Martedì 16 Aprile 2024

"Ragazzi, fate sesso": parola del vecchio Brass

Il regista, 87 anni: "Non ho rimpianti, se non fossi più me stesso mia moglie sa cosa fare. Il mondo è dei giovani. Con o senza mascherina"

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di Giovanni Bogani

Istinto Brass. Irriducibile, vitale, indomito. E provocatorio, come sempre. A ottantasette anni, di ritorno dall’ospedale, Tinto Brass non rinuncia a provocare. Parla di vita e di morte, di sesso e di amore, di politica, di Conte e di Draghi. Parla di donne, e lascia una dichiarazione d’amore all’ultima donna della sua vita. Ai giovani, raccomanda di fare l’amore, in questo tempo nel quale i corpi sembrano distanti, irraggiungibili. E di sé, dice di non temere nulla, neppure la morte.

È uscito da pochi giorni dall’ospedale, due settimane di ricovero per un’ischemia. Non è la prima: aveva avuto un ictus nel 2010, e nel 2019 era stato di nuovo ricoverato per un malore. Alla moglie, Caterina Varzi, aveva già affidato le chiavi della propria vita. "Nel caso io non sia più in grado di badare a me stesso, Caterina sceglierà per me la cosa giusta. Le affido le chiavi della mia vita, sicuro che al momento giusto le girerà".

Oggi, racconta l’ultimo calvario. "Ho passato cinque giorni in pronto soccorso. Mi chiedevo dove fosse Caterina, mi sentivo disperato. Poi ho capito che nessuno poteva entrare a causa del Covid. Ma sapevo che lei c’era sempre ad aspettarmi". Adesso è tornato a casa, Giovanni Brass detto Tinto, in onore al Tintoretto, uno dei pittori che ha più amato. E parla con la libertà che hanno i grandi vecchi: "La situazione di emergenza per le misure anti Covid non può essere gestita con misure che limitano il diritto all’affetto delle persone, alle cure dei loro cari nei momenti più difficili".

Il diritto ad avere vicine le persone più care, nel momento più terribile. Tinto la pensa così. "Dopo un’emorragia cerebrale, un ictus e due ischemie il mio pensiero è più chiaro", riesce persino a scherzare. E lucidamente, sembra non attribuire più un valore assoluto alla sua vita. "Se un medico mi chiedesse di scegliere tra la mia vita e quella di un giovane, non esiterei. Ho dato al mondo tutto quello che avevo da dare. Ora la speranza, anche la mia, sta nei giovani".

"Io – prosegue il regista de La chiave e di tanti cult del cinema erotico – non ho rimpianti. Vivo serenamente, sono felice di ogni momento e sono perdutamente innamorato di Caterina". Caterina Varzi ha cinquantotto anni, quasi trenta meno di lui. Avvocatessa, salernitana, con interessi nella psicologia: si sono incontrati per la firma di un contratto, non si sono lasciati più. Si sono sposati il 3 agosto 2017. La prima moglie, Carla Cipriani, a cui Tinto era legatissimo, era morta nel 2006. "Mi addolora il pensiero di dover lasciare sola Caterina, un giorno. Ma mi consola sapere che una donna come lei non resterà mai sola", dice.

Poi, parla di giovani. E di sesso. "Con o senza mascherina, ma fatelo comunque, e fatelo spesso", dice ai ragazzi. "Trasgredite", insiste, rivolgendosi ai giovani che oggi vivono un momento di isolamento, e rinunciano ad avere rapporti. "Il sesso è ancora un tabù per molti: non certo per me, ma per le femministe dell’ultima ora, che restano imprigionate dalla loro ideologia".

Le attrici dei suoi film non le vede spesso. "Tranne Anna Ammirati, la protagonista di Monella, che viene ancora a trovarmi, e ha voluto che conoscessi sua figlia". Dalle attrici ai protagonisti della politica: "Draghi? Potrebbe essere un buon premier, è sicuramente il meno peggio. Conte? È finito, basta". Una sintesi brutale, perentoria, ma forse – ancora una volta – l’istinto Brass ha captato il sentire comune.

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