"Io jovanottizzato? Ma no, è lui ad essersi morandizzato". Le ore piccole di Gianni Morandi hanno il sapore di un terzo posto conquistato con la determinazione di uno che al Festival non ci è mai andato solo per partecipare. Con la complicità, per di più, dell’amico Lorenzo, autore di Apri tutte le porte e partner d’eccezione venerdì sera. "È chiaro che quando arriva lui fa saltare il teatro". Così è stato, primi nella serata delle cover e slancio necessario ad affrontare la finale col vento in poppa. "Mia moglie Anna ha pianto per il podio, continuava a ripetere ‘non ci credo’. Mi aveva detto ‘che ci vai a fare a Sanremo?’" Dove sta la forza del pezzo? "Ha fatto un ritornello che sento molto vicino. L’allegria avrebbe dovuto cantarla lui e poi invece me l’ha data, questo invece l’ha scritta sulle mie caratteristiche". Quest’anno fanno sessant’anni di carriera. "Già, anche se a me le celebrazioni fanno pensare a quel momento là... Non so come festeggiarli, magari faccio una festa per gli 80. Non è che la voglia di musica passa con l’età: sono nato musicalmente con i Beatles, e crescere coi grandi mi ha aiutato. Forse ad aiutarmi sono stati gli anni di vuoto tra i ‘70 e gli ‘80. Essersi ritrovati tra tanti artisti straordinari è bellissimo". Una canzone di questa edizione da ricordare, oltre alla sua? "A me è piaciuta molto quella di Ranieri". Fiction, film? "È andata così bene con la musica che per un po’ di tempo vorrei fare il cantante". Tornerebbe a condurre il Festival? "No. Amadeus è perfetto, conosce la musica e sa come gestirla su quel palco. Un Pippo Baudo di oggi". Oltre al terzo posto in valigia ha messo il Premio della Sala stampa radio-tv “Lucio Dalla”. "Sono felice. Non posso dimenticare che dieci anni fa Lucio fece l’ultima apparizione italiana proprio al mio Festival: ...
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