Sanremo 2020, il Festival Ama le donne. Chi sale e chi scende

Vallette addio. Il pubblico femminile promuove Clerici, Jebreal e le altre: hanno lasciato il segno. "Gaffe da perdonare, ma nel '21 una conduttrice"

Sanremo 2020, Diletta Leotta e Rula Jebreal (Ansa)

Sanremo 2020, Diletta Leotta e Rula Jebreal (Ansa)

Sanremo, 9 febbraio 2020 - Le donne fuori dall’Ariston premiano il donnismo, per dirla con Fiorello, di questo Festival di Sanremo 2020. Con una richiesta: un altro passo avanti.  Sono d’accordo Elena, Giovanna, Lara, Caterina. Ma pure Sergio e Matteo. "Si può dare di più: l’anno prossimo vogliamo una donna presentatrice". Non è fantascienza, ma è successo solo quattro volte con Loretta Goggi, Raffaella Carrà, Simona Ventura e Antonella Clerici. Quindi, da oggi, ci si può iniziare a lavorare. Intanto, però, ammettiamo che il post-vallettismo di Amadeus è stato promosso (con poche riserve).

Sanremo 2020, i look della finale e le pagelle

Chi sale

L’impegno di Rula Jebreal vince su tutte, ma anche la discesa in campo di Diletta Leotta piace alla maggior parte del parterre femminile (e a quasi tutto quello maschile). Bene anche Sabrina Salerno, sexy e ironica, anche dopo gli anta. Standing ovation per Antonella Clerici, capace di divertire con professionalità.

Chi scende

Bocciata "senza se e senza ma" Georgina che non riesce a smarcarsi dal cristian-ronaldismo e viene oscurata del tutto da Cr7. 

Francesca Sofia Novello, ahimè, non pervenuta. E Alketa? Fiumi di parole, per dirla coi Jalisse. Ma se Caterina da Cuneo le promuoverebbe tutte, c’è chi ha alcune perplessità. La quarantenne Elena, ad esempio, docente all’Università: "Boccio Georgina e Alketa. Tutte le altre mi sono piaciute. Perché sul palco hanno portato dei temi". Ed è qui, come dice Elena, il vero successo di questo Sanremo che ci ha fatto fare le ore piccole.

Amadeus era partito male, malissimo. Ma, poi, il festival delle donne è partito. E il passindietrismo, pure lui, ha fatto un passo indietro.  Certo, c’è chi si lamenta, chi lancia hashtag (di poco successo) per boicottare il festival, chi sostiene che, comunque la giri, si è trattato del solito vallettismo retrò. Ma quello che forse i detrattori (e le detrattrici) non vedono sono i passi avanti fatti.

Non dimentichiamoci il binomio bionda-mora dei festival pippo baudeschi. Questa volta c’è una donna, una giornalista palestinese, che all’Ariston ha portato l’impegno col racconto - fortissimo - della madre, brutalizzata due volte, del suicidio e di una bambina rimasta solo a cinque anni. "È stato un momento bellissimo", commentano molte donne fuori dall’Ariston in attesa dell’inizio della serata finale. "Questo vallettismo lo promuovo. Ogni presenza femminile ci ha messo del suo. Ha raccontato se stessa. E quando ci si racconta per quello che si è , senza troppi filtri, senza troppe ipocrisie, è già un successo", dice Lara, 51 anni, da Bordighera.

C’è meno entusiasmo per Diletta Leotta, ma gli uomini la promuovono quasi tutti a pieni voti. E, a sorpresa, non solo per la bellezza e per il fatto che sia la conduttrice di Dazn. Quello che è passato – per alcuni – è anche il messaggio. "Tutti hanno criticato il monologo della nonna. Ma a me è piaciuto. Mi ha ricordato la mia di nonna, la mia gioventù", racconta Marco, sessant’anni passati. Bocciate, invece, Alketa Vejsiu penalizzata dalla troppa felicità di essere sul palco del festival, e soprattutto Georgina. Troppo valletta in un’epoca di post-vallettismo. 

E se le giornaliste Rai Laura Chimenti e Emma D’Aquino non scaldano i cuori, non c’è una critica sulla loro professionalità e capacità di tenere il palco.  Infine, un discorso a parte va fatto su Antonella Clerici, La conduttrice raggiunge quasi l’unanimità dei consensi tra il popolo dell’Ariston. "È una grande professionista. E poi, quelle lacrime, hanno dimostrato umanità".

Più divisione su Sabrina Salerno: qualche signora over 50 non apprezza il sex appeal ostentato, altre, invece, plaudono alla libertà di essere come si vuole indipendentemente dall’età.  Il post vallettismo, insomma, passa l’esame. Voto sette. Se non ci fosse stata Georgina, forse, avrebbe conquistato anche un otto. Di certo, la frase di Rula racchiude tutto quello che il festival può essere e deve essere: "Chiedetevi com’era vestita Rula sul palco dell’Ariston, fate pure. Ma non chiedetevi com’era vestita lei quella notte quando la stupravano". Sono solo parole? No.