Quella piccola stella che brilla in piscina La scalata di Caterina

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di Barbara Berti

Tanta passione, qualche sacrificio e un sogno ben preciso: andare alle Olimpiadi. La pallanuotista fiorentina Caterina Banchelli è giovanissima, compirà 22 anni il prossimo 25 settembre, ma è già uno dei pilastri della Nazionale (il suo ruolo è il portiere) ed è, infatti, reduce dal Mondiale di Budapest dove il Setterosa si è piazzato quarto e a fine agosto parteciperà agli Europei in Croazia.

Quando ha iniziato a praticare pallanuoto?

"Circa undici anni fa, era il periodo delle scuole medie. Io già praticavo nuoto poi però avevo lasciato per l’atletica. Mio fratello, che già era pallanuotista della Rari Nantes Florentia, mi ha convinto a provare. E da allora non ho più smesso".

Amore a prima vista?

"Assolutamente sì. Fin dal primo giorno, l’allenatore dell’epoca mi mise in porta e lì sono rimasta".

Non è uno sport femminile troppo faticoso?

"Perché ancora oggi ci sono distinzioni tra sport da maschi e sport da femmine? Per me non esistono o meglio non dovrebbero esistere distinzioni di genere né in piscina né altrove. Purtroppo, però, non è così. In Italia nell’ambito della pallanuoto, per esempio, il settore maschile ha un seguito molto più nutrito e importante rispetto al settore femminile. Anche se è uno sport cosiddetto minore, qualcosa sta cambiando, almeno a livello europeo. A Budapest, a seguire le nostre partire c’era il palazzetto pieno, oltre 6mila persone".

Però è uno sport duro...

"Sì, a certi livelli è molto impegnativo. Richiede un allenamento quotidiano e alcune volte le sedute in piscina sono doppie e si alternano con gli allenamento in palestra. Ma è anche uno sport di squadra e, quindi, si instaurano forti rapporti interpersonali e nei momenti di difficoltà si può contare sul gruppo".

Ed è uno sport che nell’immaginario collettivo definisce un fisico mascolino...

"Io ho le spalle larghe, in tutti i sensi (ride, ndr). Non sto dietro ai giudizi degli altri e trovo assurdi i

commenti sul fisico. Mia mamma da ragazza ha giocato a pallavolo e aveva un graziosissimo aspetto. Fare sport, a qualsiasi livello, fa bene al fisico ma anche alla mente".

E’ iscritta al terzo anno di Design Industriale, come concilia sport e studio?

"Organizzazione e forza di volontà. Ormai sono tanti anni che mi divido tra allenamenti e studio, ho imparato da ragazzina a farmi la mia tabella di marcia. Certo, piscina e design sono due mondi completamente diversi, ma ho da sempre una certa inclinazione artistica. E, credo, che quando le cose si fanno con il cuore, poi la fatica o i sacrifici passano in secondo piano".

In azzurro, oltre alla recente esperienza a Budapest, ha fatto diversi importanti tornei con le nazionali under. Il ricordo più bello?

"Difficile sceglierne solo uno. La mia prima avventura è stata ai mondiali di Auckland, con l’under 18, conquistando una medaglia di Bronzo. Poi, nel 2018, è arrivato l’argento ai mondiali, sempre con l’U18, a Belgrado. In cui sono stata nominata miglior portiere del torneo. Nel 2019, con l’U20, il bronzo ai mondiali di Funchal, in Portogallo. Rappresentare la propria nazione è una grande responsabilità e al tempo stesso motivo d’orgoglio".

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