Pop e “indie”: il Festival più inclusivo

Marco

Mangiarotti

La balena bianca del Festival si è mangiata il suo passato e dimostra che la tv generalista è ancora in grado di includere quel che suona intorno, come una pay tv. Per tutta la famiglia, i ragazzi guardano solo quello che amano ma ci sono. È la rivincita degli uomini cresciuti con la radio, in contatto diretto col pubblico, Amadeus e Fiorello. La storia moderna del festival, nuovi generi ma evolutivi, dal rap all’urban, dall’indie al rock. I cantautori. Le metropoli e la provincia creativa, Roma, Milano, Nord, Sud, raccontati nella forma canzone.

C’è anche una visione teatrale post rock con Maneskin e La Rappresentante di Lista, due band agli antipodi, Lo Stato Sociale ed Extraliscio featuring Tre Ragazzi Morti. Autori molto interessanti e diversi come Madame e Coma_Cose, il cantautore poeta cult Gio Evan, Fulminacci, per il Tenco il migliore, senza dimenticare Colapesce e Dimartino. La qualità di Malika Ayane e Max Gazzè. Nel rap Ghemon, un maestro, la scoperta di Willie Peyote e Aiello, i cuccioli Fasma e Random. Fedez e Francesca Michielin, una sfida. Ex vincitori, qui o ad Amici, come Irama e Gaia, Renga ed Arisa.

Tante donne. Annalisa, Giusy Ferreri e Noemi. E il mito Orietta Berti. Non si parlerà solo di talent e duetti fasulli finalmente.

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