
Le accuse contro Rocco Siffredi rappresentano un momento di svolta per l’industria del porno, costringendo a un confronto inevitabile con il tema del consenso e delle tutele per chi lavora in questo settore
Il mondo del cinema per adulti è stato travolto da un’ondata di polemiche e accuse gravissime rivolte a una delle sue icone più celebri, Rocco Siffredi. L’attore e produttore italiano, conosciuto in tutto il mondo come il “re dell’hard”, si trova al centro di un’inchiesta giornalistica condotta dalla trasmissione tv “Le Iene”, che ha raccolto testimonianze scioccanti di alcune attrici porno.
Queste donne, provenienti da diversi Paesi e senza apparenti legami tra loro, hanno denunciato episodi di violenza fisica e psicologica, accusando Siffredi di aver oltrepassato i limiti del consenso durante le riprese e, in alcuni casi, anche fuori dal set. Le accuse, rese pubbliche il 15 aprile 2025, hanno riacceso il dibattito sul tema del consenso nell’industria del porno, mettendo in discussione le dinamiche di potere e le tutele per le performer. Nel frattempo, Siffredi ha respinto con forza ogni addebito, parlando di una “congiura internazionale” orchestrata per distruggere la sua reputazione.
Le accusatrici e le loro testimonianze
L’inchiesta di Le Iene, curata dai giornalisti Roberta Rei e Francesco Priano, ha portato alla luce denunce dettagliate e disturbanti. Tra le accusatrici figurano attrici come Lera, Gloria e Ophelia Dust, che hanno descritto episodi in cui i confini concordati prima, secondo loro, sarebbero stati sistematicamente ignorati da Siffredi, portando a situazioni di violenza fisica e psicologica.
Le accuse non si limitano ai set cinematografici. Alcune attrici hanno denunciato episodi avvenuti durante casting, come quello a Budapest, dove Siffredi avrebbe imposto pratiche non concordate, accompagnate da minacce. Queste testimonianze delineano un quadro di abusi sistematici, in cui il consenso, elemento cruciale nel contesto del porno, sarebbe stato ripetutamente violato.
Un aspetto controverso emerso dall’inchiesta riguarda i cosiddetti “video di consenso”, registrazioni effettuate prima delle riprese in cui le attrici dichiarano di accettare le pratiche previste. Secondo le denuncianti, questi video non avrebbero valore legale né morale, spesso girati in contesti di pressione psicologica o economica, e non sarebbero sufficienti a giustificare il superamento dei limiti concordati durante le riprese.
La difesa di Rocco Siffredi
Rocco Siffredi ha risposto alle accuse davanti alle telecamere di Le Iene, negando categoricamente ogni addebito. “Forse in qualche scena sono stato un po’ esagerato, ma non ho mai costretto nessuna. Il mio modo di vivere il sesso è intenso, ma sempre consensuale. Non sono uno stupratore pervertito”, ha dichiarato l’attore, visibilmente scosso ma determinato a difendersi.
Siffredi ha ammesso che il suo stile sul set può essere “forte e violento”, ma ha insistito sul fatto che ogni atto fosse concordato e che le accuse siano parte di una campagna orchestrata per rovinarlo.“È una congiura internazionale contro di me”, ha affermato, promettendo di rivelare presto dettagli che, a suo dire, dimostrerebbero l’esistenza di un complotto. Secondo Siffredi, le testimonianze delle attrici sarebbero motivate da invidia o da interessi esterni volti a screditarlo. “Ho le chat, ho i testimoni, ho tutto per dimostrare che non è vero”, ha aggiunto, sfidando le accusatrici a presentare prove concrete.
L’attore ha anche cercato di contestualizzare il suo comportamento, sottolineando la natura estrema del porno e la necessità di un consenso chiaro, che, a suo avviso, sarebbe sempre stato rispettato. Tuttavia, le sue parole non hanno placato le critiche, con molti che hanno sottolineato come le sue dichiarazioni minimizzino la gravità delle accuse e spostino l’attenzione su una presunta cospirazione piuttosto che affrontare direttamente le testimonianze.
Il contesto: il consenso nel porno
Le accuse contro Siffredi hanno riportato al centro del dibattito pubblico il tema del consenso nell’industria del porno, un settore in cui le dinamiche di potere, le pressioni economiche e la normalizzazione di pratiche estreme possono rendere il confine tra consenso e coercizione estremamente labile. Le testimonianze delle attrici evidenziano una realtà in cui la paura di ritorsioni, la dipendenza economica e la mancanza di tutele legali possono spingere le performer a tacere per anni.
L’inchiesta ha messo in luce anche il ruolo dei “video di consenso”, che, lungi dall’essere una garanzia di libera scelta, possono essere percepiti come uno strumento di pressione. Inoltre, il fatto che molte delle accusatrici provengano da Paesi diversi e non si conoscano tra loro rafforza l’idea che i problemi denunciati non siano episodi isolati, ma parte di una cultura più ampia all’interno dell’industria.
In passato, Siffredi stesso aveva affrontato il tema della pornografia e dei suoi effetti, come nel 2023, quando, in un dialogo con la ministra Eugenia Roccella, si era espresso a favore di maggiori restrizioni all’accesso al porno per i minori, definendo i contenuti hard come “finzione” e sottolineando la necessità di educare i giovani a distinguere tra realtà e intrattenimento. Tuttavia, le recenti accuse sembrano contraddire questa immagine di responsabilità, gettando un’ombra sulla sua carriera e sul suo ruolo pubblico.
Le reazioni e il futuro
Le denunce hanno scatenato un’ondata di reazioni, sia nell’industria del porno che nell’opinione pubblica. Sui social, in particolare su X, le accuse hanno generato dibattiti accesi, con alcuni utenti che difendono Siffredi, citando la natura consensuale del porno, e altri che esprimono solidarietà alle accusatrici, chiedendo maggiore accountability nel settore.
Dal punto di vista legale, non è ancora chiaro se le accuse sfoceranno in procedimenti giudiziari. Le attrici non hanno reso pubbliche denunce formali, ma l’inchiesta giornalistica potrebbe spingere le autorità a indagare ulteriormente. Nel frattempo, Siffredi ha annunciato di voler fornire prove a sua discolpa, il che potrebbe aprire nuovi capitoli in questa vicenda.