Sapessi com’è strana questa Prima a Milano

La Scala vuota ma c’è la diretta su Raiuno: “film” di arie d’opera per le star, da Domingo a Oropesa. E l’Inno di Mameli cantato dai lavoratori

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di Nicola Palma

È il giorno della Prima della Scala. È vero, non sarà il solito 7 dicembre: niente opera, niente red carpet, niente vip, niente proteste di piazza. Anche il tempio della lirica ha dovuto fare i conti con il Covid, ma il sovrintendente Dominique Meyer è comunque riuscito a salvare l’appuntamento più importante dell’anno con una nuova formula: una sorta di film musicale con la partecipazione di 24 star della musica internazionale.

Uno spettacolo, A riveder le stelle, pensato e realizzato per il piccolo schermo (diretta su Raiuno e Radio3 a partire dalle 16.45 e sipario alle 18, streaming su Raiplay e in tutto il mondo con la piattaforma medici.tv): gli artisti hanno registrato le loro esibizioni in teatro prima del sipario (l’ultimo sarà oggi pomeriggio Placido Domingo, al decimo Sant’Ambrogio in carriera), fornendo così al regista Davide Livermore (alla terza inaugurazione consecutiva, record eguagliato) la materia prima da plasmare per dar vita a un "oggetto speciale" di tre ore, un flusso narrativo che partirà dal tema della maledizione (il preludio del Rigoletto) per chiudersi con la "catarsi collettiva" (per dirla con le parole del maestro Riccardo Chailly) del colossale coro finale "Tutto cangia, il ciel s’abbella..." di Guglielmo Tell.

L’obiettivo: dare un messaggio di speranza per il futuro e "far capire quanto l’opera sia centrale per tutta la cultura italiana", ha detto Livermore. Dopo l’omaggio alla straordinaria voce di Mirella Freni e l’esecuzione dell’Inno di Mameli (che sarà cantato da tutte le maestranze del Piermarini), inizierà lo spettacolo vero e proprio: da Verdi a Puccini, da Donizetti a Wagner, lo show ruoterà attorno a 31 arie tratte dai più celebri titoli del repertorio italiano e straniero. Sul palco, nell’ordine: Luca Salsi ("Cortigian, vil razza dannata" da Rigoletto), Vittorio Grigolo ("La donna è mobile" da Rigoletto), Ildar Abdrazakov ("Ella giammai m’amò" da Don Carlo), Ludovic Tezier ("Per me giunto" da Don Carlo), Elina Garanca ("O don fatale" da Don Carlo), Lisette Oropesa ("Regnava nel silenzio" da Lucia di Lammermoor), Kristine Opolais ("Tu, tu piccolo Iddio" da Don Carlo), Camilla Nylund, Andreas Schager ("Wintersturme" da Walkure), Rosa Feola ("So anch’io la virtù magica" da Don Pasquale), Juan Diego Florez ("Una furtiva lacrima" da Elisir d’amore), Aleksandra Kurzak ("Signore ascolta" da Turandot), Marianne Crebassa ("Habanera" da Carmen), Piotr Beczala ("La fleur que tu m’avais jetée" da Carmen e "Nessun dorma" da Turandot al posto dell’indisposto dell’ultima ora Jonas Kaufmann).

Ancora: Eleonora Buratto ("Morrò, ma prima in grazia" dal Ballo in maschera), George Petean ("Eri tu" dal Ballo in maschera), Francesco Meli ("Ma se m’è forza perderti" dal Ballo in maschera), Benjamin Bernheim ("Pourquoi me reveiller" da Werther), Carlos Alvarez ("Credo" da Otello), Domingo ("Nemico della patria" da Andrea Chenier), Sonya Yoncheva ("La mamma morta" da Andrea Chenier), Roberto Alagna (al ritorno con "Lucevan le stelle" da Tosca a 14 anni dalla clamorosa fuga dalla scena di Aida per i fischi del loggione), Marina Rebeka ("Un bel dì vedremo" da Madama Butterfly) e Mirco Palazzi (nel finale "Tutto cangia" con Buratto, Feola, Crebassa, Florez e Salsi).

Il resto lo faranno effetti speciali, 3D, realtà aumentata e in generale le trovate di Livermore e della sua collaudatissima squadra di collaboratori (Giò Forma e D-Wok), con omaggi al grande cinema (Fellini, Risi e Chaplin) e testi di Victor Hugo, Ezio Bosso, Ingmar Bergman, Cesare Pavese e Sting (il testo di Fragile) letti da attori di prosa come Massimo Popolizio e Caterina Murino.

Senza dimenticare il balletto, che mai come quest’anno sarà protagonista: il più atteso è senza dubbio l’étoile Roberto Bolle, che danzerà idealmente con un raggio laser in Waves, pezzo con le coreografie di Massimiliano Volpini e le note di Davide "Boosta" Dileo ("Mi viene a sorridere a ritrovare il mio nome da Cajkovskij e Donizetti", ha scherzato il tastierista e fondatore dei Subsonica).

Gli abiti sono stati disegnati da Armani, Valentino, Dolce&Gabbana e altri grandi nomi dell’altra moda. Insomma, il made in Italy al suo meglio per l’evento-vetrina per antonomasia. Sperando che l’anno prossimo tutto torni com’è sempre stato, con il Macbeth di Verdi applaudito da una platea sold out.

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