Venerdì 11 Luglio 2025
Maddalena De Bernardi
Magazine

San Giovanni, le tradizioni del 24 giugno: tra fuochi, rugiada e riti contadini

Dalla notte delle streghe all’acqua profumata di fiori, i riti del solstizio si mescolano alla festa cristiana di San Giovanni Battista: un giorno sospeso tra luce, natura e credenze popolari

San Giovanni, le tradizioni del 24 giugno

San Giovanni, le tradizioni del 24 giugno

Roma, 24 giugno 2025 – La notte tra il 23 e il 24 giugno è un momento magico. Celebrata come festa di San Giovanni Battista nel calendario cristiano, la festa, antichissima, coincide con i giorni immediatamente successivi al solstizio d’estate. In molte culture europee, le tradizioni legate al 24 giugno affondano le radici in riti solari e agrari, poi reinterpretati in chiave religiosa. È un momento dell’anno percepito come soglia, in cui la natura è al massimo della sua energia: le giornate sono lunghe, i campi in fiore, la luce travolgente.

In passato si pensava che la notte di San Giovanni fosse un tempo favorevole per proteggersi, purificarsi e raccogliere forze per il futuro. Prima dell’alba si raccoglievano erbe e fiori, dall’iperico che veniva messo a macerare per creare l’olio curativo per la pelle, alle noci per il tradizionale nocino.

Fuochi di San Giovanni: bruciare il vecchio, invocare il nuovo

In molte zone d’Italia la notte di San Giovanni è associata ai falò. Dalle colline dell’Emilia-Romagna ai borghi della Toscana e della Liguria, accendere un fuoco nella notte del 23 giugno aveva una doppia funzione: scacciare le negatività e propiziare la buona sorte.

I rami secchi raccolti durante l’anno venivano bruciati per chiudere simbolicamente un ciclo. In alcuni luoghi era usanza saltare sul fuoco per ottenere protezione da malattie e dalla sfortuna, mentre in altri si gettavano nel fuoco erbe aromatiche o biglietti con desideri da affidare alla luce dell’estate.

L’acqua magica di San Giovanni

Accanto al fuoco, l’altra protagonista è l’acqua. Una delle tradizioni popolari ancora oggi amate è il rito della preparazione dell’acqua di San Giovanni. Le erbe e i fiori raccolti venivano messi nell’acqua e lasciati all’aperto durante la notte.

La mattina del 24 era usanza lavarsi con l’acqua di San Giovanni, come gesto di purificazione e buon augurio. In molte regioni si diceva che fosse la rugiada notturna a rendere speciale l’acqua. Secondo la tradizione, la rugiada di San Giovanni avrebbe proprietà benefiche, in grado di proteggere e guarire. L’iperico, la verbena, la lavanda, il rosmarino, la salvia erano tutte erbe da raccogliere per San Giovanni, magiche per il sapere contadino, perché preziose per le molte virtù.

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Le erbe della notte delle streghe

Il 24 giugno è noto anche come “notte delle streghe” in molte zone d’Europa. Si pensava che spiriti e forze misteriose fossero particolarmente attivi in queste ore di passaggio tra luce e buio. Da qui l’usanza di raccogliere proprio in questa notte le erbe più potenti, perché ritenute cariche di energia.

L’iperico, noto anche come “erba di San Giovanni”, veniva appeso alle porte per allontanare i malefici. In molte tradizioni, la notte veniva vissuta anche come tempo di premonizioni: si facevano sogni profetici, si osservavano i segni del cielo, si lanciavano gusci di noce nell’acqua per leggere il destino.

Le tradizioni di San Giovanni raccontano di un passato agricolo e rituale. Invitano alla cura, alla contemplazione, al rinnovamento. L’acqua, il fuoco, le piante e la notte: San Giovanni, tra leggenda e riti antichi, resta una soglia simbolica, da attraversare con immaginazione e meraviglia pensando all’estate che è al suo fulcro e proprio da qui inizia la sua lenta, inesorabile, discesa.