Giovedì 25 Aprile 2024

"Primo: non mollare mai" Nel nome di nonno Bud

Sebastiano Pigazzi Pedersoli: "Vado avanti per superare sconfitte e paure"

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Suo nonno, innamorato del cinema americano, scelse un nome hollywoodiano, e decise di chiamarsi Bud Spencer. Lui, che è cresciuto negli Stati Uniti, si è tenuto il suo italianissimo nome: Sebastiano Pigazzi Pedersoli. Ventiquattro anni, fisico imponente come quello del nonno, campione italiano di nuoto prima di diventare l’eroe dallo sganassone facile. L’abbiamo visto nella serie tv We Are Who We Are, di Luca Guadagnino.

Lei è figlio di Diamante, la figlia minore di Bud.

"Sono nato e cresciuto in America e americani sono i miei attori di riferimento: Dustin Hoffman, Denzel Washington, Marlon Brando".

E registi?

"Fellini, Scorsese, Visconti, Welles: sono “antico”, come gusti".

Quanto si sente americano e quanto italiano, Sebastiano?

"Sono cresciuto a Los Angeles e New York: ma a casa si parlava italiano. Anzi, direi, romano".

La sua adolescenza?

"Solitaria. Vivevo nel mio mondo".

Ha sempre pensato di fare l’attore?

"Probabilmente sì: ma per avere il coraggio di dirlo a se stessi passano gli anni. Mi ha convinto Muccino, rifiutandomi".

In che senso?

"Ai provini per un film di Gabriele Muccino non mi hanno preso, ma ho passato le prime e le seconde selezioni. Quel fallimento è stato la spinta per continuare".

Ed è arrivato a Guadagnino. Un incontro casuale?

"Molto! L’ho incontrato in aeroporto. In realtà avevo già spedito alla sua produzione un mio video di presentazione. Ma probabilmente non lo aveva mai visto. In aeroporto ci siamo guardati. Non eravamo nemmeno sullo stesso volo, ma i nostri gates erano accanto. Ho avuto un lampo di coraggio, gli ho parlato. Una conversazione normale, di mezz’ora, sulle nostre passioni. Qualche tempo dopo, la produzione mi ha chiamato".

Nonno Carlo ha fatto in tempo a vederla recitare?

"No. Ci vedevamo, ma non tantissimo. Non è stato lui, probabilmente, la spinta a fare questo mestiere. O forse anche sì, ma non propriamente per i film: lui, in realtà, non si sentiva neanche “attore”. Però raccontava storie meravigliose legate ai suoi viaggi. E mi incantavano quelle".

Gli assomiglia un po’ nell’aspetto. E nel carattere?

"Non lo so: forse non troppo. Mia zia Cristiana dice: Sebastiano somiglia a nonno Carlo: ma dentro, lui è tormentato".

Che cosa la tormenta?

"Non la paura di fallire nel lavoro. Lavoro duro, se fallisco riprovo. La paura, semmai, è quella di non provare".

Quali obiettivi si pone?

"Vorrei fare tanti personaggi diversi, uscire ogni volta da me stesso. E non parlo di premi, Oscar e simili, non m’interessa: ma magarin vorrei lavorare a Hollywood con continuità, cosa che per vari motivi non è riuscita davvero a nessun attore italiano".

Giovanni Bogani

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