Mercoledì 24 Aprile 2024

Rimbaud e Verlaine, amanti senza Pantheon

No di Macron alla sepoltura dei due poeti nel cimitero dei grandi francesi. La famiglia di Arthur non vuole: "Tutti penserebbero che erano gay"

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Parigi, 15 gennaio 2021 - No, Arthur Rimbaud e Paul Verlaine non riposeranno insieme al Pantheon. I due poeti “maledetti” che vissero una storia d’amore fra le più laceranti e passionali della letteratura francese continueranno a restare lontani: il primo nel triste cimitero di Charleville-Mezières, nelle nebbiose e piovose Ardenne; il secondo in quello polveroso e rumoroso di Batignolles, ai limiti della tangenziale che corre attorno a Parigi. Il progetto dell’editore Jean-Luc Barré (autore di una splendida biografia di Rimbaud) e di un gruppo di scrittori e letterati fra cui Nicolas Idier (la “plume” che scrive i discorsi del primo ministro Jean Castex), resterà lettera morta nonostante l’appoggio entusiasta del ministro della cultura Roselyne Bachelot.

Volevano onorare i due geni che con i loro versi hanno illuminato la Francia, due uomini che sono divenuti simbolo di libertà e dolore, sregolatezza e rivolta, facendo traslare le loro spoglie nel tempio in cui riposano i Grandi. Ma il presidente Emmanuel Macron ha detto no, rispettando la ferma opposizione espressa dai familiari di Rimbaud. "Non posso oppormi alla volontà manifestata dalla famiglia del defunto", ha detto Macron. E ha aggiunto: "Il Pantheon ospita le personalità il cui pubblico impegno s’identifica con la trasmissione dei valori della Repubblica". Come a dire: Rimbaud e Verlaine sono due grandissimi poeti e i loro nomi rimarranno per sempre nella storia: ma non rappresentano, per la vita “eccessiva” e scandalosa che hanno condotto, un esempio che lo Stato possa glorificare… Si chiude così una tormentata, lunghissima vicenda che ha nettamente diviso l’opinione pubblica francese e l’intero mondo della cultura transalpina. "Peccato. Arthur Rimbaud e Paul Verlaine sono per noi i simboli della diversità. Furono colpiti duramente dall’omofobia implacabile della loro epoca. Sono i nostri Oscar Wilde. Avrebbero meritato una maggiore considerazione", commenta amareggiato Jean-Luc Barré.

"Apprezziamo la decisione di Macron che ha rispettato il sentimento dei familiari di Rimbaud e ha trattato con grande umanità questo difficile dossier, senza lasciarsi influenzare dalle lobbies intellettuali parigine", ha replicato Alain Tourneaux, presidente dell’associazione “Amici di Rimbaud”. Qualche mese fa Jacqueline Teissier-Rimbaud, pronipote dell’autore delle Illuminations e di Una stagione all’inferno, aveva motivato la sua opposizione spiegando che “se i due poeti faranno insieme il loro ingresso al Pantheon, tutti penseranno a un omaggio che sancisce la loro unione omosessuale. Ma non è andata così: Rimbaud non è nato e non è morto con Verlaine, ha solo trascorso con lui pochi anni della sua giovinezza". Il romanziere Laurent Nunez, ha aggiunto: "Non erano una coppia. L’uno e l’altro hanno avuto altri amori. Vivevano a migliaia di chilometri di distanza".

La loro fu una storia caotica e commovente durata quattro anni, vissuta nei fumi dell’alcool e dell’assenzio, in condizioni quasi di miseria ma nobilitata dall’estasi della poesia e dell’arte. Rimbaud aveva 18 anni e Verlaine 28 quando si conobbero. Sposato con Mathilde, donna paziente e determinata ma "troppo equilibrata", Verlaine rimase stregato dal fascino del giovane Rimbaud. Lasciò la famiglia e fuggì col suo amante in Inghilterra e in Belgio.

Vissero periodi di grande esaltazione e di scenate terribili, distacchi dolorosi, riappacificazioni e minacce di suicidio, fino a quel terribile mattino del 10 luglio 1873 in cui, quando erano sbronzi tutti e due, Rimbaud annunciò la decisione di chiudere il rapporto. In un accesso di follia Verlaine estrasse la pistola e sparò due colpi. Il primo colpì Rimbaud al polso, il secondo andò a vuoto. Lo scandalo fu enorme. Verlaine finì in prigione e Rimbaud, che aveva appena terminato Un Saison en Enfer, gliene mandò una copia con la dedica: "Senza rancore".

Tornato da Mathilde che lo aveva perdonato, Verlaine mantenne un contatto epistolare con Arthur, ma fra di loro tutto ormai era finito. Vissero, morirono e furono sepolti lontani l’uno dall’altro. L’idea di riunirli al Pantheon – il ministro Bachelot ci scusi – non era delle più felici.

 

 

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