Quando la playlist si chiamava cassetta

Canzoni scelte e registrate come lettere d’amore. I sogni di generazioni di adolescenti tra plastica e nastri che s’ingarbugliavano

Lou Ottens, l'ingegnere che inventò l'audiocassetta, morto a 94 anni

Lou Ottens, l'ingegnere che inventò l'audiocassetta, morto a 94 anni

"Che le cose stanno così. Che è questo a fare spazio per l’universo dentro di te, tutti gli infiniti frattali di collegamento ripiegati su se stessi e le armonie di voci diverse, le infinità che non puoi mai mostrare a un’altra anima. E tu pensi che faccia di te un impostore, quella minima frazione che agli altri è dato scorgere? Certo, sei un impostore, certo, quello che gli altri vedono non sei mai tu. E tu certo lo sai, e tu certo cercherai di manovrare quella parte che vedono se sai che è solo una parte. Chi non lo farebbe? Si chiama libero arbitrio". Si chiama David Foster Wallace l’autore di queste righe, dal racconto Caro vecchio neon. E spesso si chiama innamorarsi provare il desiderio di mostrare agli altri infinitesimali frazioni di sé: di sé come siamo o come vorremmo essere. Liberi di sceglierci e rappresentarci, sognatori, impostori: come vorremmo essere per essere amati. Accade quando siamo ragazzini, e lì accade in maniera devastante, ma accade anche dopo, per tutta la vita, sempre: ed è così difficile, quando ci si innamora, si è timidi, goffi, insicuri. Non ci sono parole. C’è forse la musica.

Per quelli di una certa età, Generazione X o anche un po’ boomer, la musica che raccontava i primi frammenti di sé in uscita dal guscio della timidezza e in cerca d’amore, era quella registrata sulle musicassette. L’altro giorno è morto a 94 anni il signore che le inventò negli anni Sessanta, l’olandese Lou Ottens. Un genio dell’ingegneria, della tecnologia quando la tecnologia si traduceva in “cose che prolungano noi“. È il confine che traccia Massimo Mantellini, uno dei maggiori esperti italiani di Internet, nel suo saggio dell’anno scorso Dieci splendidi oggetti morti (Einaudi), laddove racconta del passaggio dai “caldi” vinili ai cd: "Le canzoni posseggono una loro carica sentimentale che è indipendente dal supporto", scrive Mantellini, ma la scelta tecnologica di affidarsi ai diversi supporti – spiega lo stesso Mantellini – può essere letta come tipica di momenti storici: il cd oggetto del tutto anaffettivo come i suoi tempi freddi e ordinati dalla logica dominante; il non-supporto attuale digitale (dalla creazione allo svanire di my space) in cui l’aspirazione alla “leggerezza“ di possedere in punta di dita “tutta la musica del mondo“ è pari al senso di onnipotenza e di dominio che crediamo di esercitare su natura e civiltà, e alla fragilità che invece nutre questo sistema di pensiero, e lo svela come una fragilissima illusione.

Parliamo di musicassette, plastica che si rompe e nastri che s’ingarbugliano, e parliamo d’amore. Venti, trent’anni fa. Fase 1) impianto stereo con giradischi e registratore di cassette, scoperta della possibilità di creare infinite “compilation“. Compilation più importante: quella destinata a chi amiamo, o pensiamo d’amare, e vorremmo che ci amasse. Farla, un’arte di emozioni. "Dovete sapere che la creazione di una grande compilation – insegna Nick Hornby in Alta fedeltà – richiede più fatica di quanto sembri. Devi iniziare alla grande, catturare l’attenzione! Allo stesso livello metti il secondo brano, e poi devi risparmiare cartucce inserendo brani di minore intensità. Eh… sono tante le regole. Comunque… ho iniziato a pensare a una cassetta per Laura. Conosco i suoi gusti e cercherò di farla felice. So di poterci riuscire".

Fase 2) Walkman. Ricordo nettissimo. 1992. La cuffietta attaccata alle orecchie, e dentro al walkman la musica. Battello sul Bosforo, le cupole delle moschee di Istanbul che a poco a poco si sostituiscono al cielo, più immense e luminose del cielo. Nel walkman gira una musicassetta; vari brani d’opera con la Callas, ma in quel momento sul Bosforo non c’è Casta Diva, c’è Pollione che seduce Adalgisa, l’ancella di Norma, e nel tripudio della promessa che le ha finalmente strappato intona “L’amor tuo mi rassicura, e il tuo Dio sfidar saprò!“ Un amore blasfemo quanto assoluto, il più romantico e sublime: per il tuo amore io sfiderò dio. Anche la cassetta nel walkman è una sfida. Una sfida al cuore, alla ragione: registrata con cura, le note delle arie scritte a penna nella custodia, calligrafia dolce e precisa. Da lui, per me. Perché? Forse perché davvero anche lui mi ama come lo amo io, che da sempre lo amo come Pollione ama Adalgisa. Forse? No. Ma oggi la stessa domanda alla playlist automatica di Spotify Il caffè del buongiorno credo che non la faccia nessuno.