Mercoledì 24 Aprile 2024

Quel caveau in chiesa e un tesoro in manifesti

A Treviso un parallelepipedo di cemento custodisce la collezione Salce: digitalizzate oltre 50mila affiches pubblicitarie

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di Stefano Marchetti

Dietro la facciata della chiesa c’è un ‘segreto’. Un tesoro custodito gelosamente, addirittura in un bunker di cemento armato, a prova di incendi e terremoti. Sofisticate tecnologie comandano tutto, giochi di luce creano effetti da realtà virtuale. Potremmo pensare di trovarci sul set di un film di fantascienza o dell’agente 007, e invece a due passi scorre il fiume, i fidanzatini si tengono per mano lungo la Riviera e attraversano il ponte Dante "dove Sile e Cagnan s’accompagna", come scriveva il Poeta nel Paradiso.

Proprio oggi a Treviso, nella ex chiesa di Santa Margherita che accolse anche le spoglie di Pietro Alighieri, figlio di Dante, si inaugura la nuova sede del Museo Nazionale Collezione Salce, la più importante raccolta italiana di manifesti, forte di quasi 50mila affiches. Quattro anni fa erano stati aperti i primi spazi presso il Complesso di San Gaetano, e ora si completa l’opera con la creazione del caveau tecnologico all’interno dell’antica chiesa che funge anche da sede espositiva. L’investimento del ministero per i Beni culturali è stato di circa sette milioni di euro.

La costruzione dell’imponente chiesa venne avviata nel 1282, e nella seconda metà del Trecento Tomaso da Modena vi affrescò le Storie di Sant’Orsola: era il luogo prediletto dalle famiglie fiorentine esuli a Treviso. Ma nel 1810, con Napoleone, la chiesa venne demanializzata, divenne addirittura fienile e deposito, e nel 1882 l’abate Luigi Bailo riuscì fortunosamente a salvare gli affreschi che oggi si trovano al Museo Civico di Santa Caterina.

Il 7 aprile 1944 i bombardamenti fecero il resto, e il complesso finì in abbandono. "Cresceva perfino l’erba sul tetto", racconta l’architetto Chiara Matteazzi della direzione Regionale Musei Veneto che ha curato l’intervento di recupero.

Appena varcata la soglia, oggi ci si trova di fronte al parallelepipedo (lungo 25 metri e largo 10) che rappresenta il sancta sanctorum della collezione creata dal ragionier Nando Salce.

Nato nel 1877, sulla carta d’identità aveva indicato come professione quella di ‘benestante’: la sua attività principale fu appunto il collezionismo, già dal primo acquisto, il manifesto della Incandescenza a gas Auer (1895) che fece scalpore in città per la ragazza vagamente discinta che vi era effigiata.

Salce fu attentissimo alla grafica e all’evoluzione del cartellonismo: conservava i poster appesi a fili in solaio e alla sua morte, nel 1962, lasciò in eredità allo Stato 24.580 pezzi. Nella sua raccolta c’è di tutto, dalle locandine della fiera di Milano alle réclame del panettone Motta, la Coca Buton e perfino i manifesti art déco de il Resto del Carlino e de La Nazione: in questi anni la collezione è cresciuta grazie a donazioni e acquisti, e il materiale è stato digitalizzato. All’interno del caveau i cartelloni sono conservati in un silo con cassettiere automatizzate: "Basta digitare un codice e il sistema ‘attinge’ ai contenitori blindati", spiega l’architetto Matteazzi.

I visitatori possono lasciarsi rapire dai videomapping che hanno anche ricostruito virtualmente gli affreschi della chiesa e possono accedere alla sommità del bunker dove è stato creato uno spazio espositivo che viene aperto con l’omaggio a Renato Casaro, l’ultimo grande cartellonista di cinema – 86 anni portati splendidamente – che da Treviso è arrivato fino a Hollywood. Curata da Roberto Festi ed Eugenio Manzato con Maurizio Baroni, la mostra in tre sedi ripercorre la sua intera carriera, dal primo manifesto per Criminali contro il mondo (1955) fino ai bozzetti originali de L’ultimo imperatore, Balla coi lupi, Amadeus, gli spaghetti western di Sergio Leone e gli amatissimi film di Bud Spencer e Terence Hill, tutti riuniti in uno splendido catalogo (con tre copertine diverse, per la gioia dei collezionisti) di Antiga edizioni. "Non ho mai smesso di creare, e adesso lavoro anche con le Frecce Tricolori", racconta il Maestro, una miniera di ricordi e di aneddoti. Anche la sua è una vita da cinema.

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