Quando i baci fanno paura

Giovanni

Morandi

Li guardi e dici che sono due ragazzi come tanti, si sentono sicuri perché si sentono lontani dal male e lei innamorata che sta in punta di piedi per accorciare la distanza da lui. L’hanno uccisa perché quel bacio lei lo ha mostrato su Istagram e l’hanno visto in famiglia. Una vergogna, che dirà la gente? L’onore è stato violato e nulla è più importante dell’onore, ha detto il padre. Quel bacio voluto e mostrato ne ricorda un altro. Saman e Saqib sembrano Paolo e Francesca “la bocca mi baciò tutta tremante”, una intimità che Dante comprende ma che sembra costretto a confinare tra i dannati per lussuria. Anche lei, Francesca, uccisa, vittima dell’ipocrisia. Tutti i baci sono uguali ma diversi i contesti storici religiosi personali, come l’abbraccio dipinto da Hayez, un bacio questa volta accettato perché purificato dal patriottismo o il bacio di Klimt avvolto da un manto così bello che lo priva di sensualità o il bacio del marinaio che sfoga la sua gioia per la pace ritornata in modo rapace avventandosi su una dolce infermierina incontrata per caso a Times Square, che non si sottrae a quell’attimo e poi si perde e svanisce nella folla festosa. O il bacio come atto di fede che il professor Aiuti dà ad una donna colpita dal virus, e dunque bacio di amore anche quello.

Si fa fatica a pensare che ci sia qualcuno nel mondo che pensa e predica che invece il bacio sia il male. Lo pensava, nel suo piccolo, anche don Adelfio nella storia di Tornatore nel Nuovo Cinema Paradiso. Per questo esigeva fossero tagliati i fotogrammi per non indurre in tentazione i fedeli. Ma più che censura il suo era un modo per sottrarsi al turbamento che è sempre di chi guarda non di chi ama.

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