Giovedì 25 Aprile 2024

Ritratto di Fernanda, la donna che salvò Brera

Prima donna direttrice di un museo pubblico, a Milano la Wittgens risparmio dalla furia della guerra i "capolavorissimi" della Pinacoteca

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di Stefania Consenti

"Fernanda Wittgens? Un esempio per le giovani donne di oggi. È riuscita a sfondare il tetto di cristallo, a diventare la prima donna direttrice di un museo pubblico, la Pinacoteca di Brera. Una salvatrice di opere d’arte e di persone, ebrei e antifascisti, per questo scontò con il carcere il suo impegno. È stata riconosciuta Giusta tra le nazioni".

Giovanna Ginex, storica dell’arte e curatrice, è l’autrice con Rosangela Percoco de L’allodola (Salani) libro dedicato alla storica dell’arte milanese Fernanda Wittgens, nata nel 1903 e scomparsa nel 1957. Prefazione di James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera che ha avuto il merito di salvarla dall’oblio, verrà presentato a Bookcity (in digitale) il 13 novembre alle 17.

Il romanzo ricostruisce in maniera incalzante una vita straordinaria, dedicata all’arte, la sua passione. Donna forte e coraggiosa, ostinata, controcorrente, quando Brera viene bombardata, nel 1942 e 1943, Fernanda sposta in alcuni depositi del centro Italia quelli che lei chiamava i "miei capolavorissimi" da Mantegna a Raffaello, per non farli uscire dal territorio nazionale.

Ginex, che altro ha scoperto di Fernanda Wittgens?

"Che era anche fragile, vulnerabile. Diceva che era difficile comandare altri uomini. E per farsi largo in un ambiente allora, completamente maschile, era costretta ad indossare la “maschera”, a fare la dura".

Con umiltà e determinazione intraprende una carriera poi costellata di successi....

"Era entrata a Brera con il titolo di operaia avventizia, piena di entusiasmo. La carriera parte dal basso sino a diventare assistente del direttore Ettore Modigliani, il suo mentore. Determinante il suo contributo per la crescita e il posizionamento internazionale del museo".

Il momento più difficile della sua vita?

"La morte di Modigliani, senza dubbio. Un incontro che le aveva cambiato la vita e lo stesso Bradburne lo scrive nella sua prefazione: “gli dedicò una devozione che si può definire soltanto amore“. Anche il periodo in carcere è stato duro ma lo aveva messo in conto, ammonendo i familiari di non far nulla, “nessun atto men che rispondente al mio stile, se no lo smentisco e peggioro la situazione...“"

Non passava certo inosservata. E anche Antonio Greppi, primo sindaco della Milano liberata, ne resta colpito a tal punto da scrivere: "Non dette quasi all’usciere il tempo di annunciarla. E mi vidi davanti una donna diversa da tutte le altre. Un erudito classicheggiante avrebbe immaginato in lei Pallade-Athena: io pensai alla Walkiria. Il nome me lo ripetè lei, allungandomi la mano, sono Fernanda Wittgens".

Alzava continuamente l’asticella, voleva vincere sempre, al prestigio sacrifica l’amore...

"Non aveva tempo! Ma aveva una vita privata fatta di vivissimi affetti, dalla famiglia alle amiche. Nel privato era simpatica, leggera. Amava la sobrietà e ci teneva ad essere elegante ma senza sbavature. Si concedeva piccoli lussi che cercava di tenere segreti. Adorava una cipria francese, N’aimez que moi della profumeria Caron, a Parigi, riusciva sempre a procurarsela. E ciò la faceva felice".

Il 9 giugno del 1950, Brera, dopo i bombardamenti, viene restituita al Paese...

"Un momento emozionante per Fernanda, riparte l’avventura del “museo vivente” che arriva ai giorni nostri. Con Bradburne che ancora di lei scrive che era “un’educatrice visionaria, convinta che il museo fosse espressione dei valori illuministi e che la sua missione educativa fosse quella di combattere la parte bestiale della personalità umana“. Era appassionata e moderna. Aveva come obiettivo la coerenza, era disposta anche a morire per le sue convinzioni".

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