Giovedì 18 Aprile 2024

"Porto a Venezia Marta Marzotto, musa inquieta e grande mecenate"

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"Marta Marzotto la musa, perché una musa ispira e protegge. Marta Marzotto l’inquieta, perché tutta la sua vita è stata rivolta verso il domani, ad anticipare le nostre più o meno felici contraddizioni". Massimiliano Finazzer Flory porterà il docu-film La Musa Inquieta a Venezia giovedì nello spazio della Fondazione Ente dello Spettacolo dell’Hotel Excelsior.

Ci racconti la “sua“ musa.

"Una grande donna, che ho potuto conoscere molto bene, in anni di confidenze e vicinanza, e grazie a sua figlia Diamante, la mia Beatrice in questo viaggio, la mia sonda sulla storia. Committente e produttrice del film, è diventata mecenate come sua madre. E quanto ce ne sarebbe bisogno in Italia di mecenati..."

Perché questo film?

"Era talmente forte il bisogno di raccontare la sua storia, di mostrare che non c’erano solo salotti ma molto di più".

Una musa, nel mondo del design e non solo.

"Ha ispirato tutti, per questo la definisco così, ma anche perché come musa ha protetto gli artisti, non solo negli ultimi anni della sua vita, come mecenate. Penso alla Milano di fine anni Sessanta, all’epoca di Renato Guttuso. Ha aiutato molti artisti promettenti ma privi di risorse, ha sempre guardato con amore al talento. Marta, meravigliosa nelle sue contraddizioni: contessa democratica. E delle contraddizioni si nutre il cinema, come insegna Martin Scorsese".

E la Mostra di Venezia.

"Che riflette sulla condizione femminile. E questo film è perfetto. Penso a Marta madre, che perde una figlia, Annalisa. E a sua figlia Diamante che ora nel film impersona la madre. Una pittura psicanalitica. Solo il cinema può fare queste magie e dare anche risposte più convincenti".

E far viaggiare in 20 minuti. Quali set avete scelto?

"Ci sono tre attori nel film: Sandro Botticelli, Francesco Guardi e Guttuso. I loro quadri diventano la chiave per accedere ai paesaggi di Marta, dalla casa di Roma alla Sardegna o a Cortina, durante una nevicata stupenda in epoca Covid con i fiocchi che sembravano i suoi diamanti. E poi c’è Venezia, primo amante, dove incontra Umberto".

Che ruolo ha Milano?

"È la scatola magica, col museo Poldi Pezzoli, motore narrativo, il filo rosso di questo percorso. Ci si muove tra tutti questi luoghi con libertà, come lei, dall’Italia, con l’asse Milano-Bologna-Firenze a Marrakech, con i suoi caftani, per lei abiti mentali".

Una mecenate, che visse più volte, ricordate nel film.

"Nei titoli di coda anche costumi e scenografia sono di Marta Marzotto, che compare anche come costumista. Perché gli abiti sono tutti autentici. C’è stato un allineamento cosmico".

Simona Ballatore

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