Chi è Pegah Moshir Pour, il monologo con Drusilla Foer a Sanremo

La 31enne è nata a Theran, da cui è fuggita a nove anni con la famiglia per l'aggravarsi del regime. Lavora con i social e si batte per i diritti umani

Drusilla Foer e Pegah Moshir Pour a Sanremo (Ansa)

Drusilla Foer e Pegah Moshir Pour a Sanremo (Ansa)

Sanremo, 8 febbraio 2023 – Si batte per i diritti umani la 31enne Pegah Moshir Pour, lei che è cresciuta in Italia, ma non dimentica le sue origini iraniane, il paese che ha lasciato a nove anni. È una “content creator” che lotta, a suon di parole e contenuti graffianti, contro il regime dell’ayatollah. Urla, a suo modo, contro chi calpesta le donne e cerca di cancellare ogni diversità, contro chi si è macchiato della morte di Mahsa Jina Amini, la 22enne fermata e arrestata per una ciocca di capelli fuori posto che usciva dall’hijab. E poi morta in prigione. Pegah, salita sul palco dell’Ariston insieme a Drusilla Foer, è attivista dei diritti umani, politicamente legate al movimento civico delle “sardine”. È arrivata in Italia da Teheran insieme al padre e alla madre e padre, quando le violenze nel suo Paese sono aumentate, per stabilirsi in Basilicata, dove è cresciuta. Oggi social media manager, partecipa a progetti culturali e politici ed è stata tra gli attivisti della raccolta fondi in Basilicata per Unesco giovani.

Sommario

La battaglia per gli studenti iraniani

È salita alla ribalta dell’attivismo con una lettera scritta alle Università italiane tutele nei confronti degli studenti iraniani, dai problemi di visto a quelli economici o per la difficoltà ad ottenere il permesso di soggiorno. Ecco il testo della lettera: “Il diritto allo studio e a vivere in un Paese democratico sono fondamentali e purtroppo non scontati; quindi bisogna guardare con maggiore attenzione a questi ragazzi e non costringerli a tornare in Iran, aiutarli a trovare un lavoro, una collocazione! A tal fine, gli Atenei dovrebbero organizzarsi per aprire dei “corridoi accademici”: organizzare l’assegnazione di borse di studio per consentire agli studenti iraniani di proseguire la propria carriera universitaria qui, perché in Iran, nelle strutture che dovrebbero essere il tempio del sapere e dell’umanità, oggi c’è purtroppo solo violenza e sangue”.

"In Iran non mi sarei potuta truccare, mi avrebbero arrestato. Per poter ballare per strada si rischiano fino a 10 anni di carcere. In Iran è proibito baciarsi, e si paga con la vita il desiderio di esprimere la propria femminilità. Più di 20 mln di persone sotto la soglia della povertà. In Iran chi è omosessuale rischia l'impiccagione". Così l'Iran dei diritti negati sale sul palco dell'Ariston. "Ma ora ho deciso che la paura non ci fa più paura, e di dare voce ad una generazione cresciuta sotto la paura in uno dei paesi più belli al mondo", ha detto Pegah, raggiunta in scena da Drusilla con la quale, con il sottofondo della canzone 'Baraye' dell'artista iraniano Shervin Hajipour, ha elencato l'impressionante elenco di diritti negati agli iraniani. "Il popolo iraniano sta sacrificando con il sangue il diritto a difendere il proprio paradiso - ha aggiunto Pegah - Io vi ringrazio a nome di tutti i ragazzi iraniani perché ricordate al mondo che la musica è uno dei diritti umani".

 

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