Politici in mutande (come la gente comune). Salvini e Di Maio da copertina

Da Bossi ai due vicepremier, la politica si mette a nudo

Salvini fotografato da Oggi sul balcone di casa. Di Maio in copertina su Chi

Salvini fotografato da Oggi sul balcone di casa. Di Maio in copertina su Chi

Roma, 21 giugno 2019 - Quando il corpo della politica arriva alla mutanda è ora di farsi qualche domanda. Tipo: quale sarà il passo successivo? Facendo uno striptease della nostra intelligenza, il cammino dell’evoluzione ha modificato le istituzioni nazionali. Come in ogni mercato la popolarità si misura in centimetri di pelle, segmenti di carne, volumi di ciccia esibita. È lo spread dell’attenzione elettorale: quando si abbassa, il politico lo insegue al ribasso. Tranquilli, però, il limite estremo non sarà questione di moralismo, ma di noia.

Il corpo politico denudato degli anni Settanta era un inno alla vita, al sesso liberato, all’amore espresso con naturalezza, era la fine del triangolo borghese, delle convenzioni, lo smascheramento del desiderio. La mutanda attillata simil verde militare esibita sul balcone, è il ritorno calcolato della borghesia di provincia. Altro che diavolo in corpo, quel Salvini flaccido come chi non ha ancora visto il caffè, è il tinello della passione, il balcone delle mille villette d’Italia, coi vasi da innaffiare e i vicini curiosi.

Ma proprio in questa burrosa naturalezza post notte d’amore si identifica l’italiano medio. E quel corpo imperfetto ma appagato dialoga con la bermuda vacanziera di Luigi Di Maio, che segna i fianchi arrotondati. Anche in quei fianchi, lontani dal corpo perfetto vitruviano, si accoccola l’Italia profonda. Quell’Italia che si sogna Apollo ma si riconosce in Trimalcione e nel segreto dell’urna preferisce affidare le sue sorti al liberto piuttosto che al divino, magari professorone. Nel parlare coi loro corpi che estremizzano la normalità, Salvini e Di Maio sono innegabilmente bravi. Oggi la politica logora chi non si sveste. Prendete il premier Conte al balcone. Attenti ai balconi! Guardate l’avvocato del popolo costretto a disputare da un palazzo all’altro con un secondo avvocato del popolo, tale Raffaele Capasso, lui sì così uomo del popolo da uscire di corsa in mutande a salutare il suo premier. La mutanda vince sempre, in questo Paese, di fronte a una cravatta. Soprattutto quando torna al popolo, la mutanda imbarazza il populista in cravatta. E lo costringe a recitare la parte della plebe, impacciato dal completo scuro, inevitabilmente trascinato verso il basso carnevalesco.

Meditate, politici: la mutanda va maneggiata con cura. Non contiene solo le vostre virtù, ma anche un messaggio come la canotta di Bossi, passaporto popolare del Senatùr che dimostrò di non essere un feroce capo celtico ma il vicino che fuma al balcone e ci puoi fare due chiacchiere sul campionato. Canotta che, diciamolo, di fronte alla mutanda da ipermercato denotava un certo stile. Prima ancora di Bossi, Mussolini, che il corpo lo sapeva usare. Il Minculpop impediva di mostrare nei cinegiornali il duce che ballava; via libera invece al corpaccione a petto nudo tra covoni di grano. La politica ci ha spesso lasciato in mutande, ma nessun politico ha mai tollerato l’apparizione del popolo in mutande.

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