Giovedì 25 Aprile 2024

Richard Dreyfuss contro le regole inclusive degli Oscar: “Mi fanno vomitare”

L’attore bacchetta il regolamento sulla ‘diversity’ (quote etniche e di genere) che verrà applicato dagli Academy Award nel 2025. E difende il blackface: "L'arte è arte”.

Richard Dreyfuss nell'intervista alla Pbs

Richard Dreyfuss nell'intervista alla Pbs

“Le regole inclusive degli Oscar? Mi fanno vomitare”. È un commento senza mezzi termini quello di Richard Dreyfuss, l’attore lanciato da ‘American Graffiti’ e consacrato dalla statuetta d’oro come miglior attore vinta con ‘Goodbye amore mio!’. Al centro della polemica che sta scuotendo Hollywwod c’è il cambio di passo anti-discriminaizione voluto dalla Academy Award, a partire dall’accordo riservato introdotto quest’anno con cui i produttori si impegnano a rispettare quote etniche e di genere. “A partire dal 2024, i film dovranno soddisfare i nuovi standard di inclusione per essere ammessi agli Academy Awards per il miglior film. Dovranno avere una certa percentuale di attori o troupe appartenenti a gruppi razziali o etnici sotto rappresentati”, ha raccontato Dreyfuss in un’intervista alla Pbs Tv.

“Nessuno dovrebbe dirmi cosa sia la moralità”.

“Nessuno dovrebbe dirmi, come artista – ha spiegato Richard Dreyfuss, che è stato anche co-protagonista del film di Spielberg, ‘Incontri ravvicinati del terzo tipo” – che devo cedere all'idea più recente e attuale di cosa sia la moralità. Cosa stiamo rischiando? Stiamo davvero rischiando di ferire i sentimenti delle persone? Non puoi legiferare su questo. Devi lasciare che la vita sia vita e, mi dispiace, non credo che ci sia una minoranza o una maggioranza nel Paese che debba essere soddisfatta in questo modo”. Gli Oscar stanno “trovando il giusto equilibrio”, ha detto qualche mese fa Janet Yang, presidente dell'Academy. “Vogliamo regole che abbiano un senso, che tengano le persone all'erta, ma non dicano alla gente cosa fare”.

Standard di inclusione: come cambiano gli Oscar

Il nuovo regolamento dell'Academy Awards entrerà in vigore nell’edizione degli Oscar 2025, ma di fatto le regole dovranno essere applicate dalle casi di produzione già nei prossimi mesi. Tutti i film che riceveranno una nomination dovranno soddisfare due requisiti sui quattro previsti dal regolamento. Ecco quali sono. Almeno uno dei personaggi principali deve appartenere a un “gruppo etnico o razziale sotto rappresentato”, il 30% del cast deve provenire da almeno due gruppi delle categorie sotto rappresentate (donne, minoranze etniche, persone Lgbtq+ o persone con disabilità) e il soggetto del film si deve concentrare su uno di questi gruppi. Un effetto del nuovo corso ‘politically correct’ si è visto quest’anno, con la premiazione di Michelle Yeoh come miglior attrice protagonista e il riscatto di Ke Huy Quan, l’attore vietnamita discriminato da Holywood per la sua etnia e ora consacrato come miglior attore non protagonista di ‘Everything Everywhere All at Once’.

Bandito il ‘blackface’, Dreyfuss: “L'arte è arte”

È sparito da Hollywood il ‘blackface’, il trucco teatrale usato in passato per trasformare gli attori bianchi in personaggi dalla pelle nera. Tra i casi più famosi di ‘blackface’, Dreyfuss ha ricordato (e difeso) Laurence Olivier, l’attore inglese che interpretò 'Otello' nell’adattamento cinematografico del 1965. Un trucco considerato offensivo: nel 19esimo secolo, negli Stati Uniti, alcuni artisti bianchi lo usavano per deridere i neri ridotti in schiavitù negli spettacoli razzisti. “Laurence Olivier è stato l'ultimo attore bianco a interpretare Otello – ha ricordato Dreyfuss – lo ha fatto in blackface nel 1965. E ha interpretato brillantemente un uomo di colore”. Dreyfuss ha proseguito: “Mi è stato detto che non avrò mai la possibilità di interpretare un uomo di colore? A qualcun altro viene detto che se non è ebreo non dovrebbe interpretare il Mercante di Venezia? Siamo pazzi? Non sappiamo che l'arte è arte?”. Ma non solo. “È così sconsiderato che (il regolamento, ndr) tratta le persone come bambini”, ha concluso l’attore.

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