Sanremo 2021: colpo di Maneskin, Festival rock. Il gran finale, ma pochi ascolti

Un’edizione segnata dal calo degli ascolti : serate lunghissime che non interpretano più lo spirito del tempo, diventato troppo prezioso

Damiano e Victoria dei Maneskin

Damiano e Victoria dei Maneskin

Sanremo, 7 marzo 2021 - La verità? Tirato troppo per le lunghe. La verità? Incapace di cogliere il sentimento del tempo, ovvero la consapevolezza cresciuta nel pubblico – stremato da un anno di pandemia – di aver diritto a non essere preso in giro fino alle due di notte per far felice non già lui povero spettatore, appunto, ma l’amico sponsor e il suo pugno di dollari.

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È stato tutto sbagliato. Magari non tuttissimo: ma al 50 per cento sì. Perché il dato c’è ed è uno soltanto: Sanremo 2021 poteva contare sulla platea tv più vasta della storia recente del Festival, data la pandemia in atto – è cinico ma è così – che costringe la gente a stare chiusa in casa. Invece la gente chiusa in casa questo Sanremo 2021 non l’ha guardato in massa, non l’ha guardato per 5, 6 ore a sera, dalle otto e mezzo alle due, oppure ha iniziato a guardarlo ma dopo un po’ ha smesso, ha cambiato canale, o ha fatto qualcos’altro. Punto. Questo è. E non a caso Amadeus ha detto basta, mi fermo qui, altro che “ter”.

Il calo degli ascolti è stato motivato dal direttore di Raiuno Coletta con le seguenti ragioni: quello di martedì sera, al debutto, era dovuto allo slittamento della manifestazione di un mese e alla concorrenza del calcio; quello di mercoledì al sentimento del perturbante (testuale) che freudianamente aveva assalito lo spettatore alla vista dell’Ariston vuoto; quello del giovedì allo "spappolamento" (testuale) della "fruizione tv dovuta all’uso di tutte le piattaforme" che il pubblico ha imparato ad amare durante il lockdown (e che peraltro per paradosso hanno infarcito di spot il Festival medesimo). È stato anche detto che la platea tv in generale è diminuita, ma ciò spiegherebbe il calo di spettatori, non di share.

Insomma, se al creativo elenco delle cause del ”flop” ideato brillantemente dai vertici Rai mancano solo il ritardo della consegna del tight, il crollo della casa e l’invasione delle cavallette, è perché forse Coletta ha (freudianamente) rimosso dal suo repertorio la scena clou dei Blues Brothers. Guai ad ammettere: forse abbiamo sbagliato qualcosa, vada per l’apprezzabilissimo cast dei cantanti superingiovanito ma almeno diamo più ritmo alla gara. Al secondo o al terzo giorno di Auditel in caduta libera, è stato detto – da Amadeus – che la gente non ha seguito il Festival in quanto non ha voglia di andare a una festa perché arrabbiata perché non ha più il lavoro: toh, l’ha perso giusto il 4 marzo? È stato detto che la gente non ha guardato questo Sanremo perché questo non è Sanremo: senza pubblico in sala, senza collegamenti esterni, senza la liturgia dell’evento o gli ospiti super-superstar tenuti lontani dal virus.Guai a prendere atto che fino a poche settimane fa l’organizzazione del Festival non considerava che il Covid potesse contaminare il magnifico show, e dunque non s’era curata di prevedere con mesi d’anticipo l’eventuale piano "B". Alla fine, Sanremo 2021invece di rispecchiare l’Italia ha semplicemente rispecchiato la Rai in crisi, minata dall’eccessiva "esternalizzazione" (nel caso del Festival al potentissimo manager Lucio Presta) del suo patrimonio, e dalla fragilità di un vertice a scadenza imminente.

L’ex direttore di Raiuno Giancarlo Leone, che il Festival l’aveva riportato all’interno della Rai, aveva dato la sua ricetta già a gennaio: "La gara musicale può durare in tutto tre ore, non di più. Niente pubblico, solo alcune decine (nota bene: decine, non centinaia come chiesto e richiesto da Amadeus per diventare zero persone come poi imposto da Franceschini in seguito alle proteste di tutti i teatri italiani, ndr) o addetti ai lavori. Dalle 21 alle 24 il meglio della canzone italiana avrebbe portato a una riduzione dello share, rispetto alla durata fino alle 2 di notte, ma a un incremento dell’ascolto medio, senza eccessivi danni per gli investitori pubblicitari. E con la possibilità per gli spettatori di godersi l’intero Festival".

La verità? Bisognerebbe finirla di pensare che la platea tv sia una platea di sprovveduti, disposta a farsi rincoglionire all’infinito nel nome di qualche battuta di Fiorello o di rarissimi exploit (vedi Elodie) e di una gara di canzoni spezzettata e svilita assurdamente con ore e ore di “superospiti” sportivi o che sono il cast di uno show come un altro, tipo Ora o mai più, poi il nulla. Forse il virus non ci ha insegnato ancora a essere più buoni, ma almeno a dare più valore al nostro tempo quello sì.