Sanremo 2020, Fiorello-De Filippi: c’è un festival per te

La seconda serata si apre con l’imitazione di Maria. Lo showman lo aveva promesso. E lei telefona in diretta

Fiorello-De Filippi, la gag a Sanremo (Ansa)

Fiorello-De Filippi, la gag a Sanremo (Ansa)

Sanremo, 7 febbraio 2020 - Rosario ha fatto il fioretto. Aveva promesso che, nel caso il festival fosse andato bene, si sarebbe vestito da Maria De Filippi e ieri ha mantenuto il voto. È apparso in cima alle scale in abiti sommariamente ispirati a quelli della conduttrice, parrucca bionda, calze velate e tacchi. "In questo momento ho in mente solo Techetechetè. Questa scena sarà ripetuta all’infinito". Due passi e: "Sembro Boris Johnson piastrato. Barbara D’Urso mi inviterà come caso umano, insieme con il Ken umano. Non era facile trovare le scarpe numero 45, volevo ringraziare la Fincantieri di Genova".

Ed ecco che, come nei migliori show, l’imprevisto diventa spettacolo. Maria De Filippi telefona in diretta sul cellulare di Fiore e lui è bravissimo a sfruttare l’attimo, come insegnava il buon Perozzi di Amici Miei . Fiorello collega il telefono con il microfono e improvvisa un playback: la Maria vera dice "Benvenuti al 70° Festival di Sanremo" mentre la Maria contraffatta si limita al movimento labiale. L’effetto è irresistibilmente comico e ricorda il Celentano che da Fantastico invitava gli spettatori a sintonizzarsi per cinque minuti su Canale 5.

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Fiorello munito di chiave inglese ha smontato il Festival trasformandolo in un happening, poi ha dato una spallata ad Amadeus e si è impadronito del volante e della cloche del cambio. Il Festival non è uscito di strada, ma ha imboccato un altro percorso, destinazione ignota.

Al primo scontro dei giovani passa Fasma, che deve trovarsi in difficoltà economiche, perché è riuscito a pagare solo metà del suo cappotto principe di Galles. Il secondo duello vede vincitore Marco Sentieri, travestito da segnaletica stradale. Inevitabile l’omaggio, con standing ovation, a Fabrizio Frizzi, di cui ieri cadeva il compleanno "Se Fabrizio fosse qui , questo 70° festival l’avrebbe sicuramente condotto lui", ha detto un commosso Amadeus consegnando un mazzo di fiori a Carlotta Mantovan, vedova del conduttore.

Dicevamo di Fiorello, che come un Blob ha invaso Sanremo In tutti i suoi anfratti. Dopo la pseudo-Maria, il mattatore scende di nuovo dalle scale in abiti maschili, in teoria per intonare il suo inedito La classica canzone di Sanremo , in realtà improvvisa (o forse no) un altro show di quindici minuti in cui danza con il gruppo di ballerini ("Non sono un’etoile sono un’etoilette"), scivola a terra, interpreta la coreografia di Saturday Night fever , beve l’acqua, la sputa sul collo di Amadeus, in un gioco ininterrotto tra avanspettacolo e oratorio. Fiorello prende il copione e lo straccia (anche se non è Nancy Pelosi): senza riguardo per il povero Amadeus anticipa che dopo poco ci sarà la riunione dei Ricchi e Poveri ("Saranno quattro, io mi metto in mezzo, faccio il Reddito di Cittadinanza").

E quando la tanto attesa riconciliazione musicale avviene, s’infila anche lì in mezzo per cantare Che sarà , mentre il pubblico impazzisce per il ritorno delle vecchie (tipo reperto egiziano, pare che sia stata necessaria l’autorizzazione della Sovrintendenza ai Beni archeologici) glorie che propongono un medley dei loro pezzi più noti, da La prima cosa bella a Mamma Maria.

La gara vera e propria può iniziare solo alle dieci passate, con un Piero Pelù (ormai nonno) indemoniato che scorrazza in platea spaventando i più giovani e una Elettra Lamborghini che dimena smodatamente la carrozzeria. C’è l’angolo del sentimento, dedicato a Paolo Palumbo, un ragazzo malato di Sla in sedia a rotelle che attraverso un computer riesce a cantare un pezzo rap. Mentre sul giallo del videomessaggio di Roger Waters misteriosamente scomparso, la Rai cala una cortina di ferro (quello vero, non Tiziano): il whatsapp sarebbe stato rimosso per semplici ragioni di scaletta, per non depotenziare l’intervento della Jebreal. Ma a questo punto solo la Cia potrebbe dirci la verità. L’impressione generale resta: Amadeus ha consegnato le chiavi dell’Ariston a Fiorello, come quegli amici che ti chiedono ospitalità per una notte, si sdraiano sul divano e non se ne vanno più. Fiore ha messo le radici.