasformazione dell’acqua in vino: a Reina, nella bassa Galilea a nord del Lago di Tiberiade (Israele), durante i lavori edilizi per la costruzione di un centro sportivo sono emersi i resti ancora ben conservati di un antico centro di produzione di anfore e giare.

Una grossa fabbrica di stoviglie e contenitori per liquidi, ma anche per cereali, in qualche caso in terracotta, ma per lo più in calcare, come da stretta tradizione ebraica: gli ebrei, soprattutto quelli osservanti, per il riti nel tempio e per i loro banchetti rituali e solenni utilizzavano contenitori e recipienti vari in calcare o pietra (come da indicazioni dell’Antico Testamento) in quanto la terracotta e successivamente la ceramica erano considerate materiali impuri.

Ma c’è di più: da un’analisi degli strati scavati il centro di produzione artigianale fu particolarmente attivo nella prima parte del I sec. d. C., periodo che coincide, come sappiamo, con l’esistenza terrena di Nostro Signore. E, siccome l’antico villaggio di Cana (dove il Vangelo di Giovanni ambientò il famoso episodio delle nozze), si trova su una collina a pochi chilometri da Reina, ecco che con certezza assoluta questa fu la sede artigianale dove furono fabbricate anche le giare e le anfore per le nozze di Cana.

Ad aggiungere certezza a questa interpretazione è la comparazione tra i recipienti per acqua o vino trovati in gran numero a Reina e gli scarsi, ma significativi frammenti in calcare di giare con la stessa funzione rinvenuti nei decenni passati tra le poche e mal conservate abitazioni di Cana: lo stile di fabbricazione è lo stesso e anche l’epoca coincide.

Come sappiamo anche dal testo evangelico le giare per banchetti nuziali di ebrei dovevano essere pure, quindi costruite in pietra calcarea (che conservava questa purezza), fatte secondo una certa tecnica e, una volta utilizzate, gran parte di esse doveva essere distrutta per non essere più riutilizzata in quanto divenuta ormai corrotta.

Tutto coincide e uno degli episodi caposaldo della fede cristiana acquista un’importante sostanza storica; anche se poi, c’è da tenere sempre presente che il valore simbolico delle nozze di Cana è un aspetto di natura meramente teologica e in quanto tale può essere creduto solo grazie alla forza della fede che non necessita di conferme storiche. "L’episodio delle nozze di Cana rappresenta il passaggio dal vecchio rito ebraico della purificazione, caratterizzato dall’acqua (si pensi anche ai bagni rituali prima della preghiera), al vino dell’Eucarestia della neonata religione cristiana", fa notare Don Roberto Di Diodato, teologo e direttore di Telenova, autore di documentari sull’Antico e sul Nuovo Testamento. E aggiunge: "Anzi, ancora meglio: è il passaggio alla nuova liturgia eucaristica (il vino come sangue di Cristo) delle prime comunità cristiane e della chiesa appena formata. Giovanni scrive il suo Vangelo – un Vangelo molto più teologico dei tre sinottici – poco prima dell’anno 100, quando la chiesa primitiva era già organizzata".

In ogni caso dai recenti scavi a Reina sta emergendo un centro di produzione di suppellettili e manufatti utilizzati in tutta la Galilea ed esportati anche in Giudea e probabilmente nella stessa Gerusalemme, a indicare un riconoscimento di purezza che verosimilmente venne conferito a questa antica fabbrica dagli stessi sacerdoti del tempio di Gerusalemme. Una sorta di consacrazione professionale che risulta evidente dal marchio di fabbrica stampigliato sulla maggior parte di anfore e giare trovate a Reina: un “brand vincente“, diremmo oggi, che si diffuse in numerosi centri abitati dal popolo ebraico all’epoca di Gesù.

 

 

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