Gino Paoli a Sanremo: la storia d'amore con Ornella Vanoni e la pallottola nel cuore

Oltre 50 anni di carriera, 5 figli da tre donne diverse. A 89 anni il grande “chansonnier" torna all'Ariston nella stessa serata della Vanoni. Ma i due non saranno insieme sul palco. Con l'autore de Il cielo in una stanza ci sarà Danilo Rea, raffinato pianista jazz

Sanremo, 11 febbraio 2023 - Gino Paoli torna a Sanremo, il grande “chansonnier” salirà sul palco dell’Ariston per la finalissima 2023. E lo farà in coppia con Danilo Rea, raffinato pianista jazz che collabora da tempo con il cantautore genovese. L’ultima volta insieme al Festival è stato cinque anni fa e, questa sera, sulle note di Rea, l’89enne Gino Paoli tornerà a ripercorrere la sua carriera con un medley dei brani più famosi che hanno fatto la storia della canzone. “Siamo una coppia collaudata”, sottolinea Rea, che è la terza volta che partecipa come ospite a Sanremo accompagnando Paoli.

Gino Paoli a Sanremo 2023
Gino Paoli a Sanremo 2023

Il grande ritorno

“Sono contento che Gino Paoli abbia accettato di essere ospite a Sanremo per questo omaggio. Non fa concerti da almeno tre anni, l'ultimo è stato prima del lockdown. Stasera ci ritroveremo insieme sul palco del teatro Ariston. Sarà una bella emozione dopo tutto questo tempo”. A parlare è Danilo Rea, raffinato pianista che con il cantautore ha suonato innumerevoli volte in duo, pianoforte e voce, o in quintetto jazz insieme a Flavio Boltro, Rosario Bonaccorso e Roberto Gatto. “Gino è un grande e qualsiasi nota esca dalla sua bocca è già poesia”, sottolinea Danilo. “Tra noi c'è un grande feeling - spiega - fatto di estemporaneità. Le nostre performance sono ogni volta diverse. Nonostante i tantissimi concerti insieme, nelle note che escono non c'è arrangiamento. C'è in linea di massima un'atmosfera, ma lui si muove come sente”.

La famiglia, la carriera e quel Festival nel 1961

Da sempre legato all’immagine di Genova, città dove è cresciuto, pochi sanno che Gino Paoli ha origini friulane: è nato il 23 settembre del 1934 a Monfalcone (Gorizia). Il padre era un ingegnere navale toscano, la madre era di origine friulana, ma lui cresce nel quartiere genovese di Pegli. L’amore per la musica lo eredita dalla mamma pianista, Gino inizia a bazzicare i locali dove si suona molto presto. In Liguria frequenta un gruppo di amici che condividono questa sua stessa passione, primo nucleo di quella che fu ribattezzata la “scuola genovese”: da Luigi Tenco (con il quale forma il gruppo "I Diavoli del Rock"), a Bruno Lauzi, Fabrizio De André, Umberto Bindi a Joe Sentieri. A consacrarlo nel mondo della musica è stata la collaborazione con Mina, iniziata con “Il cielo in una stanza”, su proposta di Mogol. Il resto è leggenda. All’inizio degli anni sessanta conosce Ornella Vanoni, lavora con Sergio Endrigo e tanti altri “mostri sacri” della musica italiana. La prima partecipazione al Festival di Sanremo è del ‘61 con “Un uomo vivo”, presentata in coppia con il vincitore dell'anno precedente, Tony Dallara.

Gli amori

Una vita sentimentale tormentata quella di Paoli, che ha avuto cinque figli da tre donne diverse. Dalla prima moglie Anna Fabbri, è nato Giovanni (1964). Nello stesso anno la sua vita privata finisce sui giornali dell'epoca per via della relazione con Stefania Sandrelli, ancora minorenne, che si scopre poi essere incinta di Amanda, nata il 31 ottobre dello stesso anno e chiamata con il cognome materno. Sempre negli anni Sessanta e proseguendo negli anni Settanta, inizia la lunga e tormentata relazione con Ornella Vanoni, con la quale poi torna a collaborare professionalmente negli anni Duemila, ottenendo successo con la tournée dal titolo allusivo “Ti ricordi? No, non mi ricordo”. È sposato dal 1991 con la modenese Paola Penzo, autrice di alcuni suoi brani, dalla quale ha avuto altri tre figli: Nicolò, nato nel 1980, Tommaso, nato nel 1992, e Francesco, nato nel 2000. Da allora vive stabilmente a Genova.

La malattia

Paoli soffre di labirintite acuta, una patologia che spesso lo ha costretto a dare forfait ai suoi concerti. È un’infiammazione dell’orecchio interno alquanto invalidante: l’anno scorso fu costretto ad annullare all’ultimo momento il concerto all’Auditorium Parco della Musica, facendo preoccupare i suoi fan.

Tentato suicidio: un proiettile nel petto da 60 anni

Il cantautore 89enne convive da 60 anni con un proiettile conficcato vicino al cuore. Era il 13 luglio 1963 quando Paoli tentò il suicidio sparandosi un colpo di pistola al cuore. Un giorno drammatico, un gesto estremo dovuto a una crisi sentimentale con Stefania Sandrelli: lei all’epoca era minorenne e lui sposato, l’anno successivo dalla loro unione nacque Amanda Sandrelli, che infatti fu registrata con il nome della madre. Fortunatamente, il proiettile si fermò a pochi millimetri dal cuore. Nonostante quanto dichiarato dal cantante - “il proiettile bucò il cuore” - l'ogiva in realtà non perforò il miocardio, ma si fermò nel torace senza intaccare organi vitali. Una zona tanto delicata da rendere troppo rischiosa la rimozione dal proiettile, che non fu mai estratto.

Incidenti e vicende giudiziarie

Il 20 settembre 1962, mentre correva ad alta velocità per la via Palmanova a Milano, Gino Paoli fece un sorpasso avventato a bordo di una Fiat 1300 a noleggio, causando uno scontro frontale in cui morì l'amico Vittorio Faber, paroliere e arrangiatore di alcune sue canzoni. In seguito a questo incidente gli fu ritirata la patente di guida e due anni dopo fu condannato a 7 mesi di reclusione con il beneficio della condizionale. Riottenuta la patente, tre anni dopo e sempre a Milano, Paoli si schianta contro un albero ad alta velocità con la sua Ferrari 275 GTS, distruggendola. Al suo fianco viaggiava il futuro discografico Alfredo Cerruti. Nel 1963, in seguito al tentato suicidio, fu condannato a una multa di 60mila lire per possesso illegale di arma da fuoco, per cui nel 2005 ha chiesto la riabilitazione penale. Il 20 febbraio 2015 viene iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Genova per evasione fiscale, l’accusa è di aver sottratto al Fisco 2 milioni di euro, frutto delle esibizioni alle feste dell’Unità, trasferendoli illecitamente in un istituto di credito svizzero. Alla fine il reato è stato archiviato.

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