Rita Pavone: "Quando Elvis mi disse: ti conosco. Papà non voleva sposassi Teddy"

L’esplosiva cantante ripercorre la sua carriera. "Ai provini rispondevo a tono a chi mi dava della nana" Il fenomeno Gian Burrasca: "Ero perplessa, ma la Wertmüller mi convinse a interpretare un ragazzo"

La cantante Rita Pavone, 76 anni, ospite durante il Settantesimo Festival di Sanremo

La cantante Rita Pavone, 76 anni, ospite durante il Settantesimo Festival di Sanremo

MILANO - Rita Pavone, su Canale 5 va in onda l’ultima punta di All together now con i bambini come protagonisti. "Uno pensa ai bambini dello Zecchino d’oro, e invece questi ci hanno schiaffeggiato. Che voci, che presenza scenica".

D’altronde, anche lei ha cominciato da piccola. "Avevo 6-7 anni e mi esibivo in casa. Mio padre diceva che era difficile farmi salire sul tavolo ma poi non volevo più scendere. A 9 anni ho avuto il mio debutto al teatro Alfieri di Torino, facevo due interventi. Nel primo atto imitavo Al Jolson, nel secondo interpretavo una bambina americana che cantava Arrivederci Roma . È stato un tale shock che ho avuto la febbre per sette giorni. Lì ho capito che il palcoscenico mi piaceva troppo. Ho cominciato a fare la gavetta: locali, serate di piazza...".

Mi racconta un aneddoto? "Mio papà mi faceva da manager, e mandava in giro foto in cui apparivo più vecchia. Quando gli organizzatori mi vedevano di persona, mi guardavano dall’alto in basso – non ci mettevano molto – e si meravigliavano: “Ma questa è la cantante?“. A me sembrava di essere uno di quei cavalli a cui si guarda in bocca per valutarne l’età. Sa quante volte mi sono sentita dare della nana?"

E lei come rispondeva? "Ribattevo così: “Se, con il mio metro e 53, ho venduto 50 milioni di dischi, chissà quanti ne avrei venduti se fossi stata alta 1,74!“ Che sofferenza alle elementari: la maestra ordinava: mettetevi in fila. Guardava fila poi diceva: riempite quel buco. Ma nel buco c’ero io!"

Passiamo a Gian Burrasca , pietra miliare della tv italiana: come andò che la scelsero come protagonista? "Lina Wertmüller era stata uno degli autori di Studio Uno , a cui avevo partecipato per 12 puntate. Per farsi rispettare dalle maestranze che non erano abituate a prendere comandi da una donna, usava un linguaggio molto crudo. Stava lavorando alla versione tv di Gian Burrasca e me ne parlò. Io, che non avevo letto il libro, lo presi in mano e scoprii che il protagonista era un maschio. Già avevo i miei problemi, essendo piatta come un asse da stiro, ma a 12 mi ero innamorata di William Holden. Avevo visto il film Picnic con Kim Novak e in una scena a Holden strappano la camicia. Il torso nudo di quell’attore mi confermò che i miei ormoni funzionavano benissimo".

Quindi, fece le sue rimostranze alla regista? "Feci le mie obiezioni a Lina che mi citò Il diavolo è femmina con Cary Grant, dove Katherine Hepburn interpreta appunto la parte di un ragazzo. Allora cominciai a studiare i miei tre fratelli maschi, i loro atteggiamenti, soprattutto quel continuo grattarsi da tutte le parti, e quando dico tutte intendo proprio tutte. Divenni un maschio talmente credibile che le ragazzine si innamoravano di me!"

Lei ebbe la possibilità di lavorare stabilmente in America ma suo padre le sbarrò la strada... "Ho lavorato due anni negli Stati Uniti, imparando un modo di lavorare tutto diverso dal nostro. Lì, se l’orario è fissato per le nove, si comincia alle nove in un silenzio assoluto, non c’è qualcuno che grida: “Aho’, do’ sta er cavo? “. Ho fatto il sold out alla Carnegie Hall, sono stata 5 volte all’Ed Sullivan Show, sono stata accanto a Duke Ellington ed Ella Fitzgerald. Ma quando mi hanno proposto un contratto avevo solo 19 anni, e la maggiore età allora era 21. Mio papà si è rifiutato di affidarmi a una governante, e non gliel’ho mai perdonato. Ho avuto una chance incredibile e l’ho buttata a mare, altrimenti oggi, chissà, sarei a cantare a Las Vegas."

Perché suo padre si rifiutò di permetterle di restare negli Usa? "Aveva una storia, e più io stavo in Italia più stavo con mamma".

Negli Usa ha incontrato anche Elvis Presley, ce lo racconta? "Ero andata a Nashville mentre incideva un disco. Il suo manager, il famoso colonnello Parker, non voleva farmelo incontrare. Ma quando lui uscì dallo studio mi vide e disse: “Ma io ti conosco! Sei stata all’Ed Sullivan show“. Capito? Era Elvis che riconosceva me. Gli chiesi una foto, ma lui mi regalò addirittura un suo dipinto".

Oggi lei, con Iva Zanicchi e Orietta Berti, rappresentate la ‘silver generation’ che il pubblico ha riscoperto. A cosa è dovuto, secondo lei, questo rinnovato successo? "Perché noi cantiamo. Oggi non si canta più. Il signor tempo è passato su di me e mi ha lasciato i suoi segni, ma si è dimenticato della voce. Ogni artista sa quando è il momento di appendere le scarpe al chiodo, ma io, a 76 anni, penso che quel momento non sia ancora venuto. L’anno prossimo vorrei incidere un nuovo album. Allo stesso tempo mi occupo della casa, curo il giardino, ogni tanto stiro. Da giovane ero aiutante in una camiceria. Dentro di me ci sono due gemelle, Pavone la cantante e Rita, l’altra".

Nel 2022 saranno 60 anni carriera e 54 di matrimonio... "Non ci dava una lira nessuno, e invece. Non è detto che una bella coppia funzioni per forza. Anche le coppie di sghimbescio, per così dire, possono durare". E la sua di sghimbescio lo è: suo marito, Teddy Reno, ha vent’anni più di lei... "Certo, adesso a 96 anni comincia ad avere le sue difficoltà, ma se lo sentisse cantare! Agli altri non piaceva, ma a me sì. Avevo capito che se non avessi preso quel treno avrei perso un pezzo della mia vita".

Eppure suo papà era contrario al suo matrimonio... "Lo ha osteggiato a lungo. Ma un giorno, qui nella mia casa in Svizzera, mi ha detto: mi sa che con voi ho toppato. “Eh, ci hai messo un po’ di tempo a capirlo“, gli ho risposto".

Perché vive in Svizzera? "Per riconoscenza verso un Paese che mi ha permesso di sposarmi. Mio marito era già stato sposato in Messico per procura, poi aveva divorziato. Poiché in Italia il divorzio non c’era ancora, se mi avesse sposato sarebbe potuto risultare bigamo. Chiedemmo consiglio a un avvocato, che ci suggerì di andare all’estero. Così siamo diventati marito e moglie in una piccola cappella di Lugano, e siamo venuti a vivere qui, che è così tranquillo. Ma lo dico per le malelingue: quando lavoro in Italia verso il 30% alla fonte. Io le tasse le pago tutte"  

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