Baci e abbracci, nel nome di Sanremo. Poltrone vuote all’Ariston. Ma l’Italia canta

Amadeus inaugura la 71ª edizione con il segno della croce. E Fiorello intona “Grazie dei fiori” travestito da Achille Lauro

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Contro la malinconia arriva il vaccino Ama-Zeneca. Il 71° Festival parte bene, con Fiorello che, sul leggendario balconcino dell’Ariston, ospita l’ologramma del pensionato Vincenzo Mollica ("Sei la principessa Leila di Sanremo"). L’inizio è al buio, tutto il teatro immerso nelle tenebre. Si sentono solo le voci di Amadeus e Fiorello. "Questo è il Festival della ricrescita", annuncia Fiorello. "Casomai della rinascita". "Ah sì, hai ragione, quello è il festival di Morandi". Dopo l’appello commosso di Amadeus (si fa il segno della croce e dice: "Avrò gli applausi registrati ma voglio immaginare che siano i vostri da casa") appare Fiorello, in un improbabile gigantesco vestito fiorato, chiara parodia di Achille Lauro e dei suoi travestimenti. "Sono passato dal suo camerino. Pensa che questo è solo il suo accappatoio".

Un Fiorello sempre più travolgente attacca il monologo sulle poltrone vuote, "quanti culi avete ospitato in questi anni, finalmente siete libere". "Una poltrona senza culo è come Zingaretti senza la D’Urso". "Una poltrona si sta sentendo male, c’è un artigiano della qualità in sala?". E dopo mille insistenze riesce a costringere Ama a pronunciare la fatidica parola. Nota di merito per il debuttante Avincola che si presenta in un encomiabile vestito arancio (forse una citazione della zona Covid da cui proviene) con un pallone sottobraccio. Mentre l’altra rookie Elena Faggi semina il panico tra i (pochi) presenti con il suo abito in puro laminato Ilva. Intanto arriva il primo verdetto: dentro Folcast e Gaudiano, fuori Faggi e Avincola. Fiorello incontenibile si avvicina alla satira politica: "Draghi è una specie di Merkel con la cravatta, il presidente ci sta seguendo da casa con il suo Telefunken. Lui ha 19 lauree, nel curriculum le cancella. Draghi parla cinque lingue, e questo è normale per un presidente del consiglio, ma lui le parla contemporaneamente".

Alla ricerca del tempo perduto, Ama e Fiorello richiamano il vincitore dell’anno scorso, Diodato, un po’ per rievocare tempi felici (la pandemia sarebbe scoppiata di lì a poco) un po’ per tirare in lungo (come se ce ne fosse bisogno: sono le 21.50 e ancora non ha cantato neanche uno dei big. Probabilmente quando questo Festival sarà finito saremo già tutti vaccinati). Sono le 21,58 quando Arisa intona Potevi fare di più, chiaro riferimento alla sua carriera scolastica. Bella prestazione purtroppo inficiata da un indefinibile abito carminio o forse arancio rinforzato per il quale il suo costumista potrebbe finire ai domiciliari. È il momento di Matilda De Angelis, astro nascente del cinema e della tv internazionale, anche lei abbigliata in un abito alato sorprendentemente viola (ma cosa danno da mangiare a Sanremo?). Arriva Ibra, con un sobrio ideogramma “Ibra” in swarowski appuntata sul bavero. Segue una estrosa gag in cui il calciatore detta le nuove regole del Festival "Ventidue cantanti, undici contro undici". "Ma sono 26", protesta Ama. "Vendili. Il Liverpool cerca quattro difensori".

Arriva il duo Francesca Michielin-Fedez, i quali si esibiscono a distanza sociale ma con un nastro bianco che lega i due microfoni. In tale contesto la mise di Loredana Bertè appare persino sobria. Nel suo “quadro“ Achille Lauro piange lacrime di sangue. C’è tempo però per un sincero e non retorico appello per la liberazione di Patrick Zaki detenuto in Egitto. Bravo Ama. Facendo i pignoli, ci si potrebbe chiedere se il bacio iniziale tra Ama e Fiorello, nonché l’aiuto di Ama sulle scale a Noemi, l’abbraccio Fedez-Michielin, insomma se tutto questo non infranga il rigido protocollo sanitario. Al generale Figliuolo l’ardua sentenza.

 

 

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