Quel "ti odio" che fa infuriare il figlio di Andreotti

L’erede di Giulio respinge il ritratto di un uomo cinico che esce dal film di Bellocchio: "Papà ha pianto solo due volte, per sua madre e per Moro"

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Un Aldo Moro visto come un Cristo, con tanto di croce portata sulle spalle. E una frase che non passa inosservata (e inascoltata): "Andreotti, ti odio". Un Giulio Andreotti descritto come "cinico, impenetrabile, non umano". Viene proiettato oggi in anteprima mondiale, nella sezione “Cannes première“, Esterno notte di Marco Bellocchio, la serie tv in cui il regista – premiato l’anno scorso a Cannes con la Palma d’oro alla carriera – racconta i tragici 55 giorni del sequestro di Aldo Moro, allora presidente della Democrazia cristiana, da parte delle Brigate rosse.

Ma, prima ancora della presentazione ufficiale del film, esplode già la polemica. Legata al modo in cui Bellocchio ritrae la Democrazia cristiana e, in particolare, al modo in cui ritrae Giulio Andreotti, all’epoca presidente del Consiglio e figura dominante dello scenario politico italiano. "Il film non l’ho visto e non lo andrò a vedere – dichiara Stefano Andreotti, figlio di Giulio – Che mio padre fosse cinico è un luogo comune totalmente falso, che semplifica la sua complessità, che banalizza la realtà storica e il peso delle scelte che ha dovuto prendere".

Scelte come quella di non trattare con i terroristi. "Le responsabilità della mancata trattativa con le Brigate rosse viene addebitata quasi esclusivamente a mio padre. Ma non fu così: contro quella trattativa era schierato gran parte del mondo politico, a cominciare dal Pci di Enrico Berlinguer, per arrivare ai repubblicani di Ugo La Malfa e a parte dei socialisti, con Sandro Pertini".

"Io quella vicenda – racconta Stefano Andreotti – l’ho vissuta da vicino, perché abitavo ancora nella casa di famiglia. Fu un dramma lungo 55 giorni, cominciato con l’esecuzione dei cinque uomini della scorta, proseguito con l’angoscia terribile vissuta dalla famiglia Moro. Io ho visto piangere mio padre solo due volte: quando morì sua madre e il giorno in cui venne rinvenuto il corpo di Aldo Moro. Le tante persone che hanno conosciuto mio padre – prosegue Stefano Andreotti – possono testimoniare che i dolori più difficili da sopportare per lui non furono i dodici anni di processi subiti per varie imputazioni, ma i giorni della prigionia e della morte di Aldo Moro. Ora, se Bellocchio vuole descrivere mio padre come una persona cinica, indifferente, priva di scrupoli nessuno può impedirglielo. Quello che io e mia sorella possiamo cercare di fare è ristabilire, anche attraverso una valanga di documenti, un giudizio equilibrato su mio padre".

Non è la prima volta che un film che tratta la figura di Giulio Andreotti genera polemiche. Nel 2008, proprio a Cannes, fu presentato Il divo di Paolo Sorrentino, tutto centrato su un enigmatico, manipolatore, luciferino Giulio Andreotti interpretato da Toni Servillo. All’epoca, Giulio Andreotti vide il film in una proiezione privata, e lo definì "una mascalzonata". Anche se, a dire il vero, non agì legalmente contro il film né chiese tagli alla pellicola. "Ma mio padre – puntualizzava, nel 2019, Stefano Andreotti – non cambiò mai idea sul termine usato per definire il film". Che, nel frattempo, si avviava a vincere, a Cannes, il premio della giuria e a segnare un grande successo di pubblico.

E oggi sulla Croisette torna la storia d’Italia con i suoi misteri. Nella serie di Bellocchio sarà Fabrizio Gifuni a interpretare Aldo Moro, e Toni Servillo nel ruolo di papa Paolo VI, Margherita Buy nel ruolo di Eleonora Moro, da oggi Esterno notte è anche nelle sale italiane, con Lucky Red che ha scelto di distribuirlo in due parti. La prima è in sala da oggi; la seconda lo sarà dal 9 giugno. In autunno la sua versione televisiva di tre episodi su Raiuno.

Giovanni Bogani

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