Giovedì 18 Aprile 2024

Rita Dalla Chiesa: "Rendimi orgoglioso. Le ultime parole di papà"

La conduttrice tv ricorda il padre ucciso dalla mafia. "Ero gelosa di lui e lui di me, anche per Bruno Lauzi che conobbi a 17 anni"

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Rita dalla Chiesa, nel suo libro Il mio valzer con papà in uscita per Rai Libri, lei descrive il lato più intimo e personale di suo padre il generale Carlo Alberto, ucciso in un agguato dalla mafia 38 anni fa. Rivela per esempio che era molto geloso nei suoi confronti..

"Geloso delle figlie, della mamma... Geloso anche di Bruno Lauzi, che conobbi quando avevo 17 anni e con cui ebbi un’intensa relazione intellettuale, senza neanche un bacio. Ma mio padre era convinto che non fosse l’uomo giusto per me: era un cantante, più vecchio di 10 anni...".

Ma anche lei a sua volta era gelosa di suo padre.

"Quando era di stanza a Milano, già vedovo, non ha idea di quante donne gli ronzassero intorno: giornaliste, imprenditrici, scrittrici... potrei fare dei nomi celebri. Mi usavano per avvicinare papà: mi invitavano a cena e poi il discorso finiva su di lui. Riceveva di continuo fiori, messaggi, lettere. Papà è sempre stato sensibile al fascino femminile, fin da quando era ancora con mamma. Ma le teneva tutte a distanza".

E quando arrivò Emanuela Setti Carraro, la sua gelosia raggiunse l’acme. Ha scritto che le seconde nozze per lei furono "una sofferenza terribile".

"Quello di papà per mamma è stato un grande amore, si erano conosciuti che lui aveva 18 anni e lei 15. Era un amore assoluto, e vedere mio padre che si sposava per la seconda volta... il bello è che ero stata io a convincerlo a sposarsi. Un giorno, d’impulso, gli dissi: un generale dei carabinieri non può avere una fidanzata clandestina. Glielo dissi senza consultare i fratelli, e molte volte me ne sono pentita...".

Lei racconta anche del periodo buio del terrorismo, quando suo padre era costretto a muoversi con grande prudenza...

"Ci chiamava tutte le sere, ma non sapevamo mai dove fosse. Quando poi decideva di venire a trovarci, usavamo un codice segreto. Se veniva da me, mi chiedeva: “cosa fai da mangiare stasera, patatine fritte?”, significava che sarebbe venuto. Con mio fratello la frase in codice era “acqua minerale”. Veniva senza scorta, si faceva prestare un’auto da uno dei suoi carabinieri, vestiva un maglione normalissimo".

Lei ha subito anche un agguato ma è riuscita a cavarsela...

"Tornando a casa mi accorsi che nell’androne c’erano due ragazzi che mi aspettavano. Per fortuna ho mantenuto il sangue freddo. Io abitavo al primo piano, però mi sono accorta che la vicina del piano terra aveva lasciato la porta aperta per far asciugare il pavimento. Senza esitare, mi sono gettata dentro quell’appartamento".

Suo padre aveva molti riguardi verso la famiglia...

"Non ho mai visto la sua pistola. Non so dove la nascondesse. Papà odiava la violenza, diceva che violenza porta sempre altra violenza".

E veniamo alla fine, le ultime pagine sono struggenti...

"L’ultima volta lo vidi a pranzo nella nostra casa di Prata, tra Avellino e Benevento, nel Ferragosto del 1982. Mi chiese di portare mia figlia Giulia con sé a Palermo. Ma non aveva ancora finito la frase che risposi con un “No” secco, inappellabile. Reagii con l’istinto della madre. Lui ci rimase male ma, per fortuna, decisi in quel senso. Altrimenti mia figlia sarebbe sicuramente morta con loro nell’agguato di Palermo. Dopo il pranzo risalii sulla mia Dyane per andarmene, e vidi nello specchietto retrovisore che era uscito dalla casa. Mi salutava con il braccio. È l’ultima immagine che ho di lui. Quando ho venduto l’auto, ho smontato lo specchietto. L’ho ancora con me".

Lo sentì ancora una volta...

"Era il tre settembre (lo stesso giorno in cui il generale venne ucciso, ndr). Avevo superato lo scritto dell’esame di giornalista e qualche giorno dopo avrei dovuto affrontare l’orale. Glielo dissi al telefono, e lui mi rispose: “Non farmi fare brutta figura”. Sono state le sue ultime parole".