"Preferisco il lavoro al successo" Il superpotere dell’attore-Ragno

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di Giovanni Bogani

In Nostalgia di Mario Martone interpreta un personaggio che sta nei vicoli tortuosi del rione Sanità, boss del quartiere ma anche prigioniero di esso, delle sue strade buie, della sua vita senza luce. Un’interpretazione impressionante, che è valsa a Tommaso Ragno il Nastro d’argento come miglior attore non protagonista. In questi giorni, Ragno è stato ospite del Pesaro film festival, in qualità di membro della giuria internazionale. Il festival dedicava un’ampia retrospettiva a Mario Martone. E lui, che ha scolpito, con i suoi chiaroscuri, uno dei personaggi memorabili dell’ultimo film di Martone, non poteva mancare.

Ragno, la fama per lei è arrivata un po’ più tardi. Diciamo, passati i vent’anni. Ha un sapore speciale, il successo che assapora adesso, a 55 anni?

"Mi sento molto fortunato, a non essere stato una “scoperta“ dalla sera alla mattina. Ho fatto tanti anni di teatro, e ho capito subito che quello dell’attore è prima di tutto, e sopra tutto, un lavoro. Ho conosciuto giganti del teatro e ho lavorato con loro: da Carlo Cecchi a Strehler, e mi ritengo fortunatissimo di avere appreso un po’ della loro lezione. Non si diventa farfalla in un giorno. Non in questo mestiere".

Adesso, però, vola.

"Il successo è un bel vestito che la gente ti offre: ma non devi pensare che sia tuo, altrimenti togliertelo ti risulterà scomodo. Ci sono persone che contano i follower, i “seguaci“: ma i seguaci, i discepoli, ce li aveva Gesù. Io sono solo un attore: e non mi aspetto che, se passo in una strada col divieto di accesso, qualcuno mi tolga la multa perché sono conosciuto".

Il suo personaggio in Nostalgia è fatto di sguardi, di silenzi. Ma anche di fisico, di muscoli.

"La fisicità era necessaria, per mostrare una certa patologia del personaggio. Lui vive in un posto fatiscente, ma si tiene in forma, in mezzo allo sfacelo. Un contrasto che volevamo evidenziare. Ho costruito questo personaggio come un fantasma, un fantasma che si aggira nelle strade del quartiere Sanità".

Tra le tante serie tv, ha anche interpretato la serie americana Fargo, che sviluppa i temi del film cult dei fratelli Coen…

"È un sogno che mi si è realizzato: adoravo il film dei Coen, e mi sono ritrovato parte della serie che lo amplifica. In realtà, la serie è un racconto sugli Stati Uniti. È un romanzo sull’America, fatto attraverso le immagini. Racconta la comunità italoamericana e le altre minoranze che hanno costruito la storia degli Stati Uniti".

Ha avuto a che fare con la Storia anche a teatro, con Il figlio del secolo, in cui interpreta Mussolini. Lo riprenderà?

"Sì, a Milano in autunno: è uno spettacolo che è stato amato moltissimo. Un cabaret violentissimo sull’ascesa del fascismo, dal 1919 al 1925".

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