Sanremo 2019, i cantanti in gara. L'elenco completo dei big

Domani si parte. Le canzoni sono la fotografia di un'Italia inquieta

Claudio Baglioni, Virginia Raffaele e Claudio Bisio (Ansa)

Claudio Baglioni, Virginia Raffaele e Claudio Bisio (Ansa)

Milano, 4 febbraio 2019 - Secondo Claudio Baglioni le canzoni in gara al Festival di Sanremo 2019 "fotografano l’Italia per quello che è e per quello che sarà". Stando ai testi, c’è da stare allegri o da preoccuparsi?

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Gioventù bruciata. La libertà non è star sopra un albero diceva Gaber e oggi, qualche anno dopo, si può aggiungere che la giovinezza non neanche è tirare un calcio ad un pallone. Molte canzoni affrontano – direttamente o in modo trasversale – l’adolescenza, e di spensierato o speranzoso in queste giovani vite c’è ben poco. Il ritratto più impressionante è quello che Daniele Silvestri fa del ragazzino 16enne di Argentovivo: siamo nel territorio della generazione cellular-Ritalin, giovani cervelli sedati fin dai tre anni con tablet e cuffie (guarda il cartone, piccolo, e stai zitto) e sopratutto creatività e “diversità” che da genitori e prof vengono vissute – anche quando non gravi o invalidanti – come disturbi da psiconormalizzare a dispetto della giusta, folle, adolescenziale rabbia e poesia. Irama, ne La ragazza col cuore di latta, racconta di una 16enne violentata dal padre: "Linda sentiva i brividi quando quel verme entrava a casa sbronzo".

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I figli di Fedez. Sull’onda rapper della gioia neogenitoriale inaugurata con successo nel 2018 da J Ax (con un certo successo per lui) e subito dopo da Fedez (con un certo imbarazzo per gli ascoltatori), si muovono speranzosi i Boomdabash, Per un milione: "Aspetterò che torni come torni il sole / come una mamma aspetta quell’ecografia....": che ci sia anche qui un bambino in arrivo? "Sei tu che porti il sole, non c’è niente al mondo di migliore di te / Nemmeno vincere un milione"... Si vabbé, anche se vincere un milione non che sia proprio inutile ai fini dei bilanci familiari. Restando tra rapper, di vil danaro parla Achille Lauro: ripete una ventina di volte il termine Rolls Royce, e forse non è un caso che Rolls Royce sia il titolo della sua canzone, mentre Soldi s’intitola il brano di Mahmood.

I politiciDov’è l’Italia? si chiede Motta, e si risponde – come non essere profondamente d’accordo? – "Mi sono perso". "È difficile stare al mondo quando perdi l’orgoglio, lasci casa in un giorno", sono le parole dell’italo-egiziano Mahmood. "Per far pace con il mondo dei confini e passaporti / dei fantasmi sulle barche e di barche senza un porto", rockeggiano – presumibilmente visto che son rocker – i Negrita. "Le porte aperte, i porti chiusi.... Se non della tua statura hai la democrazia dentro al cuore", cantano The Zen Circus che a dire la verità, almeno sulla carta, presentano uno dei testi (L’amore è una dittatura) tra i più interessanti e intensi.

I romantici. L’amore, l’amore, l’amore.... "Quante bugie ci siamo detti" è l’incipit affatto malizioso della Tatangelo di nuovo in D’Alessio; "Ma qui c’è ancora il tuo odore che ricorda ogni notte il tuo corpo" canta Einar e si spera per lui che l’odore sia se non Chanel numero 5 almeno il profumo di un Arbre Magique.

I letterati. Citano consapevolmente Godot Carta e Shade ("Aspetto ancora una risposta") al pari di Renga (Aspetto che torni). Si ispira a Borges Nek (Mi farò trovare pronto), ma se non l’avesse detto lui difficilmente uno se ne sarebbe accorto. Molto molto poetik Cristicchi: "Anche in un chicco di grano si nasconde l’universo". Esistenzialista enigmatica Pravo: "Magari prova a immaginare che sul retro della vita ci sia un’immagine più forte". Che vorrà dire?

Il migliore. Nigiotti dedicato al nonno: "Mi mancano i tuoi fischi mentre stai a pisciare / Mi manca la Livorno che sai raccontare".

La speranza. Ultimo, che canta: "Se solamente Dio inventasse delle nuove parole potrei scrivere per te nuove canzoni d’amore". E tutti noi avremmo risolto un problema.

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