Venerdì 19 Aprile 2024

Principessa e fata, ma per sempre Gelsomina

I nomignoli di Fellini e il personaggio che più degli altri ha incarnato Giulietta Masina. Domani avrebbe compiuto 100 anni

di Chiara Di Clemente

"Io sono ignorante, ma ho letto qualche libro. Tu non ci crederai – dice il Matto a Gelsomina – ma tutto quello che c’è a questo mondo serve a qualcosa. Prendi questo sassetto...". "E a cosa serve?", chiede Gelsomina. "Non lo so, ma a qualcosa deve servire. Perché se questo è inutile, allora è inutile tutto: anche le stelle". Giulietta Masina nasceva domani, un secolo fa. Dei suoi 73 anni di vita, 50 e una notte li ha passati sposata con Federico Fellini: diretta da lui è stata due volte premio Oscar, con Gelsomina, La strada, 1954 e con Le notti di Cabiria, 1957; poi protagonista di Giulietta degli spiriti (1965), e con Mastroianni di Ginger e Fred (1986).

L’enigma. In occasione del centenario le Edizioni Sabinae hanno ripubblicato, ampliato, il suo ritratto (Giulietta Masina) scritto dal collaboratore di Fellini Gianfranco Angelucci. Il libro indaga Giulietta come fosse un enigma in cui il cinema e la vita si intrecciano: chi è quest’attrice, moglie, donna? La candida Gelsomina sacrificale portatrice d’illuminazione o l’impulsiva Cabiria, la piccola innocente puttana capace di sperare oltre ogni speranza? Giulietta degli spiriti signora borghese succube ed eroticamente frustrata o Ginger, solido fantasma "della vita che viene dal buio e nel buio se ne va", eppure eterea ballerina che illumina il mondo (persino il triste mondo di uno show tv) con la grazia di un angelo?

Nell’intimità. Nata a San Giorgio di Piano, Bologna, a 4 anni venne affidata, lontana da genitori e fratelli, a una zia a Roma, città dove crebbe frequentando le Orsoline; il viaggio di nozze con Federico fu sostituito da una sera a teatro, a vedere Alberto Sordi; il figlio Federichino morì pochi giorni dopo la nascita; durante La strada, forse ebbe un flirt col marito di Valentina Cortese, il “Matto“ Richard Basehart. Di certo tantissimi flirt li ebbe il marito, che s’intratteneva pubblicamente con la “Paciocca“, con la Milo, il cui libro di memorie felliniane Giulietta ricevette in regalo da Sandrocchia: "Mai sfogliato, neppure per curiosità". Per convincerla a non lasciarlo, Fellini fece intervenire il caro amico gesuita Padre Arpa. Con Federico adottarono un cocker. Quando le era lontano, Federico le telefonava in continuazione. Giulietta, golosa di pasta e fagioli e gramigna con salsiccia, beveva whisky.

Gli idoli e la dea. Il suo tipo era Errol Flynn. Quando vide Clark Gable gli chiese l’autografo; Federico commentò: Gable ha le orecchie a sventola. Incontrò Katharine Hepburn sul set della Pazza di Chaillot: "Da ragazzina avevo ricalcato la sua immagine sul mio diario: gliel’ho fatta vedere, lei si è commossa". Come Gelsomina, si è ritrovata idolatrata da Chaplin ("l’attrice che ammiro di più"), dalla regina Elisabetta, Walt Disney, Caetano Veloso. Come Cabiria ha fatto svenire dalla commozione Henry Miller; e una sera, a Roma, riconosciuta e circondata dalle stesse “ragazze di vita“ che, indossando un bolerino di ali di pollo, aveva portato sul grande schermo: "Una di loro mi baciò la mano, bacio mai dimenticato. Fu il giorno del mio successo più vero", disse.

Il sassetto. Federico morì il 31 ottobre ’93, Giulietta il 23 marzo ’94. Si capisce chi è stata lei per Fellini, che la descrive "santa monachina", "principessa", "fata", "struggente nostalgia di innocenza e perfezione" – nucleo solido, asse d’integrità indispensabile all’irrinunciabile alternanza con gli opulenti opposti dell’esile monachina, ovvero le pavoncelle sexy dai seni enormi, i cigni dai grandi sederi. Si capisce forse meno cosa sia stato Fellini per lei: il papà che l’aveva lasciata a 4 anni? Il suo bambino? La sua missione? Giulietta avrebbe voluto portare sullo schermo la Beata Madre Francesca Cabrini, di cui è scritto "tacque e operò. Non disse mai nulla e fece tutto". La missione di Giulietta. Essere un sassetto.

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