Quando la storia corre sui binari Le stazioni fra vita e memoria

Chi parte e chi arriva. Nel mezzo, in un intrico di binari che si estende e sembra senza fine, tutto un Paese che si svela attraverso i gesti e le emozioni di un’umanità variegata, sempre in movimento. È dinamico e pieno di suggestioni il tempo restituito da La memoria delle stazioni, mostra ideata e curata dalla presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia, allestita da oggi al 1° novembre all’AuditoriumGarage al Parco della Musica di Roma.

Realizzata dall’archivio Luce Cinecittà in collaborazione con Fondazione FS del Gruppo Ferrovie dello Stato, la mostra accende i riflettori su otto stazioni di grandi città italiane, con uno sguardo che attraversa le epoche e lega in modo inscindibile ciò che era a ciò che è: nel percorso infatti le stazioni scelte (Trieste, Milano, Venezia, Firenze, Bologna, Roma, Napoli e Messina) sono raccontate da 92 immagini d’archivio insieme a 20 scatti inediti realizzati dalla giovane fotografa Anna Di Prospero, prima autrice a essere acquisita dall’archivio Luce.

A questo si uniscono documenti storici, un filmato e soprattutto i racconti di alcuni scrittori contemporanei, uno per ogni stazione: Mauro Covacich (Trieste), Gaia Manzini (Bologna), Tiziano Scarpa (Venezia), Enrico Brizzi (Bologna), Sandro Veronesi (Firenze), Melania Mazzucco (Roma), Valeria Parrella (Napoli), Nadia Terranova (Messina), a cui si aggiunge il contributo di Dario Franceschini sulla stazione di Ferrara.

Le fotografie selezionate riportano solo in minima parte gli eventi storici (l’arrivo di Gandhi alla stazione Termini nel 1931 e il transito sempre a Roma di star come Sean Connery, Sophia Loren o Alfred Hitchcock negli anni ‘60, e ancora l’inaugurazione della stazione di Firenze da parte di Vittorio Emanuele III nel 1935 e l’immagine tragica della stazione di Bologna dopo l’attentato del 1980): i veri protagonisti sono gli uomini e le donne che, lentamente o di corsa, con grandi valigie o solo una borsa, hanno attraversato le stazioni, rendendone vive le maestose architetture.

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