Un ricerca pubblicata sulla rivista Journal of Health Economics ha trovato una relazione apparentemente assurda tra l'aumento dei pollini ( piccoli, invisibili, ma tanto fastidiosi) e la riduzione dei crimini violenti nelle grandi città.
La ricerca, che nasce dalla collaborazione tra alcuni accademici americani, ha esaminato i livelli di criminalità in 16 città degli Stati Uniti, tra cui Chicago e New Yor k, mettendoli a confronto con il bollettino giornaliero dei pollini. Il team ha così scoperto che quando le quantità di particelle allergizzanti schizzano alle stelle, localmente i reati violenti diminuiscono del 4%.
"Sebbene questa possa sembrare una risposta comportamentale trascurabile, equivale a quello che si otterrebbe con un aumento del 10% delle dimensioni della forza di polizia in città", scrivono gli autori.
Messo da parte un po' di naturale scetticismo, la relazione tra i due fenomeni potrebbe effettivamente non essere campata per aria. Tra gli effetti collaterali dell'impollinazione non ci sono infatti solo starnuti e prurito di occhi, ma anche stanchezza e debolezza. In sostanza, si legge nell'articolo, l'allergia "colpisce le persone principalmente attraverso la manifestazione di sintomi fisici [..] che modificano il rapporto tra costi e benefici dell'azione offensiva". Detto in altro modo, la febbre da fieno renderebbe le persone troppo assonnate per commettere degli atti criminosi.
I risultati sembrano supportati dal fatto che una volta diminuito il polline non si verifica una nuova impennata dei reati messi sotto esame. Secondo i ricercatori i dati sono insomma coerenti con l'idea che l'abbondanza di polline "impedisce i crimini piuttosto che ritardarli".
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