Venerdì 19 Aprile 2024

Santagata, il prof scrittore fra Dante e Vasco Rossi

La morte a 73 anni: specialista del ’300, premio Campiello, amico del cantautore

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di Giovanni Nardi

È morto ieri mattina stroncato dal Covid all’ospedale di Pisa, dov’era ricoverato per una patologia pregressa, il professor Marco Santagata. Nato a Zocca (Modena) nel 1947, l’illustre italianista aveva compiuto 73 anni, ed era ritenuto il massimo studioso di Dante e Petrarca, e in generale degli scrittori del Trecento; si era occupato anche di Boccaccio, Boiardo, della poesia napoletana del secondo Quattrocento, di Monti, Leopardi, Foscolo, Pascoli e D’Annunzio. All’insegnamento universitario aveva unito l’attenzione ai problemi dell’educazione scolastica, specie di secondo grado, intervenendo nelle polemiche concernenti la pubblica istruzione e dando alle stampe per Laterza, con il collega Alberto Casadei, pregevoli manuali di letteratura italiana medievale, moderna e contemporanea.

Oltre che critico, era anche narratore di rango: con Il maestro dei santi pallidi, edito da Guanda, aveva vinto il premio letterario Campiello nel 2003. Attentissimo alla vita quotidiana, aveva cercato di identificare Elena Ferrante, la misteriosa autrice dell’Amica geniale, in un’allieva della Scuola Normale pisana degli anni ’60; legatissimo al suo paese, Zocca, presiedeva un premio letterario giovanile e conservava l’amicizia con il conterraneo Vasco Rossi, di cui aveva scritto la laudatio in occasione della laurea honoris causa conferita al cantautore in scienza della comunicazione dall’Università Iulm di Milano. Il Blasco ieri lo ha salutato sui social network: "Ciao Marco, ci mancherai molto Professore, con la tua intelligente e acuta ironia... tu eri il più istruito e colto fra noi... Una delle più belle teste di Zocca, il nostro ‘paesello natio’ che hai amato tanto. Sarai sempre vivo nei nostri cuori!"

La sua attività letteraria nasce alla Normale di Pisa, di cui è allievo nei primi anni Settanta. Subito docente incaricato, prima a Venezia e poi a Cagliari e Pisa, e quindi ordinario in quest’ultima città dal 1980, vi è sempre rimasto, salvo incarichi temporanei alla Sorbonne Nouvelle, a Ginevra, a Nancy, a Città del Messico e ai “Tatti” di Firenze. Per la critica letteraria ha vinto i premi “Luigi Russo”, “Natalino Sapegno” e “Giosue Carducci”; come narratore, oltre al Campiello, è stato finalista allo Strega e al Viareggio. Ha fondato l’ADI (associazione degli italianisti italiani) ed è stato il responsabile del progetto ICoN – Italian Culture on the Net – di cui fanno parte 24 Università italiane.

Originale il suo approccio alla grande lirica italiana: accanto a un’attenta, paziente ed esaustiva esegesi dei testi e delle fonti, univa una preziosa indagine a tutto tondo sul personaggio di volta in volta studiato: parlando di Dante, per esempio, diceva di "volerlo far scendere dal suo piedistallo", mentre in realtà lo arricchiva inserendolo nei suoi momenti di vita vissuta per spiegare al meglio i suoi capolavori. Tra i suoi libri maggiori, il Dante e il Petrarca dei Meridiani Mondadori, e a Dante è dedicato il suo ultimo lavoro, che uscirà postumo per Guanda la primavera prossima, mentre a febbraio il Mulino pubblicherà Le donne di Dante.

Nella narrativa, aveva cominciato nel ’96 con Papà non era comunista (premio Bellonci per l’inedito) e aveva poi collegato i romanzi con i grandi personaggi letterari che andava studiando e illustrando; così, per esempio, era avvenuto per Come donna innamorata, con Dante che cammina per i vicoli di Firenze e studia seduto di fronte al tavolo di cucina; e altrettanto dicasi per Il copista (Sellerio 2010 e Guanda ora) in cui la vecchiaia piena di acciacchi del Petrarca nella sua casa padovana nulla toglie alla grandezza dell’autore del Canzoniere.

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