
Carla Maria Russo racconta la love story fra il frate-pittore e l’affascinante monaca nella Firenze medicea
di Luca Scarlini
"Dicesi ch’era tanto venereo, che vedendo donne che gli piacessero, se le poteva avere, ogni sua facultà donato le arebbe; e non potendo, per via di mezzi, ritraendole in pittura, con ragionamenti la fiamma del suo amore intiepidiva. Et era tanto perduto dietro a questo appetito, che all’opere prese da lui quando era di questo umore, poco o nulla attendeva". Giorgio Vasari ne Le vite era categorico nella definizione del carattere di Filippo Lippi. La sua vicenda d’amore con la bella Lucrezia Buti, fu il maggiore scandalo della Firenze medicea nella seconda metà del Quattrocento.
Un frate, noto per le sue notti brave e il gran talento di pittore, aveva rapito una suora dal convento, potendo convolare per via del sostegno da parte di Cosimo il Vecchio. La coppia visse ritirata a Prato, dove dal 1452 al 1465 attese alla importante commissione della cappella maggiore del Duomo, dove si trova la sua amata, anche nelle vesti meravigliose di Salomè in un affresco celebre.
Questa infuocata love story ha avuto nel tempo numerose versioni letterarie, tra le maggiori quella poetica (un monologo drammatico) di Robert Browning, dal titolo Fra’ Lippo Lippi (1855, il nome è stato preso da una band soft rock norvegese), in cui l’artista si giustifica con gli armigeri che lo hanno preso di notte con la sua divorante passione d’eros e il mirabile Il secondo amante di Lucrezia Buti di Gabriele D’Annunzio (1924, riedito nel 2013 dalla casa editrice Piano B, a cura di Angelo Piero Cappello), in cui il poeta riviveva con grande intensità gli anni di studio a Prato, al Liceo Convitto Cicognini, determinanti per definire le sue passioni estetiche, fantasticando di poter stringere a sé la bellissima signora.
Arriva ora in libreria Per il velo di Lucrezia di Carla Maria Russo (Neri Pozza), che racconta come romanzo storico la celebre storia d’amore e d’arte. L’autrice si è spesso dedicata a storie fiorentine, firmando negli anni scorsi Il cavaliere del giglio (Piemme, 2007), dedicato a Farinata Degli Uberti, e nel 2013 (sempre per Piemme) La figlia più amata, storia delle sorelle Medici. In questo caso l’attenzione è posta su una storia passionale senza fine (per citare il titolo del celebre romanzo di Scott Spencer degli anni ’70), che si afferma, malgrado ogni condizionamento della Storia e della Società.
In copertina sta Lucrezia, in gloria, nella celeberrima versione della Madonna con bambini e angeli (circa 1465) degli Uffizi, detta Lippina, in cui alcuni studiosi hanno affermato che l’artista celebrasse la nascita del figlio Filippino, che della vicenda di scandalo fu vittima. Il romanzo non parla di lui e del suo aderire profondamente alle istanze savonaroliane, realizzando un’arte, squisita e tormentata, di cui sono esempi mirabili, tra l’altro, la doppia annunciazione su tondo del Museo Civico di San Gimignano e il dittico di Giovanni Battista e della Maddalena conservato alla Galleria dell’Accademia a Firenze.
Quello che è centrale è la descrizione di una vita familiare costretta in casa, in specie a Prato, nei lunghi anni di elaborazioni degli affreschi del Duomo, perché il perdono mediceo poteva permettere l’esistenza di una passione reputata scandalosa, ma non riusciva certo a far sì che la coppia venisse accettata in società. Il filo rosso della scrittura è l’incrocio continuo di vita e pittura, in cui il volto amatissimo diventa contrassegno di una ricerca estetica che influenza non pochi artisti di quel tempo.
Sullo sfondo di una esistenza votata alla passione, si incidono alcuni personaggi, Lapaccia, la scorbutica sorella di Filippo, che lavora “come un mulo” nella bottega di macellaio della famiglia, che da secoli ha al mercato del grano a Orsanmichele. Spinetta, anche lei suora, sorella di Lucrezia, suora anch’ella, di cui le cronache dicono che fu per qualche tempo a casa di Filippo finché non scoppiò uno scandalo, per cui dovette riprendere la via del convento. È lei la confidente di Lucrezia, a cui si rivolge per raccontare i suoi turbamenti e la sua passione.