Giovedì 25 Aprile 2024

Roma riabilita Depp: "Hollywood? No grazie"

Dopo i boicottaggi per le accuse dell’ex moglie, il divo riparte dalla Festa del Cinema con una web serie per bambini tutta italiana

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di Beatrice Bertuccioli

Ricominciare lontano da Hollyood, "un posto dove andare soltanto in vacanza". Hollywood no grazie, perché ingrata, dopo i tanti successi e mega incassi assicurati. Per cinque anni lo ha osteggiato. "Hollywood mi boicotta per la mia vita privata", si era sfogato la scorsa estate Johnny Depp con il Sun, definendo "surreale" il periodo che stava vivendo. E aggiungeva che il suo nuovo film, Minamata, sarebbe uscito nel Regno Unito e non negli Stati Uniti. E dunque, ricominciare altrove, magari in Italia, a Roma, dove ieri erano tutti in delirio per lui, arrivato con oltre due ore di ritardo all’incontro all’Auditorium, ma non per colpa sua. Il fatto è che i suoi assatanati fan avevano preso d’assedio l’albergo dove alloggia nella capitale, in pratica impedendogli di uscire.

Un incontro organizzato da Alice nella città, la rassegna autonoma e parallela alla Festa del Cinema, rivolta principalmente al pubblico più giovane. E ai giovanissimi si rivolge Puffins, la web serie animata, 190 episodi da cinque minuti ciascuno, alla quale Depp presta la sua voce e la sua fisionomia. Totalmente italiana, ideata e prodotta da Andrea Iervolino e Monika Bacardi e distribuita in novanta paesi (visibile su Apple e su Amazon), la serie ha intenti educativi, insegna ai più piccoli a credere in se stessi, parla di uguaglianza e difesa dell’ambiente. E in questa serie Depp è Johnny Puffin, una specie di delicato uccellino, una pulcinella di mare, con chitarra a tracollo e bandana in fronte.

Insomma, un bel cambiamento rispetto all’immagine del divo bello e dannato, dell’uomo degli eccessi, messo sotto accusa dalle ex. Ricominciare da qui, da Johnny Puffin, da Roma, offrendo l’immagine di un padre amorevole, di un divo sì, ma giocherellone, che scherza sul palco con l’interprete, mettendole in testa il suo iconico cappello. E, dopo avere chiesto l’autorizzazione all’attore, Iervolino racconta di quando Depp, per rassicurare la figlia di cinque anni, in crisi perché non somigliava alla sua Barbie, la portò in un ristorante e le mostrò le altre donne e bambine. Ce n’è forse qualcuna che somiglia alla tua bambola? Domandò alla figlioletta. Naturalmente, no.

Depp, cosa le è piaciuto di questo Johnny Puffin, che parla una lingua inventata, fatta di suoni e rumori?

"Quando ci siamo incontrati con Andrea e abbiamo parlato di questa serie, sono stato attratto proprio dalla possibilità di fare qualcosa di completamente diverso da quanto fatto finora. Ho studiato per capire come farlo esprimere e in particolare ho fatto delle ricerche per scoprire a quali suoni e rumori reagiscono i bambini molto piccoli, i lattanti. Poi ho mescolato questo tipo di suoni e rumori a quelli che emette la pulcinella di mare".

Una carriera costellata da grandissimi successi, tutti i film fatti con Tim Burton, da Edward Mani di Forbice a La fabbrica di cioccolato, e poi la fortunatissima saga dei Pirati dei Caraibi, con il suo amatissimo Jack Sparrow. Ora qual è il cinema che le interessa fare?

"Ho avuto una carriera estremamente interessante. Ho sempre fatto e faccio quello che mi piace fare, e mi auguro di continuare. Ho fatto personaggi magnifici che hanno regalato gioia e divertimento a tante persone. Ma ora mi interessa fare altro e mi fa piacere essere fuori da quella macchina che sputa battute e storie scontate, basate su formule e che quindi non hanno nulla di originale. A me interessa fare cose anche semplici, realizzate magari con un telefonino, da un esordiente di 15 anni ma che ha qualcosa da dire, qualcosa di bello. Non mi importa avere un grande regista. Per me Hollywood è soltanto un posto dove andare in vacanza, perché è un luogo privo di conoscenza. Preferisco puntare quindi su questo altro genere di lavori piuttosto che adagiarmi su questa macchina priva di cultura".

Tra i tanti successi, di quale è più fiero?

"Considero i miei figli il mio più grande successo, in assoluto. Per quanto riguarda il mio lavoro d’attore, devo dire che appartengo a quella scuola di pensiero per cui non si deve mai essere completamente soddisfatti perché significa un po’ morire, spegnere la voglia di tentare altro, di fare di più".

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