Sanremo 2023, l’omaggio a Raffaella Carrà: la storia della tv attraverso i suoi abiti

A due anni dalla scomparsa della showgirl, la Rai le ha dedicato la mostra "A far la moda comincia tu!". Una settantina gli abiti di scena

Sanremo, 6 febbraio 2023 – Uno spaccato di storia della televisione italiana raccontato attraverso i favolosi abiti di scena di Raffaella Carrà, la showgirl scomparsa due anni fa e celebrata nella settimana del 73esimo Festival di Sanremo con una mostra a lei dedicata. “A far la moda comincia tu!” è il titolo dell’esposizione inaugurata oggi al Forte Santa Tecla, con una vetrina speciale anche al Casinò di Sanremo. L’elegante trasgressione di Raffaella sarà il filo conduttore della mostra, con una settantina di abiti di scena che scandiscono la sfavillante carriera del caschetto biondo più famoso d’Italia. “Raffaella è stata la prima star ad avere abiti di scena con i cristalli Swarovski e ne andava molto fiera”, spiega il costumista Stefano Rianda che ha curato la mostra insieme all’art director Marvi De Angelis.

Approfondisci:

Sanremo 2023: la scaletta dei cantanti. Ordine d'uscita e programma della prima serata

Sanremo 2023: la scaletta dei cantanti. Ordine d'uscita e programma della prima serata
Raffaella Carrà e il suo iconico caschetto biondo
Raffaella Carrà e il suo iconico caschetto biondo

"Era una donna trasgressiva e libera"

Ci sono anche altri due favolosi abiti e molti cimeli che normalmente animano il Museo della Radio e della TV Rai di Via Verdi a Torino, per l'occasione e solo temporaneamente trasferiti in Riviera. Tra questi, due preziosissimi abiti di Canzonissima del '71 e del '74 prestati per proprio da Torino. “Raccontiamo con gli abiti – dice il costumista Stefano Rianda – il percorso non sempre facile di una persona trasgressiva e libera: Corrado Colabucci la tenne a battesimo, con Vergottini che ne fece un'icona per la pettinatura a caschetto, ma ci furono difficoltà con gli abiti in bianco e nero tra la fine degli anni '60 e primi '70 perché c'era il veto, bisognava essere casti e non fu facile imporre sul primo canale Rai minigonne e abiti succinti che valorizzassero la sua figura da sexy casalinga come tanti giornalisti la chiamavano in quegli anni". Poi dal '78 cominciò l'era di Luca Sabatelli: “L'Italia era cambiata – continua Rianda – con meno veti dalla censura e ha potuto proporre al pubblico i suoi costumi molto più eccentrici, colorati, azzardati per la moda di allora, che riscontrarono un grande successo e una immagine sempre più sexy”.

Abiti che hanno fatto epoca

Dalle mini-tute aderenti e scandalose degli anni '60 ai trionfi di rouge su lunghi ed eleganti abiti degli anni '80, dall'optical al rosso ostentato – il suo colore preferito – Raffaella Carrà è stata unica anche nello stile. Non a caso il titolo dell’esposizione fa il verso ad una della canzoni più popolari dell’artista, il famosissimo brano “Forte, forte, forte/A far l’amore comincia tu”, cantato per la prima volta nel ‘76 e subito diventato un successo. Scritta da Cristiano Malgioglio, la canzone fu usata come sigla di raccordo nella 36ª edizione della trasmissione radiofonica Gran varietà, in cui Raffaella era la conduttrice insieme a Paolo Villaggio. Fu utilizzata anche come sigla iniziale del programma televisivo "Adesso musica" dello stesso anno. Immergersi nel mondo di Raffaella Carrà è come andare indietro e avanti nel tempo.

Un mito intramontabile

Gli abiti di scena di Raffaella raccontano una storia, quella della musica e della televisione italiana. Non indossava mai nulla a caso, convinta che gli abiti indossati nei suoi spettacoli dovessero arrivare a tutti, coniugando glamour e pop. Un’innovazione che si è tradotta anche nei tessuti indossati – leggeri ed elastici, adatti al ballo – e all’indimenticabile mossa del suo caschetto biondo. Attraverso i suoi abiti, quindi, la mostra scandisce un racconto della modernità di una donna di successo che ha attraversato la tv e la storia del costume rimanendo sempre contemporanea e reinventandosi ogni volta con programmi sempre innovativi e di grande successo.

Il percorso della mostra

Il collage stilistico è un percorso che parte dalla tv in bianco e nero e passa ai suoi colori preferiti e indossati: il bianco, l’oro, il rosso, il bluette e il nero, impreziositi spesso da luccicanti paillette e declinati tra giacche, costumi da sera e tute attillate, dall’optical al super chic. Il racconto sarà accompagnato da immagini provenienti dalle Teche Rai, dalla Carrà bambina alla sua prima apparizione, nel 1952, nel film di Mario Bonnard "Tormento del passato". E ancora: dalle immagini iconiche di "Buonasera Raffaella", del 1985, in diretta da New York, a quelle di Raffaella in giro per le capitali europee con il programma itinerante "Millemilioni", fino ad arrivare a programmi iconici come "Canzonissima", "Milleluci" e "Carramba! Che sorpresa".

La Collezione Carrà

La regista Rai, Paola Di Pietro, ha curato tutti i filmati e video emozionali provenienti da Rai Teche, mentre Marvi De Angelis, esperta di stile E art director, ne ha curato la scelta stilistica insieme al costumista Stefano Rianda. “Nella mostra – racconta Marvi De Angelis – ci sono abiti della sartoria Rai, una trentina di costumi preziosi soprattutto degli anni '60 di Milleluci, del tuca tuca, di Canzonissima, otto di questi sono allestiti nella vetrina dentro il Casinò, e poi ci sono un'altra trentina di abiti dalla Collezione Carrà di due salernitani, Vincenzo Mola e Giovanni Gioia, che hanno concesso solo a noi i vestiti che custodiscono in un magazzino come reliquie da fan quali sono”. “Ne hanno 350 – continua De Angelis – moltissimi dei decenni successivi dagli anni '70 a oggi. Li hanno comprati in blocco dalla G.P.11 di Mayer”, una delle più importanti sartorie artistiche del mondo, che ha fatto i costumi di tanti film come Marie Antoinette di Sofia Coppola e quelli storici di Renato Zero, Carrà e Cuccarini. “Per sei mesi li ho corteggiati – ricorda la curatrice della mostra – fino a convincerli a partecipare a questo omaggio con 34 abiti che ho scelto tra i più spettacolari e che sono stati meticolosamente restaurati”. Dietro alla mostra c’è la supervisione di Stefano Rianda, che ha lavorato al fianco di Raffaella Carrà, da Milleluci in poi, compresa la parentesi spagnola, seguendo i vari costumisti che si sono alternati nel confezionare i preziosi abiti.