Marcello è giovane. Meglio: quasi giovane. Ha infatti trent’anni e nella vita ha combinato poco, stando almeno ai canoni classici dell’aver fatto qualcosa. Marcello è di Viareggio, provincia di lusso, e da Viareggio si sposta solo per andare a Pisa, all’università. Ha una fidanzata che però ama e non ama. Insomma: impegno sentimentale va bene, ma senza esagerare, senza prendere impegni precisi. Così come il lavoro: Marcello non ci pensa proprio a fare il lavoro paterno, vale a dire che nemmeno lontanamente si metterebbe a seguire il babbo dietro a un bancone per servire cornetti, caffè, cappuccini e alcolici a clienti affezionati. Infatti, con suo padre i rapporti non sono eccelsi.
E allora, per sfida, che cosa fa? Tenta la via del dottorato di ricerca in Lettere, Italianistica. E qui cominciano i guai. Niente, del mondo universitario, è più lontano da lui. Eppure Marcello vince la borsa e quindi deve fare ricerca. La sua guida è un prof famoso, Sacrosanti, un passato da estremista di sinistra che oggi si definisce orgogliosamente "comunista". La ricerca di Marcello verte su Tito Sella, autore di Agiografie infami e altri scritti, tra cui Fantasima, un’autobiografia che nessuno sa se è stata veramente scritta. Ma più che altro Sella è un terrorista morto in prigione dopo un cruento fatto di sangue.
La ricerca comincia e porta Marcello, sempre in una tragicommedia umana, a vivere mille avventure, tra l’altro a Parigi, dove incontra una fauna di improbabili rivoluzionari (tra i quali una bella e ricca fanciulla romana di cui si innamora). La tesi di dottorato va avanti e Marcello, alla fine, scopre qualcosa che vale tutto il romanzo. Un romanzo, per dirla col critico Sergio Pent, che avremmo voluto scrivere noi. Un romanzo che racconta felicità e miserie umane. Un romanzo che s’inserisce in quel filone della letteratura sugli anni di piombo che sempre più efficacemente affolla gli scaffali delle nostre librerie.
Francesco Ghidetti
Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro