Martedì 16 Aprile 2024

Quando la realtà porta in tribunale la serie tv

Netflix andrà a processo con l’accusa di aver diffamato la regina degli scacchi georgiana. Biopic, sempre più frequenti le cause milionarie

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La campionessa georgiana di scacchi Nona Gaprindasvili, 80 anni.

di Giovanni Bogani

"Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale". Quando eravamo bambini, lo leggevamo sempre all’inizio o alla fine di un film. Come per dire: attenzione, tutto quello che state per vedere non c’entra con la realtà. È cinema. Poi sono venuti i biopic, che raccontano vita, morte, miracoli, amori, peccati, virtù, tradimenti, debolezze, nevrosi, di personaggi realmente esistiti. E sono iniziati i guai.

Può accadere, per esempio, in una serie tutta di finzione come La regina degli scacchi, enorme successo Netflix, vista da 62 milioni di persone nel mondo, celebrata dalla comunità scacchistica mondiale per la sua rappresentazione del gioco e dei giocatori, amata dai critici, glorificata da due Emmy e dal Golden Globe alla protagonista Anya Taylor-Joy, che interpreta una straordinaria scacchista Usa immaginaria. Ma la serie è scivolata su una buccia di banana.

Spunta una scacchista vera. Una vera regina degli scacchi: la campionessa mondiale femminile dal 1962 al 1978, la georgiana Nona Gaprindasvili. La quale ha fatto causa a Netflix per 5 milioni di dollari. Scacco al re. Motivo? Una frase dell’ultima puntata della serie, in cui si dice: "Ci sono altri casi di campionesse in Russia. C’è Nona Gaprindasvili, ma lei è la campionessa del mondo femminile e non ha mai incontrato uomini". Non è vero: nel 1968, la Gaprindasvili ne aveva affrontati già 58, alcuni anche in simultanea: e alcuni fra loro sarebbero diventati campioni del mondo. Peraltro, la serie commette un altro errore non da poco, definendola "russa" e non "georgiana". I suoi avvocati hanno intentato causa per diffamazione contro Netflix. Accusano: "L’affermazione che Gaprindasvili non abbia mai affrontato uomini è falsa, oltre a essere sessista e sminuente. Netflix ha smentito al cinico scopo di accrescere il dramma, facendo sembrare che la sua eroina immaginaria fosse riuscita a fare ciò che nessun’altra donna aveva fatto. In una storia che avrebbe dovuto ispirare le donne...".

La novità di questi giorni è che – dopo che Netflix aveva chiesto l’archiviazione del caso – il giudice californiano Virginia Phillips ha detto "neanche per idea, il procedimento si farà". Il colosso dello streaming rischia di dover risarcire 5 milioni di dollari.

In un film di John Ford, L’uomo che uccise Liberty Valance, un personaggio dice una frase diventata famosa: "Quando la verità diviene leggenda, stampiamo la leggenda". Adesso, per ogni serie, film, biopic non si può "stampare la leggenda". Bisogna stare molto, ma molto attenti a non alterare un milligrammo di realtà. Quello delle diffamazioni è un campo minato. Si può fare causa se si parla di una persona reale, citata con il suo nome, e se la frase incriminata costituisce un danno alla sua reputazione. Tocca all’accusato provare di essere nel giusto: e se avesse sbagliato in buona fede, perde la causa ugualmente.

Da una regina all’altra. La regina Elisabetta sta valutando con i suoi avvocati se citare in giudizio la serie The Crown, la cui quinta stagione arriverà in streaming nel novembre prossimo. Si parlerà dei tradimenti del principe Carlo con Camilla, della bulimia e della depressione di Diana: e verrà messa in scena la sua controversa intervista video alla Bbc, che fece scoppiare il "caso Diana". Sarebbe la prima, storica azione legale di una famiglia reale contro una serie tv.

Poco prima di morire – a 104 anni – Olivia de Havilland, la dolce Melania di Via col vento, ha perso una causa contro Feud, la serie tv in cui è interpretata dall’attrice Catherine Zeta-Jones. Olivia de Havilland ha avuto il fiato, a 100 anni suonati, di scagliarsi contro la serie, che l’avrebbe rappresentata in modo diffamatorio e inaccurato, e senza il suo permesso, danneggiando la sua reputazione professionale. Ma, dopo tre gradi di giudizio la Corte suprema ha archiviato.

Anche nei film, ci sono molti esempi di duelli giudiziari. House of Gucci ha fatto arrabbiare tutti. Persino Patrizia Reggiani, interpretata nel film da Lady Gaga e nella realtà condannata come mandante dell’omicidio di Maurizio Gucci. Toccando la realtà rischi di restare fulminato. Poi, però, può accadere che Quentin Tarantino racconti la Storia come gli va, facendo morire Hitler nell’incendio di un cinematografo in Bastardi senza gloria. C’era una volta il cinema, che poteva anche inventare.

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