Mercoledì 24 Aprile 2024

Quei partigiani italiani in uniforme inglese

La Brigata Maiella era estranea alle appartenenze politiche: è l’unico esempio di formazione militare aggregata all’esercito di Churchill

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di Francesco

Perfetti

Nell’ultimo scorcio del 1943, mentre le forze alleate cercavano di risalire la penisola contro

quelle tedesche, un avvocato abruzzese di mezza età, Ettore Troilo, si fece animatore di una banda armata di patrioti che aveva il compito di contrastare i tedeschi i ritirata e proteggere gli abitanti dei territori nei quali operava. Già valoroso combattente della prima guerra mondiale cui aveva preso parte da giovanissimo volontario, Troilo, grazie alla frequentazione di Filippo Turati e di Giacomo Matteotti, si era avvicinato alle idee del socialismo e aveva maturato una solida coscienza antifascista, ma, ciononostante, quando si impegnò a fondo nella Resistenza, non volle che alla formazione militare da lui creata, la cosiddetta Brigata Maiella, venisse attribuita una coloritura politica o, ancor peggio, partitica. Troilo era, prima di tutto, un patriota e nella sua formazione, a

differenza di quanto avvenne per tutte le altre, non operarono commissari politici.

Questo fatto spiega non solo perché la Brigata Maiella sia stata del tutto atipica rispetto alle

altre formazioni militari partigiane ma anche perché sulle sue vicende la storiografia abbia – per molto e, forse, troppo tempo – sorvolato. Basterà ricordare, in proposito, che la celebre opera di Claudio Pavone dal titolo Una guerra civile 1943-1945. Saggio storico sulla moralità della Resistenza (1991), generalmente indicata come l’inizio di una nuova stagione storiografica meno legata alla "ragion politica", non cita neppure una volta il nome di Troilo.

Eppure il contributo alla Liberazione della sua formazione fu tutt’altro che secondario come

ben dimostra il nuovo lavoro di un appassionato studioso che ne ha scritto più volte, Marco Patricelli, intitolato Brigata Maiella. L’epopea dei patrioti italiani nell’8ͣ Armata britannica (Rusconi): un volume importante perché ricostruisce nei dettagli la storia della Brigata Maiella ma

anche perché costituisce un ulteriore contributo alla verità storica. Esso, infatti, demitizza quella idea (che Renzo De Felice definiva vulgata) della unità della Resistenza a guida comunista, frutto di un approccio politico e ideologico.

La vicenda della Brigata Maiella conferma, in realtà, il fatto che la Liberazione fu in gran parte dovuta all’azione militare degli Alleati e, ancora, il fatto che della Resistenza e della lotta armata contro i tedeschi furono protagonisti non soltanto i partigiani comunisti, ma anche tante altre componenti, dai cattolici ai socialisti, dai liberali ai militari fino agli internati militari che rifiutarono di collaborare con i tedeschi e i fascisti repubblicani. Una realtà, questa, che ha faticato ad affermarsi, ma che ha trovato legittimazione anche grazie alle iniziative di due presidenti della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi e Sergio Mattarella.

La Brigata Maiella, decorata di medaglia d’oro al valor militare, fu l’unico esempio di una unità militare autonoma e volontaria che, vincendo la comprensibile diffidenza degli inglesi, venne – dopo una lunga insistenza e grazie alla fiducia che Troilo riuscì a instillare nel maggiore Lionel

Wigram – aggregata alla VIII Armata britannica che operava sulla direttrice adriatica e successivamente inquadrata nel II Corpo d’armata polacco comandato dal generale Wladislaw Anders. All’inizio i volontari raccolti da Troilo erano appena una quindicina, ma poi, ben presto,

con l’afflusso continuo di persone della zona, divennero 1.500 e presero parte attiva alle operazioni militari in Abruzzo, nelle Marche, nell’Emilia-Romagna, nel Veneto. E furono anche i primi ad entrare in alcune grandi città come Bologna e in numerose località minori.

Ricordare, come ha fatto Patricelli con il suo bel libro, l’epopea della Brigata Maiella – sottolineandone l’unicità dell’esperienza militare, il dichiarato patriottismo e il netto rifiuto di identificarsi con un qualsiasi partito – significa raccontare una vicenda appassionante dal taglio quasi romanzesco e rendere un buon servigio alle ragioni della storia. Ma significa, pure, contribuire al superamento di antiche e persistenti barriere politico-ideologiche. Il che non è davvero poco.

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