Zelensky a Sanremo, si allarga il fronte dei contrari. Conte e Calenda: contesto sbagliato

Gianni Cuperlo, deputato del Pd e candidato alla segreteria del partito: "Non confondiamo la tragedia con l'audience". Poche ore prima la presa di posizione di Salvini: "Ascolterò le canzoni, non il presidente ucraino". In precedenza un gruppo nutrito di intellettuali aveva firmato un manifesto di protesta

Roma, 27 gennaio 2023 -  Il Festival di Sanremo 2023 ospiterà nella serata finale di sabato 11 febbraio l'intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ma è un crescendo di polemiche. "Io sono stato molto contento - ha detto oggi Giuseppe Conte - quando il presidente Fico ha assunto l'iniziativa di invitare il presidente Zelensky a confrontarsi al Parlamento italiano. Non credo francamente, invece, che sia così necessario avere il presidente Zelensky in un contesto così leggero come quello di Sanremo".

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky (Ansa)
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky (Ansa)

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"Un errore combinare un evento musicale con il messaggio del Presidente di un paese in guerra"

E sempre oggi su Twitter il leader del Terzo Polo, Carlo Calenda, ha scritto: "Ci sono pochi dubbi sulla nostra linea di sostegno all'Ucraina. Ritengo tuttavia un errore combinare un evento musicale con il messaggio del Presidente di un paese in guerra".

E Gianni Cuperlo, deputato del Pd e candidato alla segreteria del partito, anche lui sul social network, afferma: "Zelensky a Sanremo? No. È una guerra. La gente muore. La Rai vuole dare voce al presidente di un paese invaso che si difende? Mandi in onda un messaggio del presidente dell'Ucraina alle 20.30 di una sera a reti unificate. Ma non confondiamo la tragedia con l'audience. Per pietà".

"Ogni contesto merita serietà, anche Sanremo"

Ieri il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini (Lega), ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7, aveva detto: "Se avrò dieci minuti di tempo per vedere il Festival di Sanremo, vedrò le canzoni, non Zelensky. Se Zelensky ha il tempo di andare agli Oscar o al Festival di Sanremo, lo sa lui. Ogni contesto merita serietà, anche Sanremo. Mi chiedo quanto sia opportuno che il festival della canzone italiana abbia un momento con la guerra e le morti in corso, non mi sembra che le cose vadano d'accordo". E aveva aggiunto: "Abbiamo sempre sostenuto la difesa dell'Ucraina aggredita, è quello che stiamo continuando a fare in Europa e in Italia, né più né meno. Poi penso che prima si apre un tavolo di pace meglio è, e che prima o poi si debbano parlare Zelensky e Putin. Giorgia Meloni per la pace sta facendo il massimo, anche restituendo centralità dell'Italia sullo scenario Mediterraneo, in particolare sul piano energetico".

Il manifesto degli intellettuali

Prima di Salvini un gruppo nutrito di intellettuali si era già mobilitato e, in attesa di scendere in piazza proprio a Sanremo sabato 11, aveva firmato un manifesto di protesta. "Abbiamo appreso con incredulità che interverrà Vladimir Zelenskij, capo di Stato di uno dei due paesi che oggi combattono la sanguinosa guerra del Donbass. Una guerra terribile", scrivono nel documento firmato da Franco Cardini a Carlo Freccero, da Joseph Halevi a Moni Ovadia, da Paolo Cappellini ad Alessandro Di Battista. Una guerra, scrivono ancora "fomentata da irresponsabili invii di armi e da interessi economici e geostrategici inconfessabili", "che ha ragioni complesse, tra cui il fatto che la Nato sia andata ad 'abbaiare ai confini della Russia' (utilizzando le parole di Papa Francesco)" e che a loro avviso "come italiani abbiamo il dovere costituzionale di 'ripudiare'".

E ancora: "L'Italia non solo invia armi (ed aumenta il budget militare in una fase economica difficilissima per la maggioranza degli italiani), ma lascia che la Nato e gli Stati Uniti utilizzino a loro piacimento il suo territorio, in assenza di qualsiasi forma di controllo governativo, parlamentare e popolare. A causa di questa posizione acritica e supina, l'Italia ha rinunciato a svolgere l'importante ruolo di mediazione geopolitica che corrisponde alla sua vocazione storica, abdicando al contempo al proprio interesse nazionale e al proprio ruolo di fondatrice del processo di unificazione europea, come struttura per assicurare la pace fra le nazioni". Come intellettuali, aggiungono "abbiamo il dovere di comprendere ciò che avviene dietro le quinte, e ci mettiamo perciò a disposizione per parlare al popolo italiano, che a tal fine invitiamo alla mobilitazione sabato 11 febbraio a Sanremo, per partecipare ad una grande assemblea popolare di piazza. L'Italia deve uscire subito dalla guerra interrompendo ogni aiuto diretto o indiretto a una delle parti in conflitto. L'Italia non può rassegnarsi a restare un deposito di ordigni nucleari micidiali sotto controllo americano, né luogo di laboratori e centri di ricerca bellici. È necessario liberare il nostro territorio da questa presenza".

Tra i firmatari anche l'opinionista ed ex 5 Stelle Alessandro Di Battista che giudica una "ridicola buffonata" la partecipazione del presidente ucraino alla serata conclusiva del festival di Sanremo. Il reporter ha firmato la petizione condivisa da un gruppo di intellettuali in cui si critica la decisione di invitare Zelensky allo spettacolo canoro ma, conversando con l'Ansa, ha precisato di non essere intenzionato a partecipare alla protesta in piazza indetta proprio a Sanremo per l'11 febbraio: "Sostengo la petizione ma non parteciperò alla manifestazione". Piuttosto, dice, "se stabiliamo che si inizia a rendere una manifestazione canora un luogo di dibattito di questioni politiche, allora che si parli anche di quello che sta avvenendo in Palestina".