Plastica biodegradabile fatta di alghe, l'invenzione di una startup inglese

Notpla ha creato un sostituto della plastica ecologico al 100%. Si tratta di una membrana fatta di alghe coltivate nel nord della Francia

Foto: Notpla.com

Foto: Notpla.com

Biodegradabile e composta da un’alga che, per crescere, non ha bisogno di acqua. È la “nuova plastica” creata dalla startup londinese Notpla, capace di inventare una membrana sostitutiva del materiale che più di tutti sta inquinando ogni angolo del pianeta. Questa interessante novità potrebbe essere messa in commercio nel giro di qualche mese.

Come viene creata questa membrana fatta di alghe

“Facciamo scomparire il packaging”. Si tratta dello slogan posto sul sito di Notpla, una startup londinese che qualche anno fa si fece notare grazie alla creazione di una specie di baccello d’acqua commestibile da dare ai corridori della maratona di Londra. Una soluzione interessante per evitare di consumare ingenti quantità di plastica. Ora, però, è stato fatto un ulteriore passo in avanti: i tecnici dell’azienda hanno inventato un altro involucro di plastica naturale, composto da alghe coltivate nel nord della Francia che vengono essiccate e macinate. A quel punto entra in gioco una speciale formula che, trasformando la briciole in un fluido denso e viscoso, produce una sostanza simile alla plastica. Il classico materiale sintetico impiega decine (e centinaia) di anni per scomparire, mentre l’involucro di Notpla si biodegrada entro tre o quattro settimane.

Un’alga dalle proprietà straordinarie

La “plastica commestibile” provata cinque anni fa alla maratona di Londra (e ormai piuttosto diffusa) è a base di amido. Ma l’amido impiega tempo e risorse (terra, acqua…) per crescere. L’alga di questa nuova membrana, invece, è più ecologica ed è rapidissima da coltivare: “Cresce fino a 1 metro al giorno”, ha assicurato Rodrigo Garcia, co-fondatore di Notpla. Si tratta di un vegetale che non ha bisogno né di fertilizzanti né di acqua, ed è considerato una risorsa abbondante in natura. Tenendo conto che la plastica monouso crea circa 300 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno, questa soluzione applicata nel campo alimentare potrebbe sicuramente aiutare. Le incognite, per ora, rimangono due: i costi di produzione (non comunicati dall’azienda) e la versatilità di questo materiale.