Giovedì 18 Aprile 2024

Pio e Amedeo: "Scorretti sì, la gente è stufa del perbenismo"

I comici dopo il successo di “Felicissima sera” su Canale 5: "Il dovere del comico è prendere in giro. E smentire le ovvietà"

Pio D’Antini e Amedeo Grieco, entrambi di Foggia

Pio D’Antini e Amedeo Grieco, entrambi di Foggia

Pio e Amedeo: il debutto del vostro show Felicissima sera su Canale 5 è stato un successo (4 milioni di spettatori e il 20%), il secondo dei tre appuntamenti è domani. Nel programma infrangete le barriere del politically correct senza timori. Mentre Scotti e la Hunziker hanno dovuto chiedere scusa per aver fatto gli occhi a mandorla...

Amedeo: "Ma scuse di che? Di cosa devono chiedere scusa?".

Pio: "Quando ero piccolo, a scuola cantavamo la canzoncina “C’era un cinesino con gli occhi così“, tiravamo le palpebre e ci venivano gli occhi a mandorla. I cinesi hanno degli occhi bellissimi, dove sta l’offesa? Stiamo cadendo nella follia del politically correct, è una piaga. La libertà di espressione dove va a finire?".

Non ci siete andati leggeri...

Amedeo: "Abbiamo detto che i rumeni rubano il rame. Abbiamo detto che papà ci aveva regalato la fisarmonica per andare a chiedere l’elemosina sugli autobus finché sono arrivati gli zingari a rubarci il lavoro. Nella prossima puntata diremo che i cinesi vivono e lavorano in quindici in dieci metri quadrati e per starci si appendono alle pareti come le biciclette".

Pio: "Da bambino mi chiamavano capacchione perché avevo la testa grossa, e non mi offendevo. Adesso siamo arrivati al punto che nemmeno io stesso posso dire che sono capacchione. Per fortuna ce la fanno passare liscia forse perché siamo bravi a raccontare, forse perché facciamo il poliziotto buono e il poliziotto cattivo e quindi ci compensiamo. O forse perché la gente è stufa di tutto questo falso perbenismo".

Quando avete scritto la battuta sui rumeni avete pensato: la diciamo o non la diciamo?

Amedeo: "Non ci siamo neanche posti il problema. Il comico deve prendere in giro".

Il trucco del poliziotto buono e di quello cattivo è un po’ lo stesso che usa Fazio con la Littizzetto...

Amedeo: "Pio va più in là, fa il paraculo. Come Barbara D’Urso quando esalta l’ospite per spremergli una lacrimuccia. La nostra è la parodia di tutti quelli che non escono dalla loro comfort zone e propongono domande scontate e banali".

È vero che il titolo del programma ve l’ha suggerito un ristoratore di Foggia?

Pio: "Eravamo in strada e discutevamo del titolo. Ce ne avevano chiesto uno generalista. Allora il ristoratore si avvicina e ci suggerisce di usare il primo verso di O’ zappatore di Mario Merola, Felicissima serata. Siamo stati investiti da un gavettone di ovvietà. Lo abbiamo usato come cavallo di Troia per prendere il pubblico delle signore di Canale 5 per poi fare altro".

Amedeo, suo padre vi ha incoraggiati, come avete raccontato in tv...

"Più che incoraggiarci non ci ha osteggiati. Il nostro cazzeggio veniva visto come una perdita di tempo, dato che dovevamo fare l’università. Ma lui di nascosto ci diceva: perché non fate uno spettacolo in quel teatrino? Oppure ci aiutava a trovare i costumi. Purtroppo siamo arrivati alla tv quando la pizza era tutta bruciata. Per un servizio delle Iene ci davano mille euro lordi, in due. Maria Grazia Cucinotta ci ha confidato che prendeva 4 milioni a puntata per fare la ragazza Coccodè, e allora ci siamo chiesti: ma quanti ne guadagnava Arbore?".

Da dove viene la vostra cattiveria?

Amedeo: "Proviamo a dire le cose che la gente pensa quando hai un ospite, e che di solito l’intervistatore non dice. È la voglia di verità, il desiderio di smentire delle ovvietà".

La stessa cattiveria arguta che vi accomuna a un conterraneo, Checco Zalone...

"Quando hai la maschera è più facile. Noi indossavamo la maschera degli Emigratis, qui siamo riusciti a togliercela e ad essere Pio D’Antini e Amedeo Grieco. Credo che per Checco sarà più difficile scucirsi la maschera dal volto e tornare Luca Medici".

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