"RALLENTARE È POSSIBILE"

IL CONDUTTORE TELEVISIVO RACCONTA COME LA SCOMPARSA DI FABRIZIO FRIZZI L’ABBIA CONVINTO A FARE NUOVE SCELTE

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È stato il primo a tornare in onda dopo la chiusura Covid con "Top 10", pochi ospiti, niente pubblico. Eppure è stato un grande successo. Carlo Conti si conferma il Mago Merlino della tv italiana.

Com’è stato tornare in uno studio televisivo dopo il lungo periodo di lockdown?

"Un grande felicità, tanto entusiasmo. Certo, è stato strano lavorare in uno studio deserto senza il calore del pubblico, un po’ come per i calciatori giocare in uno stadio vuoto. Fai una battuta, e non senti la reazione del pubblico, accogli gli ospiti senza poterli avvicinare, i tecnici portano le mascherine. E anche in precedenza, preparare tutto in remoto, con le conference call, è stato complicato. Ma ci siamo riusciti e i risultati ci hanno dato ragione".

Il programma ha giocato molto sulle note della nostalgia...

"Non parlerei di nostalgia ma di memoria. Se parlo del gettone telefonico non è che ho nostalgia del gettone. È bello far capire ai nostri figli qualcosa del passato. Con la trasmissione ho rievocato tanti momenti meravigliosi della mia vita, ho risentito le canzoni riempi-pista che mettevo quando facevo il deejay...".

L’anno prossimo compirà sessant’anni. Come affronta questo traguardo?

"... pronto? Non sento più niente... è caduta la linea... (ride, ndr). Il problema è che di anni mi sembra di averne trenta. Casomai me ne rendo conto quando prendo in braccio mio figlio e resto piegato... Gli anni sono passati talmente veloci e sono stati talmente belli... Ma alla fine mi sono accorto che l’unica cosa davvero importante è la salute".

Come ha trascorso il periodo del lockdown?

"Non posso lamentarmi. L’ho passato a Firenze in una casa grande e confortevole, con un bello spazio esterno, con mia moglie e mio figlio. Abbiamo passato il tempo a studiare le farfalle e le lucertole, me lo sono goduto. Certo, poi c’erano gli appuntamenti con i Tg, con le conferenze stampa del governo, le preoccupazioni entravano nel nostro micro-mondo".

Come immagina la tv del post-Covid? Per esempio come sarà Sanremo?

"Voglio sperare che per allora tutto sarà tornato normale. Noi stiamo già pensando a ‘Tale e Quale’, anche se con un piano A, un piano B e un piano C".

Mentre per gli spettacoli dal vivo è tutto in alto mare...

"Un bel problema, per ora è tutto fermo... un momento, aspetti, il mi’ figliolo ha preso uno sgombro! (ride, ndr) C’è tutto un mondo fermo nell’ambito della musica, degli spettacoli dal vivo. Per questo i proventi dei due giorni dei Music Awards che organizzeremo il 2 e il 5 settembre a Verona andranno interamente ai lavoratori dello spettacolo che sono fermi da troppo tempo. Dietro a ogni concerto, a ogni spettacolo dal vivo, c’è tutto un mondo che in questi mesi non ha lavorato".

A proposito di solidarietà, difficile dimenticare il giorno in cui, a causa delle polemiche sul suo compenso, a Sanremo fu costretto a esibire la fotocopia dell’assegno con cui aveva devoluto 100mila euro in beneficenza...

"Fui costretto a farlo, io che di solito preferisco fare le cose senza dirlo. Ma ero arrivato a un punto insostenibile".

A proposito di cose che si fanno senza raccontarle, ne ha fatte anche durante questo periodo?

"Sì, è inevitabile. Ci sono tante persone che chiedono aiuto, per questo abbiamo organizzato la serata da Assisi con Gianni Morandi che è stato fantastico".

Lei ha un figlio di sei anni. Il dramma della pandemia l’ha portata a riflettere sul mondo che abbiamo creato, sul futuro che si prospetta per i giovani? Va bene così o bisogna cambiare?

"Quello che è successo ci dovrebbe far capire tante cose, credo invece che l’umanità dimentichi facilmente e vada avanti veloce nei suoi errori, con la stessa voglia di prima di correre, di arricchirsi, di avere sempre di più. Voglio però sperare che tante persone di buona volontà aprano gli occhi".

Lei ha rallentato?

"L’ho già fatto da tempo quando ho deciso di lasciare l’Eredità. La morte di Fabrizio (Frizzi, ndr) mi ha fatto capire tantissime cose. Non è che uno sparisce e va in pensione, ma si può rallentare per dedicarsi ad altre cose della vita quotidiana che sono importanti quanto il lavoro".

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