Mercoledì 24 Aprile 2024

Sanremo 2020: "Noi, Ricchi e Poveri, la nuova cosa bella"

La reunion non si ferma a Sanremo: "Un disco, e poi sarà quel sarà. L’amicizia è l’unica cosa che resta in quest’Italia sgangherata"

La reunion dei Ricchi e Poveri (Ansa)

La reunion dei Ricchi e Poveri (Ansa)

Sanremo, 6 febbraio 2020 - «Grazie ragazzi». Davanti a una selva di flash che neppure Madonna, faceva un certo effetto ieri pomeriggio sentire i Ricchi & Poveri richiamati dai fotoreporter accreditati in sala stampa con la veemenza di un gruppo rap. Ma la reunion di ieri sera sul palco dell’Ariston a cinquant’anni dalla prima partecipazione al Festival e quindi dal successo de La prima cosa bella. Il tempo satura le ferite e riapre le storie.

Ieri sera il ritorno di Angelo Sotgiu, Angela Brambati, Marina Occhiena e Franco Gatti nel segno di Se m’innamoro, Sarà perché ti amo, Mamma Maria, a cui seguiranno il 27 marzo la pubblicazione di Reunion, doppio cd zeppo di hit prodotto da Lucio Fabbri e impreziosito da L’ultimo amore (cover della Everlasting love di Robert Knight riveduta e corretta con la complicità di Matteo Cantaluppi), da un mega evento live, da uno special tv.

«A Sanremo facciamo parte dell’arredamento, perché ci siamo sempre stati» dice Gatti: «Nel 67 ragazzotti un po’ sgangherati, uniti dalla musica e da un’amicizia vera. Poi c’è stato qualche inciampo, ma siamo rimasti dei romantici idealisti che sono partiti in quattro e vogliamo arrivare in quattro… È inutile che Fiorello provi a intrufolarsi. D’altronde l’amicizia è l’unica cosa che ci resta in questa Italia un po’ sgangherata».

«Non abbiamo mai tradito chi è uscito dal gruppo, riducendoci prima in tre e, in questi ultimi anni, in due» aggiunge la Brambati. «Ora è arrivato il momento di togliere un po’ di polvere dalle fotografie».

La reunion inizia e finisce a Sanremo?

Stogiu: «Ci siamo riformati perché volevamo stare di nuovo assieme e registrare un disco. Poi il nostro manager Danilo Mancuso ha parlato con Amadeus. E ora sarà quel che sarà…».

Nel 1981, proprio qui a Sanremo finiste tutti in pretura. Si disse che Marina aveva rubato il compagno ad Angela.

Occhiena: «Macché. Io volevo solo uscire dal gruppo. Mi presentai davanti al giudice solo per andarmene. Me ne sono stata fuori per 39 anni e ora che s’è presentata l’occasione l’ho presa al volo. Mancuso ci ha detto: se non accadesse niente, quel che conta è aver ricucito questo strappo. Sono d’accordo con lui».

Gatti: «Marina non è stata cacciata e non ha rubato niente ad Angela. Se n’è andata perché le cose fra noi erano ormai tric e trac. Odio fra noi non c’è stato mai, solo qualche inciampo».

Ora cosa farete?

Sotgiu: «Torniamo a proporre nuove canzoni dopo tanto tempo e vogliamo condividere idealmente questo momento con Fabrizio De André, che ci ha scoperti, e Franco Califano, che ci ha portati al successo».

Gatti: «Ma anche con Nicola Di Bari che ci ha fatto fare La prima cosa bella».

Cosa ricordate degli inizi?

Sotgiu: «De André si accorse di noi e ci invitò a casa sua per un caffè, anzi acqua perché il caffè costa. Disse che voleva presentarci a dei discografici. A Milano l’andammo a prendere in stazione con la Seicento della mamma di Franco, ma il provino non andò bene. “Non vi hanno preso” disse “ma quel discografico non capisce uno belino e vedrete che il successo arriverà lo stesso”».

Aveva ragione.

Occhiena: «La seconda visita la facemmo con Califano alla Carosello. Franco ci rifece il look; tagliò i capelli ad Angela e disse di ossigenarli a me ed Angelo».

Brambati: «Pagava sempre lui. E noi non volevamo vivere alle sue spalle. Così una sera, davanti all’ennesima offerta di mangiare assieme, gli dicemmo che avevamo un impegno a cena con dei parenti. Girato l’angolo, però, Franco ci sorprese al chiosco dei panini. Disse: siete ricchi di spirito, ma poveri di tasca, questo sarà il vostro nome».

Avete dovuto riadattare repertorio?

Sotgiu: «No, ci siamo solo divisi le parti in modo diverso rispetto a quando eravamo in tre».

Gatti: «A volte ritornano. Gli anni avanzano, il naso cresce, ma cerchiamo di andare avanti».

Marina qual è la canzone degli altri tre che le piace di più.

Occhiena: «Sicuramente Sarà perché ti amo, ma anche Mamma Maria, che già mi divertivo ad ascoltare e figuriamoci a cantarla».

Con che occhio guardate oggi alle critiche di un tempo?

Sotgiu: «Allora non la vivevamo molto bene, oggi proviamo stupore davanti a tutto questo entusiasmo».

Brambati: «Siamo entrati così dentro la vita degli altri che ormai per i nostri fan siamo dei cugini o degli zii. Dei parenti, insomma».

Gatti: «Se perfino a San Pietroburgo c’è una discoteca che a mezzanotte ferma la musica e manda l’inno russo seguito da Mamma Maria vuol dire che qualcosa abbiamo fatto».

Qual è stata la vostra edizione del Festival più bella?

Gatti: «Quella del 1971. Per noi italiani erano ancora tempi d’emigrazione e Franco Migliacci in Che sarà azzeccò parole vere e belle. Grazie anche a José Feliciano, quella canzone ha fatto il giro del mondo».

 

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