Bentornati all’Ariston E Morandi conforta Ranieri

Massimo ha un’incertezza, Gianni corre da lui come quando erano ragazzi . Alle prove tanta emozione per i cantanti. E anche grandi brividi musicali

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di Andrea

Spinelli

Quindici passi di paura. Tanti ne occorrono ai protagonisti di questo 72° Sanremo per scendere i fatidici otto gradini della scenografia, quelli in cui ansia, emozione (e per le signore, tacco 12), minacciano sempre di provocare l’irreparabile. Al Festival, infatti, non ci si abitua mai. Men che meno dopo mesi di teatri chiusi, o quasi. Chiederlo a Massimo Ranieri che, uscito per primo nelle prove generali di ieri, s’è trovato a dover eseguire la sua Lettera al di là del mare due volte dopo le difficoltà d’intonazione incontrate nella prima. Inesperienza no di certo, emozione tanta. E c’era da vederlo Gianni Morandi, sceso in platea solo per lui, riempirlo di consigli come facevano da ventenni dietro le quinte di Canzonissima. Per l’idolo di Monghidoro un compito decisamente più facile, anche se il twist di Jovanotti non è sempre agevolissimo da (in)seguire.

Noemi canta Ti amo non lo so dire in un’atmosfera notturna, rischiarata sugli schermi dal baluginare di lanterne volanti, mentre Giusy Ferreri si porta in scena un megafono e un vecchio grammofono a tromba. Nel ventre di quell’Enterprise lanciata verso gli spazi siderali che è il palco ideato quest’anno da Gaetano Castelli, unendo concetti e idee delle scenografie 2020 e 2021 per dare prospettiva a un palco sempre difficile da trasformare in studio tv (15 metri di profondità, contro i 30-40 di quelli d’opera tradizionali), trovano posto pure Achille Lauro che nel finale della sua Domenica s’inginocchia a mani giunte come folgorato sulla via di Spotify dalle voci glorificanti dell’Harlem Gospel Choir. Sulla scena Lauro scena veste come un eccentrico dandy in vacanza a Las Vegas, ma è evidente che, quanto a costumi, stasera si prepara a sorprendere tutti ancora una volta. La giacca infiorata di Michele Bravi, i guanti neri di Rkomi, il contagioso mix di funk e dance di una La Rappresentante Di Lista formato Eurovision, il soul di Yuman, la spiccata propensione radiofonica della Dove si balla di Dargen D’Amico gli altri momenti "caldi" delle prove di ieri.

Come si usava all’inizio degli anni ’60, quando fu edificato, sotto la fossa orchestrale dell’Ariston furono murate damigiane e fiaschi di vetro per ottenere una risonanza più morbida, accorgimento ampiamente superato poi nel tempo dalla tecnologia, e ieri dall’emozione messa da Mahmood e da Blanco in quella Brividi una spanna sopra al resto già in prova. A contendergli una gara di testa domani ci saranno Elisa, piovuta qui in abito bianco e mantello formato principessa dei ghiacci, ed Emma, più centrata nella sua Ogni volta è così di come ascoltata su file due settimane fa. Accompagnata dalla direzione orchestrale di Francesca Michielin, proprio Miss Brown ha perso la voce a metà pezzo per un problema tecnico che le ha ammutolito il microfono, costretta poi a ripete l’esibizione con un olimpico "meglio oggi che mercoledì".

Le Vibrazioni si caricano sulle spalle l’omaggio a Stefano D’Orazio che Amadeus e Fiorello s’erano dimenticati lo scorso anno, mettendo sulla cassa della batteria un ritratto del batterista dei Pooh. Causa Covid il gruppo milanese ieri ha dovuto rinunciare ancora una volta alla presenza del maestro Beppe Vessicchio che domani sarà, però, al suo posto. Fa capolino anche Fiorello: arriva per salutare la Zanicchi, Iva risponde chiedendo un applauso per lui.

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