Mercoledì 24 Aprile 2024

Quadri e canzoni, Pasolini eretico pop

Il restauro dei suoi dipinti getta una nuova luce sul poeta. Amava anche comporre ballate commoventi per il grande pubblico

Migration

di Lorenzo Guadagnucci

Il poeta delle Ceneri di Gramsci. Lo scrittore di Ragazzi di vita e dell’incompiuto Petrolio. Il giornalista acuminato degli Scritti corsari. Il saggista acutissimo di Empirisimo eretico. Il regista di Accattone, Mamma Roma, Il Vangelo secondo Matteo e tanti altri. Pier Paolo Pasolini è stato tutto questo e anche di più. Per esempio un pittore. E un autore di canzoni. E anche di fumetti. Insomma, c’è un altro Pasolini, non diciamo da scoprire, ché il talento universale di PPP è stato esplorato fino in fondo, ma da rivalutare e conoscere meglio sì.

Per cominciare si può fare una visita (Covid permettendo) a Casa Colussi, la dimora di famiglia (ramo materno) che oggi accoglie il Centro studi e il museo intitolati al poeta. È a Casarsa della Delizia, nella profonda campagna friulana che Pasolini tanto amava. Nella Sala dedicata all’Academiuta di lenga furlana, l’istituto fondato nel ‘45 con alcuni amici, sono esposti 19 dipinti, appena restaurati, realizzati da Pier Paolo in gioventù. Non sono capolavori ma dicono molto di Pasolini, che da regista non esitava a indicare Masaccio e Piero della Francesca come fonti d’ispirazione per il suo cinema. Il corpo a corpo con l’immagine e con la pittura fu molto precoce e risale, appunto, agli anni friulani. Il cugino e biografo Nico Naldini ha rammentato le prime “missioni pittoriche” di Pier Paolo – classe 1922 – nell’estate del ‘41: "Come un vero vedutista usciva di casa con il cavalletto e la cassetta dei colori legati alla canna della bicicletta...".

Pasolini amava le arti figurative, che studiò anche sui banchi dell’università a Bologna, allievo di Roberto Longhi, fino a ipotizzare – ma poi l’idea sfumò – una tesi di laurea sulla pittura contemporanea. Era così legato alle immagini e al disegno che arrivò a scrivere la sceneggiatura del film La Terra vista dalla Luna in forma di fumetto.

C’è poi il Pasolini paroliere. "Non vedo – scrisse nel ‘56 – perché sia la musica che le parole delle canzonette non dovrebbero essere più belle. Un intervento di un poeta colto e magari raffinato non avrebbe niente di illecito".

Non sorprende, allora, che PPP abbia firmato canzoni commoventi, piene della sua poetica. La più nota è forse Cosa sono le nuvole, cantata da Domenico Modugno su testo ispirato dall’Otello scespiriano. O forse Il valzer della toppa, il canto malinconico della prostituta noto per le voci di Laura Betti e Gabriella Ferri. La Betti era per Pasolini un’amica molto speciale e scrisse per lei altre canzoni “di borgata”, come Teresa Macrì detta Pazzia, un testo crudo e disperato, interpretato in modo magistrale dall’attrice, pur bolognese, in romanesco stretto: "Me do alla vita Da più de n’anno Che altro ancora voj sapé? So’ disgraziata Ma ci ho un ragazzo Che sa che sarvo ognuno pare un re Je passo er grano Embè, è così Che voj da me?".

E poi c’è Sergio Endrigo, che all’inizio dei ‘60 fu messo in contatto con Pasolini dalla casa discografica RCA per un paio di canzoni da incidere nel primo album. PPP non aveva tempo per scrivere qualcosa di nuovo, ma non voleva deludere nessuno e diede al cantante istriano La meglio gioventù, la raccolta delle sue poesie in dialetto. Endrigo poteva pescare qualcosa da lì. Scelse Il soldât di Napoleon, la storia (forse vera) del trisnonno friulano di Pasolini (il Colussi Vincenzo citato nel brano) che partì con Napoleone e dopo la disfatta fu salvato in Polonia, ferito e gelato, da una ragazza polacca, Susanna (stesso nome dell’amatissima madre di Pier Paolo), che poi sposò e portò in Italia.

Pasolini, che era un perfezionista, curava di persona le colonne sonore dei suoi film. Nel ‘66 per Uccellacci e uccellini pensò bene di ingaggiare, oltre a un magnifico Totò, il meglio della musica italiana del momento: Ennio Morricone e Domenico Modugno. Ed ebbe un’idea formidabile: i titoli di testa e di coda scritti in modo da essere cantati a piena voce dal Mimmo nazionale. Cominciava così, con voce ritmata e un accenno di rima: "Alfredo Bini presenta l’assurdo Totò l’umano Totò il matto Totò il dolce Totò nella storia Uccellacci e uccellini raccontata da Pier Paolo Pasolini con l’innocente col furbetto Davoli Ninetto". Una perla del Pasolini paroliere

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro