Martedì 16 Aprile 2024

Prossimamente al cinema: l’uomo dei trailer

Esce l’autobiografia di Miro Grisanti. Dal 1966 al 2014 ha raccontato in mille “riassunti“ tutto il cinema italiano: capolavori, horror, commedie

Prossimamente al cinema: l’uomo dei trailer

Prossimamente al cinema: l’uomo dei trailer

di Giovanni

Bogani

Prossimamente. Prossimamente su questi schermi. Si andava al cinema, quando si andava al cinema davvero, negli anni ’60 e ’70. E magari si entrava a spettacolo iniziato, o addirittura ci si presentava alla cassa senza sapere quale film avrebbero proiettato, sapendo che qualcosa di buono sarebbe comunque successo. E si vedevano tanti "prossimamente". La promessa dei film che avremmo visto la settimana dopo. "Questo è un film che non ci dobbiamo perdere", diceva papà al figlio. Ai bambini che eravamo.

Il re dei "prossimamente", di quelli che oggi chiamiamo trailer, si chiamava Miro Grisanti. Un artista del trailer, un uomo capace di comprimere in poco più di un minuto le emozioni di un film. Capace anche di far sembrare interessantissimo un film mediocre. Costruendo, con il montaggio, con la grafica, con i titoli, la promessa di un’esplosione di sensazioni di cui, magari, nel film c’era solo una pallida ombra. Miro Grisanti è scomparso a Roma il 13 agosto dell’anno scorso, dopo aver creato trailer per più di mezzo secolo, dal 1966 al 2017. Quasi non si riescono a contare i film dei quali ha realizzato il trailer. Forse 800, 900. Forse di più.

Adesso abbiamo la possibilità di ascoltare la sua storia, dalla sua voce. Nel libro Io, l’uomo dei mille trailer, uscito per Rubbettino editore (160 pagine), curato da Giulio Grisanti e Fabio Micolano: autore, quest’ultimo, del documentario C’era una volta il prossimamente. Nel volume, anche una prefazione di Aurelio de Laurentiis e le testimonianze di Enrico Vanzina, Neri Parenti e Carlo Verdone.

Tutto inizia nel 1966, con uno dei tanti film che sfruttano il successo dei film di 007. Il film è Agente Z55 missione disperata. Il film non è un gran che, ma Miro crea un trailer rivoluzionario, senza scritte sullo schermo – "Un film da non perdere!" – e senza dialoghi, solo immagini, tagli, finestre rettangolari che si aprono nello schermo. È un grande esordio. Poi verrà tutto il resto: Banditi a Milano di Carlo Lizzani, Dillinger è morto di Marco Ferreri, La caduta degli dèi di Visconti, Porcile di Pasolini. E poi Il conformista di Bertolucci, Fratello Sole sorella Luna di Zeffirelli, Pane e cioccolata di Franco Brusati, e giù giù in un elenco infinito, fino ad arrivare agli anni 2000, con Hannibal di Ridley Scott, i vari Natale sul Nilo, in Sudafrica e a New York di Neri Parenti, i Manuali d’amore di Giovanni Veronesi, i film di Avati e di Dario Argento. Chiude con Sotto una buona stella di Carlo Verdone – 2014 – una carriera infinita.

È lo stesso Miro Grisanti a raccontarsi: il manoscritto della sua autobiografia è stato raccolto e pubblicato dal fratello minore Giulio. "Mi hai lasciato quest’ultimo regalo: il libro che hai scritto. E leggendolo, ho capito di doverti chiedere scusa: scusa per non aver mai capito l’importanza del tuo lavoro", scrive Giulio Grisanti. L’importanza del suo lavoro. Ci sono lavori, nel mondo del cinema, tanto preziosi quanto oscuri. Ci vuole creatività, ci vuole poesia, ci vuole coraggio, a volte incoscienza per creare un buon trailer. O meglio ancora: un trailer diverso dalle centinaia, dalle migliaia che abbiamo già visto. E Miro Grisanti si è sempre impegnato in questo sport: creare qualcosa che non fosse stato creato prima. Nel libro si scopre l’entusiasmo di un uomo che vuole prima di tutto imparare, sperimentare. Che si mette da solo, al tavolo della moviola, a guardare tutti i film di Walt Disney, "per analizzarli, scoprire la tecnica, l’ingegnosità", rivedendo ogni singolo fotogramma decine di volte.

Ma c’è anche uno straordinario "prequel" alla sua storia. A trent’anni, nel 1961, Miro Grisanti – insieme a Pino Zac, geniale disegnatore – realizza un film di animazione, L’uomo in grigio, che vince il Leone come miglior film di animazione alla Mostra del cinema di Venezia, e che viene candidato agli Oscar per il miglior cortometraggio nel 1962. Peccato che, ancora nel 2016, una rivista scriva che quel corto è "secondo alcune fonti diretto da Pino Zac e Miro, quest’ultimo letteralmente non identificabile". Commenta amareggiato Grisanti: "certo che dopo sessant’anni di attività, premi vinti nei festival, mille trailer realizzati, non fa molto piacere scoprire che su internet qualcuno, senza informarsi, ti dà dello sconosciuto".

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