Quando il fumetto diventò (anche) letteratura

Al Festival di Ascoli Piceno una mostra su “linus“, la rivista che portò in Italia i Peanuts. Charlie Brown da perdente a mito

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di Roberto

Davide Papini

e tu non dici nulla in un fumetto, avresti fatto bene a non disegnarlo affatto. L’umorismo che non dice niente è un umorismo senza valore". Poteva ben affermare questo Charles M. Schulz che in mezzo secolo di strisce dei Peanuts ha saputo dire tanto grazie al microcosmo di bambini accompagnati dal geniale e romantico bracchetto Snoopy e dall’uccellino Woodstock.

Nata il 2 ottobre 1950 negli Stati Uniti sui quotidiani della United Features Syndicate, la serie delle avventure di Charlie Brown e compagni viene conosciuta (e subito apprezzata) dal grande pubblico in Italia a partire dall’uscita del primo numero della rivista linus (con la elle minuscola), nell’aprile del 1965.

In copertina di quel numero c’è Linus in una posa classica: seduto per terra con l’inseparabile coperta tenuta con una mano, succhiandosi il pollice dell’altra mano. Proprio alla rivista linus è dedicato il festival del fumetto che si apre domani ad Ascoli Piceno (fino al 2 ottobre) ideato e diretto da Elisabetta Sgarbi. Quattro giorni ricchi di appuntamenti con proiezioni, letture, mostre, concerti, incontri con scuole primarie, medie e superiori sul tema del fumetto e dialoghi con tanti ospiti, da Milo Manara a Igort, da Lorenzo Mattotti a Sandro Veronesi, da Toni Servillo a Davide Toffolo e tanti altri. Un evento che vede il fumetto dialogare con il cinema, la musica e la letteratura, essendo “letteratura disegnata“ esso stesso, secondo la felice definizione di Hugo Pratt.

All’interno del festival spicca una mostra che parte proprio da quella copertina con Linus che si succhia il pollice della mano destra tenendo con la sinistra la sua coperta, per un percorso cronologico nella storia del fumetto, ma anche del nostro Paese. In omaggio a Schulz nel centenario della nascita (è nato il 26 novembre 1922) è stata allestita una mostra che raccoglie tutte le 688 copertine di linus dal 1965 a oggi. Copertine in grande parte dedicate ai personaggi dei Peanuts (a volte mute, a volte con un testo, ma sempre espressive), ma non solo.

Il percorso porterà il visitatore a scoprire (o riscoprire) copertine memorabili come quelle con Corto Maltese di Hugo Pratt oppure la Valentina di Crepax, con Braccio di Ferro di Segar o con i cavernicoli di B.C. di Hart o i personaggi di Altan e via dicendo.

Così, attraverso questa mostra, viene evidenziato il ruolo prezioso di valorizzazione culturale del fumetto di linus (rivista fondata e a lungo diretta da Oreste del Buono, oggi guidata da Igort ed edita da La nave di Teseo) che fin dagli inizi ha fatto conoscere al pubblico italiano larga parte del panorama internazionale dei comics.

Al centro, però ci sono ovviamente i Peanuts (a partire dal nome scelto per la rivista, quello del bambino con la coperta) e certo la mostra offre uno sguardo sullo straordinario successo che le loro strisce hanno avuto e che Schulz ha realizzato fino alla sua morte, il 13 febbraio 2000.

Schulz riproduce nelle sue storie i vizi della società degli adulti (sempre assenti dalle strisce; eccetto un caso: quando osservano giocare a golf Lucy) permettendo ai lettori di identificarsi nel “faccioso” e complessato Charlie Brown, nell’originale Snoopy (che vive sopra una cuccia con tavolo di biliardo e quadri di Van Gogh; sogna di fare il romanziere e di abbattere il Barone Rosso), nel riflessivo e insicuro Linus, nell’estroso Schroeder e così via. Con dolcezza Schulz mette il lettore di fronte alle sue nevrosi e alle sue emozioni. Dalle pene d’amore all’ansia per il futuro, dall’esasperata competitività all’angoscia per le continue sconfitte, tipica di Charlie Brown.

"L’attenzione crescente per il fumetto – sottolinea Elisabetta Sgarbi – non può fare a meno di riferirsi alla sua storia. E nella storia del fumetto la rivista linus riveste un ruolo di assoluta importanza, da ribadire con forza nel centenario della nascita di Charles Schulz".

E proprio attraverso il personaggio più popolare, Schulz si rivolge a chi si sente schiacciato da una società che esalta i “vincenti“ (o pseudo tali): "Una volta ho letto un articolo che definiva ”un perdente” Charlie Brown. Questo non mi era mai passato per la mente: i veri perdenti smettono di tentare..."

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